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La Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo chiede la revoca del 41 bis per Alfredo Cospito

La Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e gli organi centrali di polizia, nell’udienza di oggi davanti al tribunale di sorveglianza di Roma hanno chiesto la revoca del 41 bis per Alfredo Cospito. Il tribunale si è riservato di decidere

Nel corso dell’udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Roma, la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (titolare di chiedere al ministero che formalmente lo dispone, il 41 bis per i detenuti) ha chiesto la revoca del 41 bis per Alfredo Cospito.

L’anarchico è stato al centro di una lunga vicenda sia processuale sia mediatica, perché ha trascorso molti mesi in sciopero della fame proprio contro il 41 bis. Il tribunale di sorveglianza si è riservato di decidere. In ogni caso, è significativo che la richiesta sia arrivata dalla Dna e dall’antiterrorimo dopo le ripetute richieste, tutte rifiutate, avanzate dalla difesa di Cospito, sostenuta dall’avvocato Flavio Rossi Albertini. Il 24 febbraio scorso il collegio della Corte di cassazione aveva rigettato il ricorso della difesa che chiedeva appunto la revoca del 41bis.

Nel reclamo presentato dal difensore di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, ricorda che “il presupposto applicativo del regime differenziato adottato” nei confronti dell’anarchico “è stato espressamente individuato nella necessità di interrompere l’attività comunicativa dello stesso, al fine di sanzionare l’istigazione ravvisata nel suo contenuto” e che per due volte il Tribunale del Riesame “ha escluso che le esternazioni del Cospito siano idonee ad istigare, ovvero che le stesse rappresentino indicazioni idonee ad indirizzare i soggetti presenti all’esterno a determinarsi a specifiche condotte criminose, ritenendo al contrario che le medesime si sostanzino nella manifestazione del pensiero politico del suo autore“.

Nei mesi scorsi si è concluso anche l’ultimo processo per cui Cospito era imputato e la corte di assise d’appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni di carcere la pena per strage, dopo una sentenza della Corte costituzionale che lasciava discrezionalità al giudice di valutare le attenuanti anche nel caso di pena edittale fissata con l’ergastolo. La procura generale, infatti, aveva chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno per 12 mesi per aver piazzato due ordigni davanti a una caserma alle porte di Torino, che non avevano provocato danni ne a cose nè a persone.

Ora si attende che il Tribunale di sorveglianza revochi il regime di 41bis alla luce proprio delle prese di posizione della Direzione Nazionale Antiterrorismo.

 

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