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G8 Genova 2001: Capire l’ultima sentenza della Corte di Cassazione a riguardo la richiesta di estradizione per Vincenzo Vecchi

Il 29 novembre la Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza di primo grado e appello che negava l’estradizione in Italia di Vincenzo Vecchi. La Francia, ora, cederà alle pressioni italiane, che vogliono imprigionare l’ex militante noglobal in nome di una legge fascista? Per comprendere meglio questa nuova svolta e le sue sfide, abbiamo parlato con il Sig. Tessier, uno degli avvocati di Vincenzo Vecchi.

Avvocato Maxime Tessier, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Per cominciare, può riassumere il contenuto della sentenza pronunciata a fine novembre dalla Corte di Cassazione e darcene le motivazioni?

La Corte di Cassazione ha infatti emesso due sentenze il 29 novembre. Da un lato, una decisione con la quale si rifiuta di trasmettere al Consiglio costituzionale una questione prioritaria di costituzionalità, vale a dire una richiesta di verificare la conformità alla Costituzione delle norme che disciplinano il mandato d’arresto europeo in Francia. Decise invece di ribaltare la decisione della Corte d’Appello di Angers che aveva in particolare rifiutato la consegna di Vincenzo. Vecchi all’Italia per scontare una pena detentiva di dieci anni pronunciata per “devastazione e saccheggio”.

E quali sono gli argomenti per ribaltare questa decisione?

La Corte di Cassazione ha applicato la sentenza pronunciata quest’estate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (a Lussemburgo, da non confondere con la Corte europea dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo), fatto che è servito da “guida per l’utente” a sapere quando si ritiene che vi sia o meno una doppia incriminazione, vale a dire identiche incriminazioni in due Stati membri dell’Unione europea (quello che ha emesso il mandato d’arresto europeo e chi è responsabile della sua esecuzione).

La nostra posizione era che il reato italiano e mussoliniano di “devastazione e saccheggio” non avesse equivalenti in Francia, e quindi che questo mandato d’arresto europeo non potesse essere applicato lì.

Inizialmente la Corte di Cassazione non aveva rigettato la nostra posizione, ma aveva chiesto il parere della Corte di Giustizia Europea (i cui pareri fanno parte dei Trattati europei e sono immediatamente applicabili).

La Corte di cassazione è stata quindi obbligata ad applicare la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, nella quale si affermava che non occorreva una perfetta equivalenza tra le incriminazioni dei due Stati per applicare un mandato d’arresto europeo.

È proprio questo requisito molto debole circa il livello di equivalenza tra le leggi penali degli Stati che pone un problema, perché comporta che la Francia possa eseguire una sentenza che essa stessa non avrebbe mai pronunciato, perché gli atti con cui il sig. Si rimprovera a Vecchi – ammesso che siano stati commessi, cosa che però non è più materia visto che siamo ormai al livello dell’esecuzione di una sentenza – avrebbe dato luogo a suo tempo a condanne per reati minori o delitti, cioè per dicono condanne che nulla hanno a che vedere con quelle sostenute in Italia per “devastazione e saccheggio”, che sono a livello di reato.

La consideri una decisione politica? Pongo la domanda perché è in gioco anche la cooperazione tra i diversi Stati dell’Unione Europea…

Da un punto di vista giuridico, è l’applicazione di una decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea. Il comitato di appoggio di Vecchi si sta comunque mobilitando su tutti i fronti, anche politico.

Dopo questa decisione della Corte di Cassazione, quali saranno i margini di manovra dei magistrati della Corte d’Appello di Lione davanti ai quali dovrà passare Vincenzo Vecchi?

La Corte d’Appello di Lione deve ricominciare tutto da capo, vale a dire che riproponiamo tutte le argomentazioni che abbiamo fatto valere a Rennes e poi ad Angers, comprese quelle relative alla questione della doppia incriminazione, ma in modo diverso. La corte d’appello di Angers aveva deciso di dire che non c’era doppia incriminazione, spiegandolo in un certo modo. La sua motivazione non è stata convalidata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, e dalla Corte di Cassazione. Ma ciò non significa che non ci siano altri argomenti legali da sollevare. Rimane perfettamente intatta la nostra determinazione a far uscire il signor Vecchi da questa ingiusta situazione e ad utilizzare i mezzi legali a nostra disposizione. Porremo quindi tutte le domande del caso, riservandoci di porre altre questioni di costituzionalità.

E puoi condividere con noi ora gli argomenti che vuoi portare avanti?

Riserveremo i nostri nuovi argomenti alla Corte d’Appello di Lione, come abbiamo sempre fatto. D’altra parte, per quanto riguarda le argomentazioni che abbiamo già sollevato e che tutti conoscono, quest’ultima aveva fino ad ora consentito a due Corti d’Appello di aver successivamente deciso di rifiutare la consegna di Vincenzo Vecchi all’Italia. In primo luogo, diverse questioni relative al procedimento, in particolare sul rispetto dei diritti della difesa. Poi, la questione della doppia incriminazione, e anche quella dello sproporzionato attacco al diritto al rispetto della vita privata, ai sensi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che si pone puntualmente nei processi relativi ai mandati di stop europeo. È ragionevole, a più di vent’anni di distanza, rimandare qualcuno in un Paese per eseguire una sentenza, peraltro pronunciata ai sensi di una legge Mussolini, pur presentando attualmente tutte le garanzie di inserimento in Francia? Questo mandato d’arresto europeo, che risale al 2016, dovrebbe applicarsi più di sei anni dopo l’inizio della procedura? È giusto? Per noi no.

E quali rimedi potrebbe prendere in considerazione Vincenzo Vecchi se purtroppo la Corte d’Appello di Lione convalidasse questo mandato d’arresto europeo?

Se la Corte d’Appello convalida il mandato d’arresto europeo, il signor Vecchi avrebbe, dopo essersi dato tempo per riflettere, la possibilità di presentare un nuovo ricorso in Cassazione. Infine, per lui sarebbe quasi il primo, visto che l’appello che ha fatto il signor Vecchi era solo in reazione a quelli dei procuratori generali di Rennes e Angers. La Procura Generale ha sempre esercitato le possibilità offertele dalla legge. Vecchi, come ogni cittadino europeo, non ha meno diritti e si riserva le stesse possibilità.

Al di là della situazione di Vincenzo Vecchi, quali sarebbero i rischi giurisprudenziali se si applicasse questo mandato d’arresto europeo?

In realtà il caso del signor Vecchi riguarda tutti. Innanzitutto tutte le persone che si trovano in situazioni di manifestazioni e che si trovano represse in occasione di queste. Ma questo caso non riguarda solo la violazione del diritto di manifestare. Nei testi relativi al mandato d’arresto europeo si elencano 32 reati per i quali non deve mai porsi la questione della doppia incriminazione, terrorismo, omicidio, ecc. Tuttavia, ciò che stiamo affermando e applicando dalla decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea del 14 luglio 2022, è l’eliminazione della necessità della doppia incriminazione per eseguire un mandato d’arresto europeo. Non è solo un dibattito legale: stiamo parlando di ciò che tutela la libertà delle persone, e di ciò che ti rende non condannato per niente e senza fondamento in una democrazia. Il codice Rocco per il quale è stato condannato Vincenzo Vecchi esula da questi 32 capi di imputazione, ma ci viene detto che la doppia incriminazione non è un ostacolo. Eppure questa legge fascista non esiste in Francia. Se anche semplicemente allarghiamo la possibilità di utilizzare il mandato d’arresto europeo, allora possiamo estenderla a tutto ciò che non è nella lista di questi 32 reati. Fin dall’inizio, abbiamo espresso timori su ciò che potremmo aspettarci da uno Stato europeo che avalli leggi illiberali o antidemocratiche. Penso, ad esempio, alla criminalizzazione del ricorso all’aborto. Molto recentemente, la Polonia ha limitato la sua politica sull’aborto, ma non solo ha limitato la possibilità di abortire, poiché ha anche deciso che potrebbe essere applicata una pena detentiva se una persona avesse comunque abortito. Immaginiamo che una donna polacca venga condannata e si rifiuti di scontare la pena sulla base di un atto d’accusa così ingiusto: qui non avremmo a che fare con un criminale latitante, ma, come per il signor Vecchi, con una persona che lancerebbe l’allerta – suo malgrado – in nome dei nostri valori democratici. Tuttavia, il procuratore polacco potrebbe decidere che questa donna debba scontare la sua pena, emetterebbe un mandato d’arresto europeo e verrebbe arrestata e portata davanti alla camera d’inchiesta. Direbbe che c’è un problema con il doppio pericolo. La sua difesa direbbe senza dubbio che questo reato che esiste in Polonia non ha equivalenti nel nostro paese. Ma se applichiamo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, basterebbe che “sembrasse” un reato che esiste già nel nostro Paese, perché il mandato d’arresto europeo venga applicato dai giudici francesi nonostante tutto. Del resto la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha detto che non c’era bisogno di una perfetta equivalenza, e si potrebbe applicare la tristissima e seria giurisprudenza Vecchi… … Tuttavia, questa soluzione non è inevitabile. La lotta continua. Il mandato d’arresto europeo può valere per tutto, su qualsiasi argomento, il tema dell’aborto parla a tutti, e si vede chiaramente che il diritto all’aborto è stato messo in discussione da Stati in cui non pensavamo potesse esserci. Negli Stati Uniti sono i giudici che hanno disfatto le cose, quindi chiediamo una vigilanza particolare.

Una delle specificità di questo caso giudiziario, o almeno delle reazioni a questo caso, è che oltre alla difesa di Vincenzo Vecchi sul terreno legale, c’è una difesa politica. È stato rapidamente creato un comitato di supporto e si sono svolte manifestazioni davanti alle corti d’appello. Quale pensa possa essere il nesso tra da un lato una difesa in campo giudiziario e dall’altro una mobilitazione politica? Inoltre, che legami hai con il comitato di sostegno a Vincenzo Vecchi?

Non si può che avere ammirazione per quello che queste persone hanno fatto, in modo gratuito, spontaneo, chi per un amico, chi per uno che non conoscevano. Alcune persone che hanno partecipato al comitato di sostegno non avevano mai manifestato o espresso pubblicamente un’opinione in vita loro. Sono ciò che France Culture chiama Les sentinels de Rochefort. Se non avessero fatto tutto questo, il signor Vecchi potrebbe essere in Italia, perché sono stati loro a trovare gli avvocati, sono stati loro a contribuire a raccogliere le prove che il secondo mandato d’arresto europeo originariamente emesso era in realtà infondato, e ancora loro che hanno dimostrato che il signor Vecchi era pienamente integrato in questo comune di Rochefort-en-Terre, nel Morbihan, ancora loro che spiegano che questa situazione è intollerabile per i diritti individuali e collettivi. Ovviamente, gli avvocati, Catherine Glon, Paul Mathonnet ed io, ci rivolgiamo ai tribunali, in relazione al nostro cliente. In termini di sensibilizzazione sulla situazione, anche se facciamo la nostra parte come avvocati, il più delle volte è il comitato di sostegno ad essere in prima linea, organizzando comizi, organizzando lì di recente un convegno all’Assemblea nazionale, e recentemente da lavorando con noi su un rinvio alla commissione per le libertà del Parlamento europeo, cui abbiamo fatto riferimento due settimane fa, e dalla quale attendiamo una risposta, su questa questione del mandato del giudizio europeo e della doppia incriminabilità. Lavorando insieme su questo tema, abbiamo ricordato che quando il mandato d’arresto europeo è stato adottato dal Parlamento europeo, non è stato senza discussioni, né senza compromessi, sulle modalità della sua attuazione, e quindi non senza voler ottenere garanzie. Tuttavia, di fronte a questa decisione della Corte europea che lede, se non per nulla, l’interesse del principio della doppia incriminazione, abbiamo ritenuto necessario avvertire le autorità politiche, e quindi la commissione per le libertà del Parlamento europeo. Perché la situazione di Vincenzoriguarda tutte le persone che circolano sul territorio dell’Unione Europea. È una questione di interesse generale, che riguarda quindi i nostri rappresentanti politici.

Ultima domanda… Come sta Vincenzo Vecchi, a più di due anni dal suo arresto a Rochefort-en-Terre e dalla sua prima comparizione davanti alla Corte d’Appello di Rennes?

Vincenzo Vecchi ha scelto di rimanere discreto e vogliamo che questo desiderio venga rispettato. Non è qualcuno che ha cercato di far parlare di sé. Ammiriamo il suo coraggio, la sua dignità. Il suo nome è ora associato a una causa che riguarda tutti gli europei. Siamo onorati di lottare per questa causa e per lui.

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