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Perché le potenze occidentali accettano il genocidio commesso a Gaza

Per l’occidente il genocidio di Israele contro i Palestinesi è accettabile, non solo per gli interessi geopolitici a cui rende omaggio, ma perché è commesso contro non europei, non bianchi

di Simón Rodríguez Porras da InfoAut

Mentre gli attacchi israeliani a Gaza continuano, uccidendo oltre 5.700 palestinesi, l’Occidente non ha smesso di sostenere il genocidio. Aimé Césaire*ci ricorda che ciò è accettato a causa della de-umanizzazione dei non bianchi, scrive Simón Rodríguez Porras.

“Alla fine del pomeriggio, il caldo fece alzare una leggera nebbia: era il sangue delle cinquemila vittime, il fantasma della città, che evaporava al sole al tramonto” – Aimé Césaire

Sono trascorse più di due settimane dall’inizio del bombardamento israeliano di Gaza e dal taglio dell’acqua e dell’elettricità, senza che cibo o medicine potessero entrare nel campo di concentramento più grande del mondo. Di fronte all’esaurimento delle risorse idriche, migliaia di persone sono costrette a bere acqua di mare o acqua contaminata. Tra bombardamenti letali, distruzione di ospedali e una lenta tortura dovuta alla fame e alla sete, quasi la metà dei 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza sono già state sfollate con la forza.

Le forze armate sioniste hanno bombardato anche l’ospedale Al-Ahli, uccidendo centinaia di rifugiati in un unico colpo brutale.

Il potere coloniale ha ordinato lo sgombero dell’intera Striscia di Gaza settentrionale, bombarda chi cerca di andare a sud e bombarda anche il sud. Le vittime civili sono oltre 6.500 e continuano ad aumentare. In Cisgiordania, oltre 100 palestinesi sono stati uccisi e centinaia sono detenuti arbitrariamente.

”Gli scritti di Aimé Césaire sembrano parlarci oggi di funzionari delle Nazioni Unite, conduttori televisivi e direttori di giornali liberali, politici imperialisti e burocrati riformisti, il cui pseudo-umanesimo è ‘ristretto e frammentario, incompleto e parziale e, tutto sommato, sordidamente razzista’ .’

Lo storico Raz Segal, specializzato in studi sul genocidio e sull’Olocausto, ha scritto che questo è un “caso da manuale di genocidio”. Sia le misure adottate dal regime israeliano che la retorica dei suoi funzionari corrispondono fortemente alle definizioni legali di genocidio adottate dalle Nazioni Unite. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha effettivamente proposto un programma genocida: “Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo animali umani e agiremo di conseguenza”. Ma perché il mondo sembra non sentire ?

In verità il mondo sente e comprende il significato delle azioni e delle minacce israeliane. I governi di Stati Uniti, Francia, Italia, Germania e Regno Unito sostengono consapevolmente i crimini di guerra, fornendo a Israele tutte le possibili risorse militari, economiche e politiche.

Questo palese fascismo che indigna il mondo, spingendo migliaia di persone in decine di Paesi a scendere in piazza, ha l’approvazione della stampa “liberale” e “democratica” di Europa e Stati Uniti. I media, infatti, contribuiscono a creare l’atmosfera politica favorevole alle punizioni collettive inflitte da Israele ai Palestinesi. Ma non è tutto. In Francia, Macron inizialmente aveva vietato, subito dopo il 7 ottobre, le marce a sostegno della Palestina (divieto poi revocato) e, a causa di quella peculiare ossessione dell’imperialismo francese per la regolamentazione dell’abbigliamento, ha proibito di indossare la kefiah. Il ministro degli Interni ha anche avviato un’indagine contro il Nuovo Partito Anticapitalista per una dichiarazione a sostegno della resistenza palestinese e ha attribuito un presunto antisemitismo al partito France Unbowed.

Nel Regno Unito la bandiera palestinese sarà considerata sospetta su base più o meno discrezionale, e in Australia è stato annunciato che la polizia può fermare e perquisire arbitrariamente le persone che partecipano alle marce a sostegno della Palestina.

Misure contro la solidarietà con la Palestina sono state adottate anche in Austria e Germania nell’ambito di questa ondata antidemocratica, nel contesto del crescente sostegno popolare alla causa palestinese in Europa.

L’attuale offensiva arriva sulla scia di decenni di apartheid e di pulizia etnica e di oltre 16 anni di blocco contro Gaza, una politica definita lento genocidio dallo storico ebreo Ilan Pappé. L’economista Sara Roy ha coniato il termine “de -sviluppo” per descrivere il processo di distruzione dell’economia di Gaza da parte del regime di occupazione due decenni prima del suo blocco, e nel 2016 ha ipotizzato che il territorio fosse stato riprogettato in una “enclave isolata usa e getta”. Si tratta di fatto di una prigione a cielo aperto in cui oltre l’80% della popolazione vive in condizioni di povertà e il 60% soffre di insicurezza alimentare. Questo accadeva prima di ottobre.

Prima che le mura di quella prigione venissero demolite con la forza, tra il 2018 e il 2019 si sono svolte decine di marce pacifiche, represse dai cecchini israeliani. Sessanta palestinesi furono massacrati e più di 1700 feriti in un solo giorno.

Proprio come quando  il massacro di Sharpeville del 1960 spinse la legislatura del Mississippi a rilasciare una dichiarazione di solidarietà con il governo razzista sudafricano, circa 400 membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno sponsorizzato un progetto di risoluzione a sostegno di Israele nel mezzo dell’attuale offensiva genocida. L’unica critica mossa a Israele è quella di aver consentito ai Palestinesi di avere “attrezzature rudimentali e civili, come bulldozer, parapendii e gommoni… dimostrando l’importanza di applicare pienamente controlli rigorosi su quali materiali entrano nella Striscia di Gaza”.

Gli attivisti israeliani hanno documentato aperti appelli al genocidio tra giornalisti e personaggi pubblici israeliani nei social network e nei media. Netanyahu, la cui carriera politica è stata cementata sui suoi crimini di guerra, già nel 2018 aveva formulato un classico credo fascista: “I deboli crollano, vengono massacrati e cancellati dalla storia mentre i forti, nel bene e nel male, sopravvivono”. Con questa offensiva ha minacciato di trasformare Gaza in una “isola deserta” e lunedì alla Knesset ha affermato che “questa è una lotta tra i figli della luce e i figli delle tenebre, tra l’umanità e la legge della giungla”.

Una metafora simile è stata usata l’anno scorso dal capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, quando descriveva l’Europa come un giardino e il resto del mondo come una giungla.

Imperialisti e colonialisti continuano ancora oggi a ricordarci con le loro parole e azioni che non considerano i palestinesi, e la maggior parte dell’umanità, pienamente umani.

Il tema della fascistizzazione o nazificazione del regime politico e della società israeliana è stato sollevato più e più volte da intellettuali, attivisti e artisti ebrei e israeliani. Ciò parte dagli avvertimenti di Einstein e Arendt, tra gli altri, sul carattere quasi fascista e nazista del partito Herut, diretto predecessore del Likud di Netanyahu, e dalle critiche di accademici come Yehuda Elkana e Yeshayahu Lebowitz e da film come “Valzer con Bashir” di Ari Folman. Tanto che lo Stato israeliano ha avvertito la necessità di promuovere una definizione che classifichi questo genere di critica come espressione di antisemitismo.

In questo contesto, è altamente simbolico che Ezra Yachim, vecchio criminale di guerra che prese parte al massacro di Deir Yassin del 1948, ex membro del gruppo terroristico sionista Lehi, che si offrì di sostenere la Germania nella seconda guerra mondiale in cambio del sostegno per l’espulsione degli inglesi dalla Palestina così daimporre la propria colonia totalitaria, è stato inviato a incitare le truppe sioniste nell’attuale offensiva. Yachim li ha invitati ad uccidere e a “cancellare la memoria delle famiglie, delle madri e dei bambini”.

Il pensatore martinicano Aimé Césaire, nel suo libro fondamentale “Discorso sul colonialismo”, scritto nel 1950, ebbe la penetrante intuizione che il fascismo aveva radici nella storia stessa del colonialismo e dell’imperialismo europeo. Del borghese europeo e cristiano del suo tempo affermava che “ciò che non può perdonare a Hitler non è il crimine in sé, il crimine contro l’uomo, non è l’umiliazione dell’uomo in quanto tale, è il crimine contro i bianchi, l’umiliazione dell’uomo bianco, e il fatto di aver applicato all’Europa procedure colonialiste che fino ad allora erano state riservate esclusivamente agli arabi dell’Algeria, ai coolies dell’India e ai negri dell’Africa”.

Gli scritti di Césaire sembrano parlarci oggi di funzionari delle Nazioni Unite, conduttori televisivi e direttori di giornali liberali, politici imperialisti e burocrati riformisti, il cui pseudoumanesimo è “ristretto e frammentario, incompleto e parziale e, tutto sommato, sordidamente razzista”.

Il lavoro dello scrittore risponde anche alla domanda sul perché il genocidio dei palestinesi sia accettato da questi “umanisti” e “democratici”, rappresentanti dell’”ordine basato sulle regole”. I crimini di guerra di Bush sono rimasti impuniti, Obama ha persino ricevuto un premio Nobel per la pace che ha rivendicato i crimini “ben intenzionati” dell’imperialismo statunitense. Anche i crimini imperialisti della Russia sono stati accettati e tollerati senza conseguenze quando li ha commessi in Siria o in Cecenia. In Ucraina sono inaccettabili perché sono commessi contro gli europei.

Il genocidio di Israele contro i Palestinesi è accettabile, non solo per gli interessi geopolitici a cui rende omaggio, ma perché è commesso contro non europei, non bianchi.

Non è sufficiente smascherare questa visione ideologica del mondo che è oggi al centro dell’ordine imperialista, per mostrarla in tutta la sua mostruosità. Dobbiamo fare tutto il necessario per sconfiggerla.

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Simón Rodríguez Porras,  poeta e pensatore antillano di lingua francese, uno dei maggiori esponenti, con L. S. Senghor, della negritudine. Socialista e scrittore venezuelano. È l’autore di “Perché il Chavismo ha fallito?” ed editore di Venezuelanvoices.org.

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” –Invictapalestina.org

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