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Aprilia: Sgomberato presidio contro la centrale Turbogas

Sgomberato dopo 617 giorni il presidio No Turbogas di Aprilia, a una cinquantina di chilometri da Roma. Hanno bloccato la Nettunense, l’arteria che, dai Castelli Romani, raggiunge il litorale. Erano le 3.30 della notte. Decine di agenti in tenuta antisommossa – in pratica tutte le forze dell’ordine a disposizione nel comprensorio – hanno formato un cordone per isolare il cantiere e consentire il lavoro, forse abusivo, di ruspe e camion. Maestranze provenienti da Bari, hanno riferito tre testimoni dell’irruzione, si sono rimboccate le maniche per iniziare subito la recinzione. Sbarrato a chiunque. Impedito anche di fotografare l’area. Nessuno deve sapere. Prima mossa quella di murare il vecchio casale che funzionava da presidio popolare dall’11 marzo del 2007 quando un imponente corteo, almeno 7mila persone, occupa il sito designato per una centrale turbogas, un mostro da 750 megawatt, ritenuta devastante e inutile. In mille si autodenunciano per l’invasione. La protesta, nella città pontina di oltre 66mila abitanti, era iniziata 5 anni prima, non appena si iniziò a parlare, grazie al decreto “sblocca-centrali” di Berlusconi, del progetto di una società, Sorgenia (è il nome attuale) facente capo con alcuni passaggi all’Ingegner De Benedetti, colui che domandò la tessera numero 1 del Pd. Che non credeva di trovare una resistenza così vivace. Così ha pensato bene di progettare un impianto da 400 milioni di euro, con un metanodotto di 9 chilometri, a 200 metri da una scuola e a 300 da una frazione, Campo di Carne, di 12mila abitanti. E poco oltre c’è già una fabbrica di pesticidi, tra le più pericolose d’Italia, più altri 3 impianti temibili secondo la legge Seveso (due farmaceutici e uno di vernici). L’opera, si teme, modificherà il clima mettendo a rischio le coltivazioni di kiwi che Aprilia esporta in tutto il mondo. La città è già oltre i limiti di pm10, le polveri sottili, e ha un record di tumori tracheali. I tre testimoni dello sgombero sono i cittadini di turno al presidio. Li hanno portati in caserma, identificati e denunciati per occupazione di suolo privato. «Il percorso legale per vericare la compatibilità territoriale della centrale è ancora aperto», ha ricordato il sindaco Calogero Santangelo. Oggi stesso ci sarà un consiglio straordinario. La presidente della Rete cittadini No Turbogas ha chiesto invano di verificare cosa stesse accadendo nell’area. L’autorizzazione concessa a Sorgenia dal ministero dello Sviluppo economico, nonostante un iter tortuoso e denso di colpi di scena (come la sospensione del Tar ribaltata dal Consiglio di Stato, definita un regalo all’Ingegnere), non è ancora completa e i tavoli di concertazione ambientale hanno messo in luce problemi alla falda acquifera e di inquinamento dell’aria. Anche l’Università La Sapienza, che monitorizza la zona su incarico della Regione, descrive la situazione ambientale come compromessa. L’Arpa, invece, minimizza e non crede si debba riaprire l’iter autorizzativo. Il Comune è ricorso al Consiglio di Stato per reclamare l’ultima parola. Ma il blitz è scattato ugualmente, e a freddo, e una settantina di cittadini che hanno provato a rientrare nel varco aperto per i mezzi di rifornimento è stata ricacciata con la forza. L’evidenza è quella di uno spiegamento di forze dell’ordine a tutela di un interesse privato. Privatissimo. E controverso, visto che il blitz arriva alla vigilia della discussione della Pisana del Piano energetico regionale. Oggi stesso i consiglieri Anna Pizzo, Enrico Luciani e e il capogruppo Prc Ivano Peduzzi, consiglieri Prc, presenteranno una mozione per chiedere la discussione immediata di quel piano e denunciare l’uso privato delle forze dell’ordine: «Il piano è chiaro: “Non è necessario installare i gruppi di Aprilia e Pontinia” perché fino al 2020 con gli impianti esistenti il Lazio produrrà il 13% in più di energia rispetto al fabbisogno. Ma del Piano De Benedetti se ne infischia. La posta in gioco è troppo alta e lo scontro con Caltagirone (i suoi giornali sono acidissimi coll’Ingegnere, ndr), con il quale si contende grosse fette di territorio, gli impone di accelerare i lavori della centrale ». «Lo sgombero è un attacco inaccettabile al diritto di lottare per il proprio territorio », nota il segretario nazionale di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, cogliendo i punti di contatto con le vicende dei No Tav e dei No Dal Molin dove l’uso della forza è servito a «violare quei territori senza ascoltare la voce della popolazione». Rifondazione, a ogni livello, chiede che siano ripristinate le regole di democrazia e partecipazione su decisioni così importanti. «Grave e sbagliato intervento», anche per gli assessori regionali della sinistra (Nieri, Rodano, Tibaldi e Zaratti) che hanno solidarizzato coi manifestanti, convinti anche loro dell’obsolescenza dell’impianto. Anche il presidente della Regione Marrazzo invita a «evitare qualunque tensione e a proseguire col metodo del dialogo». «Personalmente», Marrazzo sostiene che continuerà ad ascoltare la comunità di Aprilia.

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