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Guerra in Ucraina: Catastrofica la situazione alla periferia di Kiev. Via al terzo round di negoziati

Controverso cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. Dalle 8 l’esercito russo ha promosso uno stop agli attacchi per consentire 6 corridoi umanitari. Sarebbe l’effetto della richiesta del presidente francese Emmanuel Macron, afferma il ministero della Difesa russo. Il punto però è che i russi hanno aperto 4 di questi corridoi umanitari in verso i propri confini o quelli Bielorussi, e solo due verso occidente.

Lo evidenziano alcuni media internazionali che avrebbero analizzato i piani pubblicati da Mosca. Il corridoio dalla capitale Kiev porta infatti verso la Bielorussia, mentre per Kharkiv c’è un solo corridoio e anche questo va verso la Russia. Gli unici che aprono anche verso occidente sono quelli da Mariupol, che conducono uno alla città russa di Rosto-on-Don e l’altro verso la Moldavia, come anche da Sumy ci sono due corridoi, uno verso altre città dell’Ucraina e l’altro verso la Russia. A questo punto la Francia ha precisato che Macron non ha “mai chiesto l’apertura di corridoi umanitari verso la Russia” e il governo Ucraino afferma di non accettare questo tipo di soluzione.

Intanto però nella notte le forze russe hanno intensificato gli attacchi su varie città, portando il consigliere della presidenza ucraina, Oleksiy Arestovich, a definire “catastrofica” la situazione alla periferia di Kiev. Non ci sono però fonti indipendenti per riuscire a comprendere la gravità di quanto sta accadendo, metre fonti di Kiev affermano che sarebbero almeno 8 le persone morte nelle ultime 24 ore in seguito ai bombardamenti russi nelle aree residenziali della città ucraina di Kharkiv. Sempre gli ucraini accusano i russi di aver ucciso il sindaco di Gostomel, la cittadina vicina a Kiev sede dell’aeroporto strategico Antonov, già teatro di scontri.

In questo contesto il lavoro diplomatico va al rallentatore mentre il terzo round dei colloqui tra Mosca e Kiev è iniziato da poco. Nel fine settimana hanno tentato di lasciare aperto un canale di dialogo con Mosca Israele a cui ieri si è aggiunto il sultano turco Erdogan. Ma le posizioni restano lontane: Mosca “non cede su niente”, sostiene la Francia, mentre il capo negoziatore ucraino, pur dicendosi pronto a discutere “alcuni modelli non Nato”, pone condizioni difficilmente accettabili per Mosca rivendicando Crimea e Donbass. Zelensky non aiuta a distendere le relazioni rivolgendosi all’occidente e chiedendo di fornire aerei e sistemi anti-aerei al suo esercito.

Corrispondenze e approfondimenti da Radio Onda d’Urto

L’analisi di Fulvio Schiavone giornalista e analista geopolitico curatore del portale “Lettera da Mosca” Ascolta o scarica

 Anche la Russia non si tira certo indietro: Il governo russo ha approvato infatti oggi una lista di “Paesi ostili”, per aver applicato o per essersi uniti a sanzioni contro Mosca nella quale compare anche l’Italia come gli altri Paesi Ue, oltre che la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera oltre che ovviamente gli USA e la stessa Ucraina. Secondo il decreto, lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli.

Nella partita diplomatica intanto si muove la Cina. Il ministro degli Esteri Wang Yi assicura il suo paese svolgerà “un ruolo costruttivo per facilitare il dialogo e la pace, lavorando a fianco della comunità internazionale per svolgere la necessaria mediazione”. Afferma poi che la Cina è disposta a “fare le necessarie mediazioni” e a partecipare alla “mediazione internazionale” sulla crisi svolgendo “un ruolo costruttivo nella promozione dei colloqui tra Russia e Ucraina” perché “bisogna prevenire una crisi umanitarie su larga scala”.

In Polonia il numero di profughi in fuga che hanno attraversato il confine dall’inizio dell’invasione russa sfonda quota un milione, 1.067.000 per la precisione i rifugiati arrivati nel Paese dal 24 febbraio. E’ il primo paese per arrivi. Solo ieri ne sarebbero arrivati 142mila in un giorno. La Turchia starebbe ospitando al momento oltre 20mila rifugiati, mentre sarebero oltre 230mila le persone rifugiate in Moldavia, scatenando una pressione importante su un Paese con due milioni e 600mila abitanti. “Su otto bambini oramai uno è un rifugiato” ha detto la premier Natalia Gavrilita alla Cnn chiedendo all’Ue di “creare corridoi per consentire ai profughi di lasciare il Paese”. Circa 120mila i rifugiati ucraini invece che hanno deciso di rimanere, ma la Moldavia dice di essere “al limite della nostra capacità di accoglienza”.

In tutto questo l’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell dice che se si continuerà con i bombardamenti “si arriverà a 5 milioni di rifugiati” e sostiene che fino ad ora “sono arrivati nell’Ue 1,5 milioni di ucraini” in fuga. Molti di questi giungono a Berlino, dove si trova anche il nostro collaboratore Franz per portare assistenza e aiuti e che ci aggiorna sulla situazione.Ascolta o scarica

 “Contro la guerra senza equidistanza. Noi non siamo equidistanti rispetto a questa guerra. Stiamo con la popolazione civile ucraina. Con i milioni di bambinə, donne e uomini inermi, che in questo momento sono sotto i bombardamenti di Putin”. Lo scrive l’Ong Mediterranea nel suo documento Mediterranea per la pace .  Ai nostri microfoni Luca Casarini, di Mediterranea Saving Humans.Ascolta o scarica

Sarebbero oltre 5mila le persone arrestate ieri in Russia per le proteste che si sono registrate in decine di città contro la guerra. Dati difficilmente verificabili però, anche alla luce del silenzio di Mosca sulle proteste. A diffondere questa stima è la ong Ovd-Info, attiva da dieci anni in russia e che monitora la repressione nel paese, pubblicando sul proprio portale la lista degli arrestati. Secondo ovd.info la polizia ha arrestato almeno 5.016 persone il 60 città durante le proteste di ieri. In particolare, quasi 2400 persone sarebbero state fermate nella sola città di Mosca, mentre a San Pietroburgo gli arrestati sarebbero 1.253. Al di là dei numeri è certo che i fermi si sono registrati durante manifestazioni pacifiche, come evidenziano diversi video sui social che testimoniano anche la violenza degli arresti realizzati utilizzando anche diassuasori elettrici sui manifestanti. 14372 gli arrestati dall’inizio della guerra.

Giovanni Savino ex docente universitario a Mosca, rientrato in Italia,  “licenziato politico” per aver parlato di guerra Ascolta o scarica

Per quanto riguarda l’Italia ieri erano diverse centinaia a Ghedi, nel bresciano, quelli che hanno manifestato per chiedere pace in Ucraina fuori dalla base militare della Nato. A promuovere l’iniziativa il comitato contro la guerra per continuare a chiedere l’uscita dall l’Italia dalla Nato e la chiusura delle basi militari come quelle di Ghedi in cui vengono stoccate armi nucleari dell’alleanza atlantica. Hanno ricordato anche le responsabilità italiane nei conflitti in corso nel mondo, denunciando come il nostro paese sia in prima fila nella produzione e diffusione di armamenti. Sauro, del comitato.Ascolta o scarica

L’ ANVUI ( Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito) ha partecipato oggi al presidio “NO ALLA GUERRA!”, che si è tenuto a Ghedi.
Di seguito l’intervento a nome dell’ANVUI di Emanuele Memè Lepore:
Certamente sgomentano i venti di guerra su suolo europeo che nelle scorse settimane hanno portato ad una escalation del conflitto in Ucraina e Donbass. Sgomentano al pari dei venti di guerra, prima minacciati e poi resi reali, nei Balcani negli anni 90, in Iraq nelle due guerre del Golfo, in Libano, in Afghanistan, in Somalia e in tanti scenari di guerra dove i militari italiani sono stati impiegati al servizio della NATO. Parlo a nome dell’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito, nata per la necessità di far fronte all’aumento esponenziale di morti e malati per patologie oncologiche tra i militari italiani al rientro dalle missioni all’estero nei teatri che già ho citato, e al rientro dagli addestramenti nei poligoni NATO in Sardegna. Dai Balcani in poi, ogni nuovo conflitto ha visto l’utilizzo da parte della NATO di armamenti all’uranio impoverito o contenente altri metalli pesanti. Oltre al grave danno ambientale causato in altri paesi, tutto ciò ha portato ad avere oggi all’incirca 8 mila malati accertati tra i soli militari e 400 morti, la stragrande maggioranza non riconosciuta dal Ministero della Difesa che continua a negare l’evidenza dei fatti, a non bonificare i poligoni dove vengono impiegati i militari italiani, e vengono utilizzati armamenti all’uranio impoverito. In caso di un inasprimento del conflitto e la previsione di un intervento della NATO, la nostra Associazione chiede con fermezza che nessun militare italiano venga impiegato nelle zone di conflitto. Questa circostanza comporterebbe ulteriori perdite di vite umane sia per le conseguenze dirette del loro impiego in zona di guerra sia per gli eventuali effetti dell’esposizione all’uranio impoverito e alle nanopolveri di metalli pesanti, rilasciate nell’ambiente dall’impatto degli armamenti. Sono già troppe le vittime che abbiamo riscontrato tra militari e civili nei precedenti e già citati conflitti e non siamo disposti ad accettarne altre. Intendiamo, con la nostra azione e la forza che possiamo esprimere, far valere l’articolo 11 della Costituzione Italiana, che cito: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Come Associazione sosteniamo quindi tutte le iniziative che intendono fare pressioni sul governo italiano e le altre istituzioni affinchè l’Italia non si impegni in una ulteriore guerra, non impieghi i nostri militari, non impieghi armi e soldi che invece possono essere destinati a ben altri e più utili usi, come ad esempio l’assistenza alle migliaia di malati tra i militari e la bonifica delle zone contaminate dagli addestramenti militari su suolo italiano. Per la pace, per il rispetto dei principi costituzionali, a garanzia della salute del personale militare italiano e dei potenziali civili coinvolti, in nome di tutte le vittime dell’uranio impoverito! Che nessun soldato italiano venga utilizzato per questa guerra a rischio della propria vita e di quella altrui!

A chiudere la pagina della guerra in ucraina il tema energetico e delle sanzioni. Differenziare la fonti approvvigionamento energetico, rendere l’Italia sempre meno dipendente dalla Russia, perorare la causa di un tetto comune ai prezzi del gas: con questo triplice obiettivo oggi il premier Mario Draghi e il ministro Roberto Cingolani incontreranno a Bruxelles la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen. Mentre Berlino frena la Francia e dice no allo stop delle importazioni di gas dalla Russia, i mercati vedono le borse in picchiata e il prezzo del gas e del petrolio alle stelle.

 

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