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Occhio per occhio e tutto il mondo è cieco

Il pogrom organizzato da Hamas (di un pogrom infatti si tratta, non di un’azione di guerra) non si è rivolto contro lo stato di Israele, contro l’esercito di Israele, ma contro i ravers, le donne, le comunità dei villaggi. Si è trattato di un’azione abominevole, ma non la possiamo condannare senza al tempo stesso comprendere il contesto in cui è maturata. Questo contesto è la vendetta di tutti contro tutti. Questo contesto è una guerra frammentaria e globale in cui si scontrano ormai soltanto nazisti contro nazisti. È il frutto avvelenato della vittoria del nazionalismo contro l’internazionalismo.

di Franco Berardi Bifo

«Una notte d’inverno mi toccò il turno di guardia con Efraim Avneri… nella notte non vedevo il suo volto però colsi un’ombra di ironia sovversiva nella sua voce, quando mi rispose:

<Assassini? Ma che ti aspetti da loro? Dal loro punto di vista noi siamo extraterrestri giunti dallo spazio a sparpagliarci sulla loro terra, ….  E con l’astuzia ci accaparriamo un appezzamento dopo l’altro del loro suolo. Dunque che cosa vorresti? Che ci ringraziassero della nostra bontà d’animo? Che ci venissero incontro suonando le fanfare? Che ci porgessero rispettosamente le chiavi di tutto Il paese perché i nostri avi un tempo vivevano qui? C’è forse da stupirsi se hanno imbracciato le armi contro di noi? E adesso che abbiamo inferto loro una sconfitta schiacciante, e centinaia di migliaia di loro da quel giorno vivono nei campi profughi, ti aspetti forse che condividano la nostra gioia e ci augurino ogni bene?>

Gli risposi:

<….stando così le cose, perché mai sei qui a fare la ronda, armato? Perché non te ne vai dal paese? O prendi l’arma e passi a combattere dalla loro parte?

Dentro il buio sentii il suo sorriso triste:

<Dalla loro parte? Dalla loro parte mica mi vogliono, in nessun posto al mondo mi vogliono. Nessuno mi vuole. La questione sta tutta qui. Ce n’è già troppa dappertutto di gente come me. Solo per questo mi trovo qui. Questa è l’unica ragione per la quale porto un’arma, perché non mi caccino pure di qui. Ma la parola assassini non la userei mai per degli arabi che hanno perduto i loro villaggi.

Dei nazisti lo dico senza esitazione. Di Stalin, pure. E di  tutti coloro che espropriano terre altrui.>»

(Amos Oz: Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli, 2005 pagina 514)

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«Atalya lo guardò in tralice, dalla chaise long, e come sputando le parole tra le labbra disse: Volevate uno stato? Volevate l’indipendenza? Bandiere e divise e banconote e tamburi e trombe. Avete sparso fiumi di sangue innocente avete sepolto un’intera generazione. Avete cacciato centinaia di migliaia di arabi dalle loro case, avete spedito navi intere di immigrati sopravvissuti a Hitler dritto dal capannone di accoglienza ai campi di battaglia. Tutto per avere qui uno stato di ebrei. E guardate che cosa avete ottenuto.”»

(Amos Oz: Giuda Feltrinelli, 2014 pagina 200)

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Dal 7 agosto del 2023 ho cominciato a tenere il conto delle aggressioni dei coloni israeliani contro i contadini palestinesi e delle violenze dei soldati di Tsahal contro i giovani rinchiusi nei territori occupati o nel campo di concentramento di Gaza, e delle profanazioni degli ultra-ortodossi contro i luoghi sacri agli islamici sulla Spianata delle Moschee.

Principale fonte delle informazioni è l’agenzia ANBAMED, curata da Farid Adly.

La stampa italiana che definisce terroristi i militanti di Hamas non ha mai definito terroristi gli israeliani che uccidono a sangue freddo civili disarmati e distruggono quotidianamente le abitazioni e sradicano gli olivi.

Io so che Hamas è un’organizzazione islamista sostenuta dai massacratori iraniani. So benissimo che la loro azione si fonda su un’ideologia violenta di vendetta.

Ma so anche che la vendetta è tutto quel che rimane a chi è oggetto di violenza e di umiliazione sistematica. Chi vive sotto la minaccia costante, chi ha subito la distruzione della casa, chi ha un fratello incarcerato senza motivo, non può che desiderare la vendetta.

L’umiliazione genera mostri, dovremmo saperlo.

L’umiliazione dei proletari tedeschi dopo il Congresso di Versailles generò il mostro Hitler.

L’umiliazione degli ebrei sterminati da Hitler e abbandonati da tutti gli stati europei generò il mostro dello stato etnico militarista e colonialista di Israele.

L’umiliazione dei palestinesi schiacciati dalla preponderanza militare dei sionisti ha generato Hamas.

Ma la storia del secolo ventesimo avrebbe dovuto insegnarci che se applichiamo il principio biblico: Occhio per occhio, quel che ne segue è che tutti diventiamo ciechi. Ciechi sono i palestinesi, ciechi sono gli israeliani. Ciechi sono i russi e ciechi gli ucraini.

Invece no. Dopo la fine dell’internazionalismo brancoliamo in un mondo di ciechi che si azzuffano nel buio eterno del Nazismo onnipresente.

Dal libro dell’Esodo (cap. XXI):

Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà unammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato.  Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.

Qui sotto potete leggere le notizie che la stampa occidentale (cieca) non vi ha dato nei due mesi che precedono la vendetta di Hamas.

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7 agosto 2023

Un’esecuzione di piazza. Tre giovani palestinesi sono stati trucidati nella loro auto, completamente distrutta dalla pioggia di pallottole, ad Arraba, a sud di Jenin. Il commando delle truppe scelte israeliane ha atteso l’auto ad un incrocio in mezzo al traffico cittadino. La Mezzaluna rossa palestinese denuncia che l’esercito ha impedito i soccorsi alle persone ferite ed ha atteso la loro morte per dissanguamento, portando via con un carroattrezzi l’auto distrutta con dentro i loro corpi, nella oramai consueta ed orrenda operazione di sequestro dei cadaveri. Il comunicato dell’esercito israeliano parla di un’operazione preventiva contro una cellula che stava per compiere un attacco contro cittadini israeliani.

In un altro episodio, un colono ha investito deliberatamente un ragazzo palestinese, vicino a Betlemme, riducendolo in fin di vita. Il comportamento delle forze di occupazione nei confronti delle aggressioni dei coloni è caratterizzato da una discriminazione abnorme. Nessun arresto degli aggressori, anzi la loro protezione dalle pietre dei palestinesi. In caso di assassinio, vengono messi agli arresti domiciliari e nei processi vengono assolti per “difesa personale da pericolo certo”. Come è avvenuto per i due coloni accusati dell’assassinio del giovane di Burqa, Qusai Maatan, 19 anni, assassinato con colpi di arma da fuoco, durante una manifestazione palestinese per impedire la sottrazione di terre da parte di coloni ebrei israeliani. I due assassini inchiodati dai video sono a piede libero. Questo caso, per la prima volta viene definito, in un comunicato del dipartimento di Stato Usa, “un atto di terrorismo contro la popolazione palestinese”, chiedendo che i responsabili vengano puniti per il loro crimine.

9 agosto

Un giovane palestinese di 27 anni è stato ucciso stamattina, giovedì, dalle truppe di occupazione durante un’operazione di rastrellamento a Zuwata, ad ovest di Nablus. Secondo il ministero della sanità palestinese, Amir Khalifeh, 27 anni, è stato colpito alla testa e al torace da pallottole di guerra mentre tentava di contrastare l’avanzata delle truppe con il lancio di pietre.

Un’esecuzione di piazza che gode dell’impunità.

La cassazione ha invece rilasciato i due coloni responsabili dell’uccisione del giovane palestinese Qusai Maatan, 19 anni, durante un’incursione per l’occupazione delle terre agricole di Burqa, vicino a Ramallah, venerdì scorso. I due accusati hanno ammesso di aver sparato, “perché avevano avuto paura dal lancio di pietre da parte di una folla di palestinesi”. Il giudice ha rimesso in libertà uno dei due e deciso gli arresti domiciliari per il secondo, “perché non ci sono elementi sufficienti per la loro colpevolezza e la detenzione in carcere”. L’irruzione dei coloni a Burqa è avvenuta sotto la protezione dell’esercito che non è intervenuto per bloccare l’aggressione armata. Soltanto dopo la morte di Maatan in ospedale sono stati arrestati gli assassini, che con congetture giuridiche sono stati liberati. Un altro caso di Apartheid coloniale.

10 agosto

All’alba di oggi, un’ennesima uccisione di un giovane palestinese per mano dei soldati israeliani a Tulkarem, in Cisgiordania occupata.   L’esercito di Tel Aviv ha circondata la città ed è penetrato con mezzi corazzati, predisponendo cecchini sui palazzi alti. Diverse case e sedi scolastiche sono state occupate trasformandole in basi militari. Un rastrellamento che si ripete nelle città della Cisgiordania sotto amministrazione ANP quasi quotidianamente. È la terza aggressione armata in un mese contro la città che resiste all’arroganza di militari e coloni. Alcuni giorni fa, i soldati hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, con un colpo alla testa. La mezzaluna rossa ha denunciato che i soldati hanno impedito alle ambulanze di soccorrere i feriti.

14 agosto

Nel campo di Aqaba Jabr, vicino ad Ariha (Gerico), i soldati dell’esercito di occupazione hanno ucciso stamattina, martedì, due giovani palestinesi con colpi di arma da fuoco nel torace. L’operazione di rastrellamento fulminea è durata meno di un’ora ed è stata contrastata dai giovani che hanno lanciato pietre contro i soldati. L’ospedale di Gerico ha comunicato che i due giovani erano poco più che ventenni e sono spirati subito dopo il ricovero. I soldati si sono ritirati senza arrestare nessuno. L’esercito israeliano non ha fornito informazioni sull’operazione.

18 agosto

Le forze di occupazione israeliane hanno demolito una scuola elementare ad Ain Samyia, in Cisgiordania. A poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, la distruzione della scuola, che forniva l’istruzione primaria ai bambini dei pastori nomadi della zona, ha l’obiettivo di cacciare la popolazione palestinese di queste terre, per far spazio alla colonizzazione ebraica. Nel 2023, sono state demolite tre scuole nelle stesse condizioni. Secondo un rapporto dell’ONU, il piano israeliano minaccia di demolizione altre 58 scuole elementari.

21 agosto

Cresce lo stato di allerta delle truppe di occupazione israeliane in tutta la Cisgiordania, con rastrellamenti e interrogatori, per individuare l’autore dell’attacco armato a Hawwara, che aveva causato la morte di due coloni in una stazione di lavaggio. Queste azioni repressive dell’esercito si accompagnano con le aggressioni dei coloni armati contro i villaggi palestinesi, con l’obiettivo di terrorizzare la popolazione e costringerla a fuggire e abbandonare le terre agricole.

L’esercito israeliano ha riferito di aver colpito per errore un colono, scambiandolo per palestinese. La vicenda si è svolta nei pressi del villaggio di Allubban, tra Nablus e Ramalla, quando un gruppo di coloni ha attaccato contadini palestinesi con il lancio di pietre, con i soldati intrappolati in mezzo. I militari hanno scambiato i coloni per palestinesi ed hanno sparato. Quando si sono resi conto dell’errore hanno chiamato immediatamente le ambulanze della Stella di Davide rossa e il ferito è stato ricoverato in ospedale. Un caso da manuale di Apartheid coloniale.

22 agosto

La polizia israeliana a nord di Gerusalemme diffonde un video che mostra la stella di Davide impressa, con uno strumento tagliente, sul volto di un detenuto palestinese sotto interrogatorio. Venti ufficiali israeliani sono implicati in questa criminale vicenda. Urwa Sheikh, del campo profughi di Shaafat, è stato arrestato mercoledì 16 agosto per reati comuni e secondo il suo avvocato è stato condotto giovedì scorso 17 agosto davanti al giudice in condizioni penose, con la faccia tatuata sulla parte sinistra con la stella di Davide. Molti commentatori israeliani hanno ricordato l’obbligo imposto dai nazisti, agli ebrei in Germania, di portare sul lato sinistro della giacca una stella di Davide.

Un attacco armato palestinese nella provincia di Al-Khalil (Hebron) ha ucciso una colona israeliana e ferito un altro. I due uomini armati sono riusciti a far perdere le tracce e ingenti forze militari israeliane stanno rastrellando il territorio. La provincia è stata dichiarata zona militare chiusa, con posti di blocco in tutte le principali arterie stradali. A 650 mila palestinesi viene impedito di lasciare città e villaggi, che sono assediati con l’impossibilità di rifornimento di derrate alimentari.

Questo è il secondo attacco armato palestinese contro i coloni, in una settimana. È la risposta ai rastrellamenti dell’esercito di occupazione che ha invaso molte città e villaggi palestinesi, uccidendo decine di persone. La politica aggressiva del governo Netanyahu si è rivelata un boomerang. Per coprire il fallimento della sua politica sicuritaria in Cisgiordania, il premier ha coinvolto l’Iran nell’ascesa della resistenza armata palestinese contro l’occupazione.

All’alba di oggi, a Beita, un giovane palestinese è stato colpito alla testa da una pallottola, mentre stava fuggendo dopo aver lanciato pietre contro i soldati. È ricoverato in gravi condizioni.

23 agosto

Un giovane di 17 anni è stato ucciso dalle pallottole dei soldati israeliani a Zababda, a sud di Jenin. Othman Abu-Kharaj è stato colpita alla nuca da uno sparo, mentre stava fuggendo dopo aver lanciato pietre contro i soldati dell’occupazione militare. È il 53esimo minorenne ucciso dall’esercito israeliano in Cisgiordania dall’inizio dell’anno.

Nella giornata di ieri sono stati arrestati 50 palestinesi nei diversi rastrellamenti compiuti particolarmente nella provincia di Al-Khalil, dove c’è stato un attacco armato palestinese, due giorni fa, che ha causato l’uccisione di una donna israeliana e il ferimento di un uomo.

25 agosto

Campagna sistematica di rastrellamenti dell’esercito israeliano in diverse città della Cisgiordania occupata. Sono stati arrestati 40 palestinesi nella sola giornata di ieri. Nelle ultime tre giornate, il numero degli arrestati è di 120 persone e dall’inizio dell’anno, è di 5000.

27 agosto

Oltre alle operazioni di rastrellamento nelle città e villaggi della Cisgiordania, sono state registrate ieri incursioni dei coloni armati nelle zone agricole nei pressi di al-Khalil, Nablus e Gerusalemme est. I coloni hanno distrutto terreni coltivati e sradicato alberi di frutta e ulivi.

A Tulkarem, 5 palestinesi sono rimasti feriti durante l’ingresso dei tank dell’esercito israeliano nella città.

Nel mare di Gaza, unità della marina israeliana hanno impedito ai pescatori palestinesi di lavorare, colpendo con raffiche di mitra le loro barche, costringendoli a ritirarsi in porto.

29 agosto

Un rapporto di HRW denuncia l’escalation israeliana contro i giovani palestinesi e in particolare contro i minorenni. Nell’anno 2022 è stato registrato il record degli ultimi 15 anni e nei primi mesi del 2023 il numero delle vittime minorenni ha superato quello dell’intero anno precedente: 34 minorenni palestinesi uccisi dalle pallottole di guerra dei soldati israeliani. La maggior parte dei ragazzi sono stati colpiti alla testa e al torace, segno che chi ha sparato voleva uccidere. Tutti i casi sono avvenuti durante la repressione di manifestazioni e non in scontri armati. Dal 2021, l’esercito israeliano è stato autorizzato dal governo di Tel Aviv a sparare contro i manifestanti in fuga. Una criminale impunità.

31 agosto

Quattro giovani palestinesi sono stati uccisi ieri. Due per mano dei soldati israeliani, a Nablus e Gerusalemme est; uno per mano degli agenti della polizia del presidente Abbas e il quarto in un’esplosione accidentale di una bomba rudimentale che stava fabbricando a casa.

A Nablus, un ufficiale e tre soldati israeliani sono rimasti feriti nell’esplosione di una bomba al passaggio del loro camion. L’irruzione dei soldati nella città sotto amministrazione palestinese è avvenuta per garantire ai coloni ebrei estremisti di visitare la cosiddetta tomba di Giuseppe. Centinaia di giovani hanno ostacolato l’avanzata delle camionette militari con il lancio di pietre e molotov, ma la soverchiante forza militare ha prevalso. Una cinquantina di giovani sono stati tratti in arresto.

A Gerusalemme, l’assassinio del giovane viene spiegato dalle autorità di occupazione israeliane con il tentativo di accoltellamento ad un posto di blocco.

A Tulkarem è alta la tensione, dopo la morte di un giovane per le pallottole degli agenti dell’ANP. Come al solito, il governo di Ramallah parla della costituzione di una commissione d’inchiesta (per insabbiare il caso). Le forze di sicurezza avevano tentato di rimuovere le barriere predisposte dalla resistenza armata, per ostacolare l’avanzata dei soldati israeliani. Il collaborazionismo con gli occupanti rischia di rompere la solidarietà del fronte palestinese. Tutti i partiti palestinesi, tranne Al-Fatah, hanno condannato la deriva pericolosa dello scontro interno.

1 settembre

L’esercito israeliano ha represso nel sangue le manifestazioni contro la colonizzazione, in diverse località della Cisgiordania. I soldati hanno sparato ad altezza d’uomo contro gli attivisti “armati” di bandiere palestinesi e di pietre. Un giovane è stato ucciso a Aqqaba, nel nord del territorio occupato. Secondo il ministero della sanità dell’ANP, sono circa un centinaio i feriti colpiti da pallottole militari in diverse località dove si sono tenute le manifestazioni.

A Gaza, i militari israeliani hanno sparato contro il concentramento pacifico di palestinesi, per una marcia delle bandiere, nei pressi del filo spinato eretto attorno al grande carcere a cielo aperto che è la striscia di Gaza. La manifestazione è stata indetta in solidarietà con i luoghi islamici di Gerusalemme est, minacciati di occupazione da parte dei coloni estremisti.

6 settembre

Un ragazzo palestinese, Mohammed Zbeidat, 17 anni, è stato inseguito e ucciso dai soldati israeliani a nord di Ariha (Gerico). Le truppe di occupazione hanno rastrellato il villaggio Zbeidat e eretto posti di blocco. In un comunicato, l’esercito israeliano parla di un tentativo di spari contro i soldati, ma testimoni palestinesi che hanno assistito all’inseguimento ed all’uccisione affermano che il ragazzo lasciato morire dissanguato senza soccorso non aveva una pistola.

Il rastrellamento israeliano di ieri nel villaggio di Nur Shams, nei pressi di Tulkarem, anche quello finito con l’uccisione di un giovane palestinese, non si era fermato al pattugliamento e alle perquisizioni, ma ha distrutto infrastrutture, case e locali pubblici, con danni enormi alla popolazione e di gravi conseguenze per la vita. Sono state distrutte i motori municipali per la rete idrica, la centrale locale per la distribuzione elettrica, una pompa di carburanti. Crimine di guerra impunito.

11 settembre

Due palestinesi feriti gravemente, nel campo di al-Oroub, durante i funerali del ragazzo assassinato il giorno prima dalle pallottole dei soldati israeliani. I comandi militari non volevano che il funerale si tenesse in forma pubblica, ma i familiari e la popolazione hanno sfidato l’assurdo ordine. L’esercito ha messo i cecchini attorno al cimitero e istituito posti di blocco con camionette corazzate, sparando pallottole militari contro un corteo funebre.

In diversi villaggi e città della Cisgiordania l’esercito ha compiuto operazioni di rastrellamento. Sono stati arrestati 5 militanti.

Ad ovest di Jenin, un gruppo di resistenza ha annunciato di aver lanciato un razzo artigianale contro una colonia israeliana. Sono state pubblicate sui social immagini e video del lancio, ma non se ne conoscono gli effetti. Secondo la stampa israeliana è caduto in un’area libera e non ha causato danni.

16 settembre

Un bombardamento israeliano su Gaza, nella notte. La zona bombardata è una località a nord della striscia, dove si stanno svolgendo manifestazioni di protesta vicino alla rete di demarcazione predisposta dall’esercito di occupazione. Secondo fonti di Gaza, ci sono stati soltanto feriti. Nei giorni scorsi sulla linea di demarcazione si sono svolte proteste di massa con incendio di copertoni e il lancio in cielo di palloni incendiari. L’esercito israeliano ha sparato sulla folla. Ieri sono stati feriti 12 persone, tra i quali un giornalista che stava coprendo l’iniziativa per una Tv araba.

19 settembre

Le truppe di occupazione israeliane stanno assediando da oltre 24 ore la città di Nablus. L’operazione vendicativa viene motivata dagli spari contro un posto di blocco dell’esercito, partiti da un’auto palestinese in corsa.

A Gerusalemme est, un giovane palestinese è stato colpito da una pallottola delle forze di occupazione. È stato ricoverato in stato di arresto. Avrebbe tentato di accoltellare un soldato.

Continuano anche le demolizioni delle case dei palestinesi, con il pretesto della mancanza di autorizzazioni. Ieri ne sono state demolite tre nella zona della valle del Giordano.

Un rapporto dell’organizzazione israeliana B’Tselem accusa il governo di Tel Aviv di mirare all’espulsione violenta dei palestinesi dalle loro terre in Cisgiordania per assegnarla ai coloni ebrei, lasciando mano libera a questi ultimi di agire indisturbati con attacchi armati contro le comunità palestinesi, incendio dei raccolti, distruzione dei pozzi e sradicamento di alberi. Secondo il rapporto, nell’ultimo anno, 6 comunità palestinesi della Cisgiordania sono state costrette ad abbandonare le loro terre, per sfuggire alla violenza dei coloni.

20 settembre

Un’ennesima operazione di rastrellamento a Jenin. Tre morti palestinesi e 30 feriti. Un gruppo di soldati in abiti civili sono penetrati, nella notte tra lunedì e martedì, nel campo profughi per la cattura di due combattenti della resistenza, ma sono stati individuati e accerchiati da attivisti che li hanno bersagliati di pietre e bottiglie di vetro. L’esercito ha mandato in loro soccorso carri armati, lanciato droni kamikaze e sorvolato la zona con elicotteri. Per bloccare l’avanzata delle truppe, gruppi di combattenti hanno sparato raffiche di mitra e lanciato bombe rudimentali di fabbricazione artigianale. Un tank israeliano è stato dato alle fiamme. Nel pomeriggio di ieri le truppe di occupazione si sono ritirate. Un comunicato dell’esercito parla dell’arresto di due uomini della resistenza.

21 settembre

Sei giovani palestinesi assassinati ieri in attacchi israeliani in Cisgiordania e Gaza. Le truppe di occupazione hanno compiuto ieri due operazioni di rastrellamenti nel campo di Aqabat-Jabr, vicino ad Ariha (Gerico) ed a Jenin. Nella prima operazione è stato ucciso un ragazzo colpito dalle pallottole durante il tentativo di bloccare l’avanzata dei soldati con il lancio di pietre. Secondo il ministero della sanità palestinese, il giovante è stato colpito alla testa ed è arrivato in ospedale già morto. A Jenin invece è stata una carneficina: 4 morti in un solo attacco. L’esercito di Tel Aviv ha usato in questa operazione droni kamikaze telecomandati. Secondo testimoni locali, i soldati non sono riusciti ad entrare nel campo profughi di Jenin e il primo gruppo di soldati era stato assediato dai lanciatori di pietre. L’esercito di occupazione ha mandato i rinforzi con carri armati. La resistenza armata ha distrutto due veicoli con bombe artigianali e compiuto incursioni con raffiche di mitra. I soldati hanno arrestato due persone, che sono state poi rilasciate, “per l’infondatezza dei sospetti nei loro confronti”, secondo lo stesso comunicato militare israeliano. Si è trattato di un’operazione per mostrare i muscoli.

A Gaza, i soldati hanno sparato contro i manifestanti palestinesi alla linea di demarcazione, uccidendo una persona e ferendo altre 20.

24 settembre

All’alba di oggi domenica, le truppe israeliane hanno assassinato due giovani palestinesi nel campo di Nour Shams, ad est di Tulkarem. I medici dell’ospedale hanno sottolineato che le due vittime sono state colpite alla testa, segno che chi ha sparato intendeva uccidere. Le truppe israeliane hanno introdotto nel campo bulldozer per la distruzione del manto stradale e delle reti dei servizi (elettricità, idrica e fognature), per rendere impossibile la vita agli abitanti del campo che non si sono arresi ai diktat del colonialismo israeliano. L’avanzata dei soldati è stata contrastata con il lancio di pietre e bottiglie di vetro.

L’esercito di occupazione israeliano ha annunciato la chiusura ermetica della Cisgiordania e Gaza per 48 ore, da ieri sabato fino alla sera di domani lunedì, in occasione delle festività ebraiche. Tutti i valichi di passaggio verso il territorio israeliano sono stati chiusi al traffico di persone e merci.

Ieri si è svolta nella cittadina di Issawia, ad est di Gerusalemme, un’operazione di rastrellamento su vasta scala, durante la quale 3 giovani palestinesi sono stati feriti da colpi di arma da fuoco. A Kfar Qaddum, in Cisgiordania, le truppe israeliane hanno disperso la consueta manifestazione anticoloniale della popolazione, che si tiene una volta alla settimana, per contrastare la confisca delle terre agricole da parte dell’esercito a favore dei coloni ebrei.

27 settembre

Caccia israeliani hanno bombardato ieri Gaza nel tentativo di dissuadere i palestinesi a manifestare sulla linea di demarcazione. Obiettivo degli attacchi aerei sono le postazioni di osservazione e monitoraggio. Non ci sono notizie di vittime. Contro le proteste a ridosso della rete di separazione, i soldati di Tel Aviv hanno sparato ad altezza uomo causando il ferimento di oltre 20 persone, tra i quali personale sanitario e giornalisti.

Nel frattempo prosegue la chiusura totale dei valichi di frontiera per il passaggio di persone e merci da e per la striscia di Gaza.

In Cisgiordania, continua l’offensiva generale dell’esercito israeliano contro la popolazione a sud di Jenin. Truppe corazzate sono entrate a Yaabad ad ovest del capoluogo e in diversi altri villaggi. Rastrellamenti e posti di blocchi sono stati affrontati con il lancio di pietre da parte dei giovani della nuova Intifada.

29 settembre

L’esercito israeliano ha distrutto per la 222esima volta il villaggio di Al-Araaqeeb, a nord di Beersheba, nel Negev. È la seconda volta in questo mese di settembre. Il villaggio desertico abitato da pastori palestinesi è caduto nel mirino del governo israeliano per destinare i suoi terreni all’allargamento della città ebraica vicina. Il villaggio è costruito con cartone, plastica e lamiere e le 22 famiglie resistenti non hanno abbandonato mai le loro terre da quando è cominciato il loro nuovo calvario nel 2010. Ogni volta che i militari lo distruggono con i bulldozer, loro recuperano il materiale e lo ricostruiscono. Il mondo tace su questi crimini dell’Apartheid.

30 settembre

Un giovane di 18 anni è stato ucciso dai soldati israeliani ad El-Bira e un altro ferito gravemente. Nella città è stato dichiarato il lutto cittadino. L’esercito di occupazione ha dichiarato che i soldati hanno sparato per il sospetto che i due giovani tentavano di lanciare delle bottiglie contro un posto di blocco all’ingresso di una colonia ebraica. Autisti palestinesi di passaggio nella zona hanno smentito la versione di comodo degli occupanti. Il corpo della vittima è stato sequestrato dall’esercito e non consegnato alla famiglia; un’odiosa pratica vendicativa disumana.

5 ottobre

All’alba di oggi un rastrellamento a Tulkarem. Centinaia di soldati e di agenti speciali in abiti civili sono penetrati nel campo profughi ed hanno devastato le infrastrutture. Un bulldozer israeliano ha investito un pulmino di lavoratori palestinesi distruggendolo, ma per fortuna senza vittime.

Ieri, le truppe israeliane sono entrate a Nablus, con una quarantina di mezzi corazzati, droni e cecchini, per garantire la visita dei coloni ebrei alla cosiddetta tomba di Giuseppe. È una tomba all’interno di una moschea di un uomo palestinese morto nell’800, due secoli fa, ma i fanatici sionisti religiosi pretendono che sia quella del profeta Giuseppe e organizzano visite collettive per raduni di preghiere ebraiche all’interno del luogo di culto musulmano. Dopo l’intervento dell’esercito per domare le proteste dei giovani palestinesi, 40 pullman sono entrati in città carichi di fanatici.

Anche a Gerusalemme est si è ripetuto per il quinto giorno la profanazione della moschea di Al-Aqsa. Un migliaio di ebrei estremisti sono entrati nel luogo di culto, protetti dalle forze di occupazione.

6 ottobre

È guerra non dichiarata. Operazioni militari delle forze di occupazione a Tulkarem, Betlemme, Hawwara e Nablus. 3 giovani palestinesi sono stati uccisi e decine di feriti e altrettanto di arrestati. Le operazioni più cruenti sono avvenute a Tulkarem, dove le truppe corazzate hanno tentato di invadere il campo profughi, già dall’alba di ieri, ma sono state respinte dalla resistenza dei giovani con lancio di pietre e bottiglie molotov. Un veicolo militare si è incendiato e ci sono stati dei feriti tra i soldati assalitori. Sono due i giovani palestinesi, colpiti dalle pallottole dei soldati, morti per le strade della città, prima del ritiro delle truppe. Il terzo giovane è stato assassinato a Hawwara, la cittadina martire, incendiata mesi fa dalla furia dei coloni assassini. Rastrellamenti sono avvenuti anche a Nablus e Betlemme. Praticamente l’accordo di Oslo, per il governo di Tel Aviv, è morto. Anche le città sotto il controllo amministrativo e di sicurezza dell’ANP (la zona A) sono un teatro di operazioni militari quotidiane.

A queste azioni dell’esercito si aggiungono le aggressioni armate dei coloni. Nella valle del Giordano hanno arato con i bulldozer terreni palestinesi per impossessarsene. In un villaggio vicino a Salfit, i coloni hanno sradicato 40 olivi. L’Osservatorio euromediterraneo, con sede a Ginevra, ha presentato alla commissione ONU per i diritti umani un rapporto sulle violenze dei coloni contro i palestinesi. Nel rapporto si rileva che nei primi sei mesi di quest’anno le aggressioni dei coloni sono state 1148. Tutti gli attacchi sono avvenuti sotto la protezione dell’esercito e con la complicità del governo e della magistratura israeliane. Il rapporto parla chiaramente di regime di Apartheid e di violazione delle leggi internazionali per i territori occupati.

da Effimera

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