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Rio 2016: scontri tra polizia e manifestanti

Il Comitato per i diritti dell’infanzia dell’Onu denuncia: “La polizia sta uccidendo i bambini per ripulire le strade”

Il 5 agosto inizieranno i Giochi Olimpici a Rio 2016, in Brasile. Se da una parte c’è chi la ritiene una grande opportunità per il Paese, dall’altra c’è chi è spaventato e ritiene che l’organizzazione possa essere soltanto una bolla, come ce ne sono state tante nel mondo; luoghi in cui l’organizzazione di grandi eventi ha lasciato debiti ed incuria.

Leggi: Olimpiadi, spreco o investimento?

Nei giorni scorsi i manifestanti, che protestano contro le modalità organizzative, si sono scontrati con la polizia, che ha tentato di tenere nascosta la protesta di parte della popolazione brasiliana.

Molti problemi organizzativi hanno caratterizzato l’organizzazione delle olimpiadi di Rio 2016: lavori eseguiti male e cattiva gestione delle risorse economiche. Così, quello che dovrebbe essere un trampolino di lancio, rischia di diventare un tuffo nel vuoto, scevro di medaglie.

Già dopo i mondiali del 2014, svoltisi sempre in Brasile, avevamo raccolto la testimonianza di Mayara L. Reis, dottoressa di ricerca in diritto romano, nella quale emergevano aspetti inquietanti, come le promesse fatte dal governo ai brasiliani, di incentivare le infrastrutture, o ancora la forte repressione che si registrò prima e durante i mondiali. A tal proposito, le olimpiadi si svolgeranno in un periodo storico in cui il pericolo terrorismo è molto alto, proprio per tale ragione, in nome della sicurezza, rischiano di trasformarsi in un pretesto per reprimere qualsiasi forma di dissenso. LEGGI L’INTERVISTA

I manifestanti hanno dichiarato: “Siamo qui per protestare non contro l’Olimpiade in sé ma contro il modo in cui sono state usate le risorse. Gli organizzatori hanno usato le loro aziende, hanno corrotto, solo per guadagnare molti soldi”.

Fino ad ora sono stati spesi 40 miliardi di real brasiliani per i Giochi, soldi portati via agli ospedali, dove la gente muore nei corridoi. I professori sono senza stipendio, solo 4 mesi fa hanno scioperato per questo.

Il sistema dei trasporti è immobile. Ci vogliono tre ore per muoversi dentro Rio, molte linee di bus sono state tagliate. Le persone delle periferie non possono andare nella zona sud, dove ci sono tutte le attrazioni culturali e le spiagge. Le persone che vivono lontano non hanno accesso alla cultura, all’istruzione, alla sanità. Non c’è alcuna eredità, l’eredità che rimarrà è solo quella per chi aveva già i soldi ed è diventato più ricco con i giochi”.

Nicola Gesualdo da Oltremedia

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Rio 2016 apre apparentemente le sue Olimpiadi sognando un mondo verde, dove non ci sia spazio per ingiustizie e differenze. Tuttavia, nella città invasa dal ritmo e dalla allegria del Samba, la temutissima Rota (reparto speciale della polizia brasiliana), in queste ore sta prelevando e uccidendo i meninos de rua, i bambini di strada che provengono dalle favelas.

Secondo il Comitato Onu, le forze dell’ordine sono direttamente coinvolte “nell’elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini” nel Paese, con l’obiettivo di “pulire” la metropoli in vista dei Giochi Olimpici del 2016.

In Brasile, i meninos de rua sono oltre sette milioni, ma ve ne sono almeno altri 30 milioni, che vivono in famiglie con un reddito mensile inferiore ai sette dollari. I ragazzini vivono in strada e per sopravvivere si dedicano al furto, spaccio, prostituzione o alle rapine.

Insomma, piccoli delinquenti senza possibilità di recupero che, ammesso non facciano una brutta fine prima del tempo, diverranno adulti criminali. Per questo, la cosiddetta società civile li teme, li combatte e li sopprime.

Per i brasiliani infatti il problema va risolto a prescindere, non importa come, ci pensano gli squadroni della morte formati dalla polizia locale. I ragazzini vivono tutti insieme nel terrore di essere massacrati dalla Rota, che ogni anno fa strage dei minori senza diritti. Le loro giornate sono sempre uguali: si sniffa colla o smalto e si “lavora”. Le ragazzine invece vengono violentate sotto effetto dei gas narcolettici. Sono inoltre costrette a masturbare i poliziotti, mentre le ragazze incinte vengono continuamente prese a stivalate o a colpi di frusta nella pancia, mentre dormono sul marciapiede protette da un cartone. Per loro non esiste l’aborto: è una regola non scritta, un codice di comportamento, un modo per spezzare la solitudine e la mancanza di affetto.

Il quadro è assolutamente disarmante, eppure le istituzioni hanno carta bianca nella gestione del “problema” soprattutto adesso che ci sono di mezzo le Olimpiadi. Poiché la loro vista infastidisce la società, i ragazzi vengono infatti brutalmente accoltellati o freddati a colpi di revolver per le strade.

Chi detta le regole? A decidere delle sorti dei ragazzini sono commercianti e imprenditori senza scrupoli che controllano gli affari all’interno delle favelas. Sono loro che comandano le esecuzioni e che hanno il controllo del traffico di droga, oltre a quello dello sfruttamento della prostituzione minorile. Questi bambini vengono ridotti in schiavitu’, costretti a lavorare nelle discariche o nelle miniere d’oro e talora vengono rinchiusi in bordelli per meglio soddisfare i bisogni degli orchi occidentali, i “turisti del sesso” che brulicano in ogni stagione.

Il tacito silenzio. Nonostante i media cerchino di tacere le notizie sull’orrore che si cela dietro l’affare delle Olimpiadi, ad oggi nessuno sta cercando di fermare lo scempio. Anche il tanto amato Papa Bergoglio era stato informato ma non ha ancora proferito parola.

Qualche dato. I dati ufficiali parlano di 371 scomparsi dall’inizio dell’anno, l’Onu ne stima almeno duemila, mentre il Consiglio federale di medicina brasiliano ritiene che siano 250 mila in tutto il Paese negli ultimi anni. Padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor” parla di “400 alla settimana” eliminati nel corso del “genocidio sociale” in atto. L’ultimo studio Unicef, riferisce di 10.500 bambini e adolescenti assassinati all’anno, il doppio rispetto al 1990. In media, dunque, ogni ora viene ammazzato almeno un minore.

In tutto ciò, il governo italiano e l’Unione europea, nell’ambito delle proprie competenze, non hanno ancora deciso di verificare quanto sia accaduto e quanto stia accadendo in tema di violenza contro bambini e adolescenti nella città di Rio de Janeiro e nelle altre metropoli brasiliane, in vista delle olimpiadi.

Utile precisare che nessun paese aderente all’Unione europea, ha ratificato la convenzione internazionale del consiglio d’Europa sul traffico di organi umani, ad eccezione dell’Albania. Il principio di “legalità” segue il nullum crimen sine lege.

Allora cosa c’è da festeggiare?

Simona Mazza da laspiapress.com

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