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Africa e miniere

Zimbabwe, Burkina Faso, Marocco… alle tradizionali risorse minerarie del continente africano (oro, argento, diamanti, rame, manganese…) si sono aggiunti coltan, cobalto, litio… e per le grandi compagnie gli affari vanno a gonfie vele preannunciando futuri conflitti

di Gianni Sartori

Premesso che di mineralogia, carotaggi ed estrattivismo non ne capisco molto (nonostante un paio d’anni di Geologia a Padova, da studente lavoratore, risultati incompatibili con i turni notturni alla Domenichelli), proverò a orientarmi tra alcune recenti news sulle miniere africane.

Pare che l’ex Rhodesia, oggi Zimbabwe, sia uno dei pochi paesi africani dotati di vaste riserve di Lithium. Nel senso di “litio”, il minerale (simbolo Li, numero atomico 3, peso atomico 6,94; nessun riferimento ai Nirvana quindi) essenziale per le batterie dei veicoli elettrici.

E se questo ha già scatenato le comprensibili brame delle grandi compagnie minerarie, finora aveva mobilitato soprattutto schiere di minatori individuali (“artigianali”). Sui quali tuttavia stanno calando pesanti restrizioni ministeriali. In pratica non potranno più esportare il materiale grezzo estratto, spesso fortunosamente, da terreni non necessariamente di loro proprietà e da miniere abbandonate.

Una restrizione che non dovrà interessare le miniere di livello industriale in quanto dovrebbero esportare solo materiale trattato, un “concentrato di litio”. Miniere comunque ancora in fase di realizzazione, dato che l’unica importante produttrice di litio è quella di Bikita. Nello stesso tempo il governo di Harare intende favorire aziende locali per la trasformazione in loco del minerale così che possa venir utilizzato direttamente dall’industria dei veicoli elettrici.

Di particolare rilevanza l’accordo di novembre con la

TsingShan Holding per la costruzione di un impianto per la produzione del concentrato di litio.

Altre società come Premier African Minerals e Huayou Cobalt fanno parte di compagnie intenzionate a iniziare quanto prima l’esportazione di litio.

La compagnia marocchina managem farà affari d’oro

Novità rilevanti anche dal Marocco con l’ormai centenaria compagnia Managem. Da circa vent’anni va ampliando il suo raggio d’intervento in Sudan (oro), Gabon, RdC (sarà mica per il coltan?) e Guinea (miniera aurifera Tri-K).

Il 20 dicembre ha annunciato di aver sottoscritto un accordo (una transazione dal valore di circa 280 milioni di dollari) con la canadese Iamgold Corporation per acquisire la proprietà di alcuni progetti di estrazione aurifera in Mali (progetto Diakha-Siribaya), Senegal (progetti Boto, Boto ovest, Daorala, Senala ovest) e Guinea (progetto Karita).

Con la dichiarata intenzione di aumentare la propria produzione di oro dato che finora si era posizionata ben lontana dai livelli di produzione di compagnie come Iamgold, Endeavoure, B2Gold o la Kinross Gold (presente in Africa in Ghana e Mauritania).

Sterili polemiche sul Burkina Faso

Da segnalare anche la polemica (strumentale?) scatenata dal presidente del Ghana Nana Akufo-Addo mentre si trovava (guarda caso) a Washington. Accusando il Burkina Faso di aver ceduto alla compagnia russa Wagner una miniera d’oro a pagamento dell’intervento militare contro l’insorgenza jihadista.

Notizia immediatamente smentita da Simon Pierre Boussim, ministro di Energia, Miniere e Cave, nella conferenza stampa del 20 dicembre, organizzata con l’ITIE-Burkina (Comitato per la Trasparenza nelle Industrie Estrattive) nella capitale Ouagadougou dell’ex Alto Volta.

In realtà in Burkina Faso esiste già una presenza russa in campo minerario (si parla di tre miniere sfruttate da Nordgold). Ma qui operativa da oltre dieci anni.

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