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Università. Lo strano caso degli agenti “tutti feriti” contro studenti a mani nude

La pesante campagna di criminalizzazione degli studenti universitari per le loro proteste contro gli accordi tra atenei italiani, istituzioni israeliane e industria bellica, ha avuto un salto di qualità con gli incidenti avvenuti alla Sapienza la scorsa settimana.

di Federico Rucco da Contropiano

Con un evidente ordine di scuderia, il governo, i ministri, i giornali della destra e quelli liberali filo-israeliani, hanno calcato la mano su un aspetto: i 27 agenti di polizia “feriti” durante i tafferugli alla porta dell’università la Sapienza.

Tutti hanno messo in evidenza questo numero come “prova evidente” della violenza da parte degli studenti contro le forze dell’ordine intervenute per fermarli.

Su quanto accaduto ci sono decine di fotografie e di video (video1 e video2) che però mostrano una realtà parecchio diversa rispetto a questa “narrazione”.

Si vedono infatti studenti e studentesse a mani nude, spesso alzate, che nella peggiore delle ipotesi si spintonano con agenti in tenuta antisommossa; quindi bardati con scudi, caschi e manganelli. Ben dotati, insomma, di mezzi “difensivi” e “offensivi”.

Vediamo i resoconti di alcuni mass media su quanto avvenuto alla Sapienza e le conseguenze che ne vengono tirate:

In Italia ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero, ma non di andare a insultare carabinieri, polizia, finanzieri, attaccarli, perché ci sono stati dei feriti tra le forze dell’ordine”, ha ha detto per esempio il vicepremier, Antonio Tajani, a “Dritto e Rovescio“ su Rete4.

Tra i 27 feriti tra gli appartenenti alle forze dell’ordine a seguito degli scontri con i manifestanti 16 appartengono al Reparto Mobile di Roma, che hanno riportato lesioni come: una frattura composta delle ossa nasali con 20 giorni di prognosi, un’infrazione della falange del dito della mano destra con prognosi di 21 giorni. Gli altri feriti sono 9 agenti della Questura e due appartenenti all’Arma dei carabinieri. (Agi)

Che quello spintonamento a mani nude possa aver prodotto ben 27 feriti refertati tra le forze dell’ordine, è un dato piuttosto incredibile. Sia perché video e foto – prodotti da reporter professionisti, non “di parte” – non certificano una dinamica così “violenta” come quella denunciata da ministri e giornali.

Sia perché il numero di agenti in divisa e in borghese impegnati nello spintonamento appare visivamente molto simile al numero di agenti poi refertati e indicati come feriti.

L’impressione è che, praticamente, quasi tutti gli agenti impegnati quella mattina sarebbero rimasti “feriti”, cosa che non avviene – o meglio: non avveniva – neanche in caso di scontri veri, ossia tra gruppi dotati entrambi di strumenti “offensivi”.

Volendo per esempio fare un paragone con l’ultimo episodio di seri e duri scontri di piazza tra manifestanti e polizia – risalente ormai al 15 ottobre 2011 a Roma – emerge con evidenza una contraddizione numerica.

In quel caso gli scontri durarono qualche ora, in diverse zone del centro e diversi gruppi di manifestanti erano visibilmente “attrezzati” per uno scontro di piazza.

E quanti agenti feriti ci furono nei durissimi scontri del 15 ottobre 2011 a Roma?

Sono stati circa cento i feriti (fra cui una trentina di appartenenti alle forze dell’ordine), di cui tre in gravi condizioni e ricoverati in codice rosso: un manifestante di Sinistra e Libertà che ha perso due dita per l’esplosione di un petardo; un poliziotto colpito al torace e una terza persona che ha riportato traumi multipli”. (Corriere della Sera del 16 ottobre)

Ci sarebbero circa venti feriti tra forze dell’ordine, manifestanti e teppisti negli scontri di oggi a Roma. Tutti sono stati trasportati all’Umberto I e al San Giovanni e sono stati medicati per contusioni e lievi ferite”. (Ansa)

Il Ministro degli Interni di allora, Maroni, così riferiva il giorno successivo in Senato:

Al momento, si lamentano 105 feriti tra le forze dell’ordine, di cui 58 dell’Arma dei carabinieri, 35 della Polizia di Stato e 12 della Guardia di finanza. Risultano feriti anche 35 manifestanti”.

Tra le cifre riportate a cado dai media e quelle “ufficiali” prodotte dal ministro c’era già uno scarto significativo (da “circa trenta” a “105”), e a nessuno sfuggiva il peso dell’occasione per “marcare visita” pur di strappare qualche giorno di riposo dal servizio. Siamo tutti esseri umani in fondo…

Dunque: se uno scontro di piazza vero, pesante, entrato e rimasto nelle cronache, aveva prodotto quel numero di agenti “feriti e refertati” (pur con qualche dubbio), come è possibile che un banale spintonamento a mani nude abbia prodotto un così alto numero di agenti “feriti e refertati”?

C’è più di qualcosa che non quadra. E forse anche l’Ordine dei Medici e la Procura dovrebbero indagare un po’.

Anche perché quel numero abnorme di agenti “refertati” ha assunto un ruolo politico, visto che è diventato il perno intorno al quale il governo fa ruotare la sua campagna di criminalizzazione degli studenti che protestano. Oltretutto con pesanti conseguenze sull’eventuale carico penale nei confronti dei due studenti arrestati.

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Scontri a Torino tra studenti e studentesse dell’Università e le forze di polizia, che questo martedì mattina con un ampio dispiegamento di agenti in tenuta antisommossa ha caricato il corteo per impedire ai manifestanti di raggiungere il militarizzato Castello del Valentino, sede del Dipartimento di Architettura, dove era in corso la conferenza con i ministri Tajani, Bernini, Lollobrigida e Picchetto Fratin.

Collettivi universitari, studenti e studentesse si erano dati appuntamento alle 9 di questo martedì mattina a Palazzo Nuovo per contestare il “convegno vergognoso del Politecnico”, che riuniva all’interno dell’università i rappresentanti istituzionali di Torino e Piemonte con i Ministri del Governo Meloni e le potenze energetiche italiane per parlare, tra le altre cose, di rapporti economico-scientifici con Israele e Eni.

Quella di oggi era una delle tre giornate al Valentino di tavoli a porte chiuse, alcune delle quali secretate: tra gli ospiti al convegno anche i dirigenti di Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionalCARe) che ha portato avanti il contestato bando di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele. “Fuori i sionisti dall’Università” la frase dello striscione che ha aperto la manifestazione studentesca.

Nel corso del pomeriggio alcuni manifestanti a sostegno del popolo palestinese sono riusciti a entrare nel Castello per portare le loro istanze, come racconta a Radio Onda d’Urto  Sara del CUA di Torino. Ascolta o scarica.

il comunicato del CUA di Torino sulla contestazione di ieri al convegno istituzionale tenutosi alla sede del Valentino del Politecnico.

Ieri mattina un gruppo di student3 dell’Università di Torino ha contestato il convegno a porte chiuse che si è tenuto al castello del Valentino su tecnoscienza e intelligenza artificiale, con ospiti di riguardo come i ministri Tajani, Bernini, Lollobrigida, Fratin, dirigenti di ENI e MAECI e la rappresentanza politica locale nelle persone di Lorusso e Cirio.
Con le bandiere della Palestina ci siamo avvicinat3 al centro città completamente militarizzato per l’evento, così come la sede del Valentino del Politecnico, chiusa per permettere a questi individui di chiacchierare indisturbati dentro le mura di una sede pubblica oggi resa inaccessibile all3 student3.

Siamo andat3 a contestare l’evento perchè l’intento di questo convegno è di rafforzare ancor di più il legame tra la ricerca bellica e i nostri atenei, così come le partnership italiane con paesi belligeranti e genocidi come Israele. Vediamo bene in Palestina come l’applicazione dell’intelligenza artificiale serva principalmente ad uccidere civili e devastare territori e non vogliamo renderci complici di un tale scempio mettendo le nostre intelligenze al servizio delle guerre degli stati imperialisti occidentali.

La ministra dell’Università, Bernini, risponde eloquentemente alle proteste studentesche invitandoci ad un “dialogo”; come sempre questi politicanti parlano di scenari inverosimili, perchè mentre richiama gli studenti alla pacificazione a pochi metri dalla sua carnevalata dentro il Politecnico al corteo veniva impedito di avvicinarsi alla sede attraverso il solito utilizzo spropositato di manganelli, calci e spintoni. La ministra inoltre parla dei benefici del dual use, la possibilità di utilizzare in campo civile e militare la medesima tecnologia, sostenendo che sia proprio questa pratica a salvarci la vita e che non potremmo vivere senza. Peccato che la ministra aggiri il punto della questione poiché le stesse tecnologie che in occidente (forse e comunque non per tutti/e) salvano le vite negli ospedali, non molto lontano dall’ipocrita occidente vengono usate per compiere genocidi, per intensificare il controllo sulla popolazione, per rubare l’acqua ai territori, solo per fare qualche esempio. Tutto questo non ci sta bene, se la ricchezza non è per tutt3 è solo uno strumento di dominio.

La contestazione di oggi si inserisce nel quadro delle mobilitazioni incessanti che da ottobre portiamo avanti contro il genocidio e per una Palestina libera. Nonostante gli infiniti appelli per il cessate al fuoco, l’escalation odierna della guerra e le dichiarazioni del governo israeliano continuano ad andare nella direzione della distruzione totale della Palestina, su cui il cui punto di svolta sarà l’invasione via terra di Rafah. Per questo rimandiamo all’appello alla mobilitazione generale che da qualche giorno circola in tutta Italia per richiamare ad un’azione politica coordinata le realtà che continuano a lottare per la liberazione della Palestina dal colonialismo, contro tutte le guerre imperialiste e chi le arma (link in bio).

È scontato dire che non ci fermiamo oggi, i prossimi giorni saranno ricchi di occasioni per continuare a contrapporci al sistema di guerra totale verso cui vorrebbero portarci e per conquistare un futuro degno di essere vissuto.

CON LA PALESTINA FINO ALLA VITTORIA
CONTRO TUTTE LE GUERRE IMPERIALISTE

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