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Ecoattivisti, non terroristi. A Padova cadono le accuse contro Ultima Generazione

Archiviata l’inchiesta shock per associazione a delinquere contro Ultima Generazione.

di Mario Di Vito da il manifesto

Un anno fa, tra lo stupore generale, erano stati trattati da terroristi in erba. Adesso la faccenda si è definitivamente sgonfiata. È la storia di dodici attivisti di Ultima Generazione che, nell’aprile del 2023, vennero iscritti nel registro degli indagati della procura di Padova per associazione a delinquere e che adesso sono stati archiviati. L’indagine era cominciata nel 2020, quando cioè la digos si era accorta della presenza in città di alcuni manifesti contro “i grandi affari distruttivi” delle catene di abbigliamento. Da lì gli investigatori hanno inserito nello stesso fascicolo d’indagine notizie su diversi “blitz organizzati, discussi e vagliati” dagli attivisti ecologisti, trattandoli come un vero e proprio sodalizio criminale. Tra i reati ipotizzati: interruzione di pubblico servizio, ostacolo alla libera circolazione, deturpamento di beni culturali e imbrattamento di luoghi. Cioè, di fatto, blocchi del traffico, resistenza passiva agli agenti, scritte sui muri, manifestazioni non autorizzate. Eventi di portata minima e senza grande rilevanza penale che, secondo il sostituto procuratore Benedetto Roberti, bastavano lo stesso per circostanziare l’esistenza di un’associazione a delinquere (Ultima Generazione) parte addirittura di un network internazionale (Extinction Rebellion).

Il 18 marzo scorso, però, il procuratore Roberti ha cambiato idea ed ha redatto una richiesta di archiviazione perché, per sua stessa ammissione, non esiste alcuna “strutturazione organizzativa dotata di autonomia operativa e strategica”. La giudice Maria Luisa Materia ha poi accolto la richiesta di archiviazione, firmandola l’8 aprile. “Siamo molto soddisfatti di questa decisione – commenta al manifesto l’avvocato veneziano Leonardo De Luca, difensore degli attivisti -, di fatto il magistrato prima e il giudice dopo hanno accolto in pieno quanto noi sostenevamo sin dall’inizio di questa storia”. Si chiude così una vicenda che fece discutere parecchio un anno fa, quando l’impressione generale è che la procura di Padova volesse sul serio considerare Ultima Generazione come un gruppo di ecoterroristi, mentre il governo Meloni, proprio negli stessi giorni, valutava l’ipotesi di punire con il carcere chi imbratta i beni culturali (alla fine la partita si è chiusa varando sanzioni fino a 60.000 euro). Non è indifferente, in tutto questo, il fatto che lo scorso febbraio a Padova si sia insediato il nuovo procuratore capo (Angelantonio Racanelli, in precedenza aggiunto a Roma) dopo quasi un anno e mezzo di ufficio vacante, periodo durante il quale la lotta interna per ascendere alla poltrona più importante è stata aspra e si è combattuta anche a colpi di inchieste giudiziarie che hanno fatto scalpore: vale la pena citare, tra le tante, la clamorosa iniziativa presa dalla procura padovana quando chiese al Comune gli atti relativi alla registrazione all’anagrafe di trentadue bambini, tutti figli di coppie omogenitoriali.

Le attività di Ultima Generazione, comunque, non si sono mai fermate e il gruppo adesso si prepara a tre settimane di mobilitazione previste per maggio. Un ciclo di iniziative e di manifestazioni che “non ha a che fare con la crisi ecologica di per sé, ma con il grave stato in cui versa la nostra democrazia, che in un susseguirsi di governi inetti ci presenta di fronte a una crisi epocale in mutande e con un governo più interessato a rafforzare il proprio potere incriminando e soffocando le voci della protesta e del dissenso che a proteggere i propri cittadini”. Il mese di maggio dunque non sarà dedicato tanto alla crisi climatica, ma al fatto che “meritiamo una democrazia capace di farvi fronte”. Da qui l’appello rivolto soprattutto ai giornalisti, ai quali si domanda di mobilitarsi per le giornate dell’11 e del 25 maggio. Ultima Generazione, inoltre, esprime la sua “massima solidarietà” ai “giornalisti della Rai che vedono in queste ore il servizio pubblico ridotto a mera propaganda di regime” e “a tutti i giornalisti colpiti dall’emendamento proposto da FdI al ddl diffamazione che potremmo ribattezzare “ddl sulla restrizione delle libertà di stampa”, quello cioè che prevedrebbe addirittura il carcere da uno a tre anni (e una multa tra i 50mila e i 120mila euro) per il reato di diffamazione.

Riace, Piacenza, Padova. Associazioni a delinquere ovunque?

 

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