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Pacchetto sicurezza: Per Famiglia Cristiana è una misura razzista

Tocca di nuovo a Famiglia cristiana reagire con sdegno alle misure anti-immigrati che «potrebbero uscire questa settimana dal Senato». Il settimanale cattolico dei religiosi paolini ha preso di petto la questione ormai da tempo, senza mezzi termini. Ha giudicato razzista l’ordine di prendere le impronte digitali ai bimbi rom e una misura da “apartheid” l’idea di isolare in classi ghetto gli scolari d’origine straniera. Sul prossimo numero un editoriale firmato da Beppe Del Colle denuncia la gravità dell’intero “pacchetto sicurezza”. E’ «indegno di uno stato di diritto», osserva il settimanale fin dal titolo, aggiungendo: «Così si rende più difficile la vita di chi è in difficoltà». Inclusa una categoria di italiani «diversi», i senza fissa dimora che ora dovrebbero venire tutti schedati. Gli immigrati colpiti dai provvedimenti in approvazione sono invece circa quattro milioni tra “regolari” e “irregolari”. Famiglia cristiana contesta il permesso di soggiorno a punti, l’istituzione ufficiale delle ronde urbane, il mantenimento del reato di immigrazione clandestina pur declassato ad una pena pecuniaria, le «maggiori difficoltà» che i migranti incontreranno per l’assistenza sanitaria e per i ricongiungimenti familiari. Infine, l’ultima stoccata della Lega e del ministro dell’Interno che vogliono congelare per due anni i flussi immigratori. Una linea di condotta – notiamo per parte nostra – che va in direzione esattamente opposta a quella auspicata dalla Caritas e dalla Fondazione Migrante, le due strutture della Chiesa cattolica che si occupano di immigrati.Oltre che ingiuste, osserva il settimanale, queste misure sono anche inutili. Se ne è già fatta esperienza nel caso della schedatura dei rom. Ma siccome il governo insiste, Famiglia cristiana non manca di sottolineare che il prefetto di Roma Carlo Mosca è stato «destituito» per il solo fatto di aver attuato quel provvedimento almeno in modo «più umano e civile».Indignato anche il commento al nuovo “censimento” dei clochard. L’editoriale ricorda che su una panchina di Rimini, scelta a sua dimora, recentemente un uomo è stato bruciato vivo «dai soliti ignoti» e che quasi trent’anni fa a Torino Lia Varesio promosse un censimento dei barboni con ben altra finalità che toglierli dalla visuale pubblica perbenista: i volontari della “Bartolomeo & C” uscivano ogni notte per offrire un rifugio più sicuro ai clochard che pativano il freddo.

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