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Nella Zona – un report dalla Zona Autonoma di Capitol Hill a Seattle

Traduzione in italiano delll’intervista a un rivoltoso dalla CHAZ di Seattle pubblicata il 9 giugno da It’s Going Down,  a cura del Comitato corrispondenza e traduzione.

Quella che segue è un’intervista ad un abitante di Seattle che è sceso in strada nella recente rivolta e ha assistito all’attacco dei vigilantes, della polizia e della Guardia Nazionale nei confronti dei manifestanti nel quartiere di Capitol Hill. Ora dopo più di una settimana di riot intensi e di scontri con le autorità, la polizia di Seattle ha evacuato il suo commissariato est e una zona autonoma è fiorita intorno al palazzo abbandonato. Volendo saperne di più rispetto a cosa stia venendo giù abbiamo discusso di cosa è successo in strada in questa settimana e mezza.

IGD: in breve, cos’è successo a Seattle da quando gli intensi riot sono scoppiati alla fine di maggio?

A Seattle tutto è cominciato venerdì 29 maggio con sabato 30 come giorno degli scontri e dei saccheggi più intensi. I giorni seguenti hanno avuto andamenti simili ma erano più che altri concentrati sul distretto est nel quartiere di Capitol Hill. Dove è avvenuta la maggior parte degli scontri con la polizia. Ogni giorno ci sono state manifestazioni di massa in tutta la città mentre le infrastrutture della protesta intorno alle principali attività di Capitol Hill crescevano. Nel corso della settimana sono apparsi cibo, musica, medici, tavoli tematici sulla letteratura e veglie per i caduti.

IGD: L’altro giorno la polizia ha annunciato che stavano impacchettando la loro roba e stavano per abbandonare il distretto. Che ne pensate?

Ad essere onesti è tutto da vedere. Ci sono molte teorie sul perché abbiano abbandonato il distretto. Alcuni pensano che abbiano terminato le risorse, altri che si trattava di un espediente politico per mettersi dalla parte del sindaco. Dalla mia prospettiva è stata una “buona” mossa da parte dell’amministrazione cittadina. Erano sotto pressione della stampa per i lacrimogeni sulle barricate di notte e per gli scontri, mentre la folla non accennava a diminuire. Quando un uomo armato si è presentato sulla scena, la gente si è precipitata nel quartiere per dare una mano. I rischi che la gente correva stando di fronte agli sbirri notte dopo notte non sono stati un deterrente come il comune si aspettava. Una volta abbandonato il distretto, un duro colpo per il loro potere, il focus si è spostato sulla polizia militarizzata con equipaggiamento pesante che è ancora in agguato nella zona.

Inoltre hanno montato una dura campagna di “controincendio” alimentando la paura con post sui social riguardo “la minaccia di un incendio del distretto” e tenendo il dipartimento dei vigili del fuoco di Seattle “in allerta”. Dalla mia prospettiva, si è trattato di una scommessa strategica da parte del comune una volta realizzato che ciò che stavano difendendo era tutt’al più simbolico. Il fattore che non avevano messo in conto è che la simbologia è molto importante nella rivolta – le statue tirate giù in tutto il mondo ne sono un buon esempio.

IGD: L’area del quartiere Capitol Hill in cui la gente si è radunata è stata descritta come una zona autonoma. Ci puoi parlare un po’ di questo?

Autonomia significherà molte cose per molta gente. Questo spazio non è certamente sotto controllo del comune a questo punto. Ma è importante ricordare che a causa della pandemia questo quartiere è stato quasi abbandonato per gli ultimi due mesi, il che ha reso felice la scelta di occupare e allo stesso tempo ha offerto uno spazio più facile da ribaltare in qualcosa che sentiamo nostro. Capitol Hill è lo storico quartiere queer e anni fa era abitato da punk, musicisti e freak. Le battaglie campali intorno a Ferguson (2014/2015), a Occupy (2011/2012) e al movimento contro la polizia (2010/2011) hanno visto la maggior parte dei conflitti sulla Hill. È sempre stato il “nostro” quartiere – ma come letteralmente ogni altra città degli Stati Uniti, una rapida gentrificazione e un cambiamento demografico hanno cacciato via tutti, mercificato il mese del Pride, e riconvertito il quartiere in un corridoio tecnologico. Ora le strade sono di nuovo nostre, e con ciò si apre la nuova battaglia e il quesito su cosa voglia dire essere autonomi.

IGD: Com’è la folla che viene fuori da questi eventi? I gruppi della sinistra burocratica e la “peace police” [gli attivisti che si fanno sbirri della pacificazione n.d.T.], come si sono mossi in questo contesto e come sono stati accolti?

Con nove giorni di riot, saccheggi, cortei, sit-in, scontri e quant’altro è dura categorizzare la folla in qualsiasi modo. Ma su tutta la linea, specialmente per il Nord-Ovest Pacifico, si tratta della rivolta più variegata, intergenerazionale e generalizzata che io abbia mai visto.Le strade si sono riempite di Zoomer pieni di energia e anarchici temprati dalla strada, “manifestanti pacifici”, e quelli che volevano scontrarsi direttamente con la polizia e il capitale. Ciò che è emerso tatticamente è l’idea che la difesa militante sia accettabile, e che azioni più aggressive nei confronti della polizia siano più controverse, producendo un elemento profondamente pacificatore che ha preso una certa consistenza. A parte questo, gente di ogni tipo ha continuato a caricare i cordoni delle guardie, tirandogliene di ogni e cercando di creare tensioni con la polizia che faceva letteralmente piovere lacrimogeni sulle teste della gente. La natura complessa di razza e leadership è venuta in primo piano durante questi scontri, con dei bianchi che impedivano alla gioventù nera di compiere certe azioni conflittuali come se agissero su mandato di una presunta “black leadership.” Queste dinamiche hanno reso difficile la coesione della folla, ma non impossibile. Fanculo, nonostante la “peace police” sia riuscita a tenere a bada la Guardia Nazionale e a far sì che abbiano abbandonato il loro amato distretto, non sono comunque riusciti ad essere così influenti, alla fine.

In generale, c’è stata molta emozione viscerale tra questi isolati. Tanta gioia e tanta rabbia allo stesso tempo perché la gente è scesa in piazza insieme fisicamente per la prima volta da mesi di pandemia da Covid-19. Un gruppo musicale chiamato Marshall Law Band ha suonato musica dal vivo ogni sera, a neanche un isolato di distanza da dove la polizia poteva sparare lacrimogeni e granate esplosive ai manifestanti. Un’esperienza a dir poco surreale.

IGD: Ora la Guardia Nazionale si è ritirata. Questo fatto cambia qualcosa?

La Guardia Nazionale da ieri notte (8/6/2020), è ancora molto presente a Seattle. È stata avvistata in vari parcheggi pubblici di scuole e parchi nelle aree intorno al quartiere. Non si vede più come rinforzo dei cordoni di polizia ed è anche sparita dall’isolato, permettendo chiaramente il diffondersi di un’atmosfera più tranquilla. Molta rabbia e collera è stata urlata alla Guardia Nazionale quando avrebbe dovuto marciare fisicamente con la polizia per respingere i manifestanti, la gente sembra essere ancora molto legata a questa idea che la Guardia Nazionale dovrebbe servire il “popolo americano” e sono stati chiamati traditori per aver avuto un ruolo nella repressione della rivolta. La scuola pubblica del distretto di Seattle ha twittato che stavano cercando un modo per impedire alla Guardia Nazionale di usare i loro parcheggi come aree di stazionamento, e indirizzato parole di sostegno a tutti noi che abbiamo dovuto sfidarli nell’ultima settimana.

IGD: Le forze dell’ordine a Seattle e a Portland sembrano aver provato a sfiancare la gente in strada, continuando a gasarla. Puoi dirci qualcosa sulla loro strategia in strada in generale? Come si è risposto?

Lo polizia a Seattle ha cercato molto chiaramente di ripulire la propria immagine sul piano delle relazioni pubbliche nell’ultimo paio di giorni che hanno portato all’abbandono del distretto. La polizia di Seattle ha mandato una serie di avvisi tramite casse amplificate, citando nello specifico l’importanza della protesta pacifica, dicendo cose del tipo: “Siete voi manifestanti che avete avanzato verso di noi, noi non abbiamo fatto alcun passo verso di voi”. Alla fine questi avvisi sono diventati una miriade di tattiche per la dispersione della folla, inclusi lacrimogeni, spray urticanti, pepper-balls sparate da fucili da paintball, proiettili di gomma e granate abbaglianti lanciate direttamente sui manifestanti. Ho notato un’impreparazione alla capacità mostrata dalla folla di rimanere calma di fronte a queste manovre poliziesche aggressive. Moltissimi video mostrano la folla retrocedere lentamente all’avanzata degli sbirri, formando dei cordoni difensivi con scudi ed ombrelli, e a volte anche rilanciare al mittente lacrimogeni e spray urticanti. Anche se è in questi momenti che qualcuno ha colto l’opportunità di lanciare oggetti agli sbirri, cosa ancora incredibilmente impopolare, nonostante la polizia stesse attivamente attaccando la gente.

IGD: L’altra sera a Seattle, un vigilante ha guidato la macchina sulla folla e ha aperto il fuoco colpendo una persona. La violenza dell’estrema destra e/o dei vigilanti è stata un problema ricorrente?

Per ora l’identità dell’uomo che ha sparato è molto confusa. Da quello che in molti hanno potuto capire, è un cane sciolto, un tizio non-bianco qualsiasi dal South End di Seattle. Invece che focalizzarsi su di lui, credo sia importante pensare alla risposta al suo attacco che è inconfutabile.Quando ha guidato la sua macchina ad una velocità significativa sulla folla, la gente non ha esitato a cercare di fermarlo. Si sono messi in mezzo, cercando di tirarlo fuori dalla macchina, per la salvezza di tutti, e di fermare fisicamente l’auto riutilizzando le barricate anti sbirri. Qualcuno è stato colpito dal suo sparo. Si è trattato di un momento orribile e incredibile e di un chiaro esempio di come il processo di liberazione sosterrà attacchi da ogni lato e dovrà difendersi in una serie di modi diversi. Chi era coinvolto ha scoperto chiaramente che alla polizia non importa del nostro benessere, e che possiamo proteggerci dalla violenza reazionaria senza il suo aiuto.La minaccia della violenza reazionaria è reale, e ho paura che vedremo questo boomerang tornarci indietro presto. Ma al momento una delle minacce più grandi sembra essere la paura intorno a queste forze. Mentre scriviamo, in centinaia se non di più stanno messaggiando, twittando, e in generale facendo girare rumori non verificati secondo i quali forze reazionarie sarebbero sulla strada per Capitol Hill ad ogni ora. Questo allarme costante che amplifica gli scanner dei canali della polizia ha intralciato pesantemente la capacità di organizzare una risposta reale e concreta nel momento in cui la destra dovesse effettivamente scegliere di attaccarci.

IGD: Riot shaming, disinformazione liberal, teorie del complotto – la sinistra in senso più ampio ha realmente mostrato a sé stessa la mancanza di un’analisi complessiva e di una comprensione della fase. Sono curioso di come la gente si stia relazionando con la marea di informazioni devianti e con gli attori in cattiva fede.

C’è tanta di quella gente in questo movimento che è difficile analizzare un modo preciso nel quale queste idee sono state affrontate. Dipende inoltre per la maggior parte da quale prospettiva si viene. Vediamo che la gente che si posiziona in modo da “guidare” questo movimento sono ipocriti imbroglioni, mentre altri la pensano come gli anarchici. La nostra risposta in generale è stata esserci, essere presenti con materiali controinformativi ed informazioni disponibili, starci notte dopo notte e affrontare la “peace police”, aiutare i medici a trasportare i feriti, tirare fuori la gente dalle carceri, prendere parte alle discussioni che andavano criptate – e fare quelle alleanze e creare quei gruppi che serviranno per continuare questo conflitto con il distretto est.

 

traduzione da https://itsgoingdown.org/get-in-the-zone/

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