Almeno 10 persone sono state arrestate in seguito alle proteste che si sono svolte in Tunisia contro il referendum che si terrà, oggi, lunedì 25 luglio. Il presidente tunisino Kais Saied infatti, dopo aver sciolto il Parlamento, ha indetto una votazione per una nuova Costituzione che prevede l’accentramento del potere nelle mani del capo dello Stato, seguendo così una linea di presidenzialismo puro nonostante il permanere delle due Camere, una eletta direttamente dai cittadini e una dalle Regioni. Il referendum, che non prevede quorum, si configura di fatto come un voto pro o contro il presidente.
Duri scontri a Tunisi tra polizia e manifestanti che protestavano contro il referendum costituzionale.
La polizia ha usato i lacrimogeni e gli idranti, per disperdere la folla che si stava avvicinando alla sede della commissione elettorale. Migliaia di persone si sono radunati nel centro della città per dire no alla modifica costituzionale, voluta dal presidente Saied, e invitare al boicottaggio oppure a votare no. Un’altra manifestazione è indetta per oggi.
Il referendum si terrà oggi, lunedì 25 luglio, e la nuova costituzione trasformerà la Tunisia in una repubblica presidenziale. Un anno fa, il presidente Saied ha dimissionato il governo e sospeso il Parlamento (poi sciolto), con la motivazione di combattere la corruzione, ottenendo un forte sostegno popolare, ma il consenso è andato diminuendo a causa della forte crisi economica e della concentrazione dei poteri nelle mani di una sola persona.
Anche il sindacato dei lavoratori, UGTT, che inizialmente ha guardato con favore alle mosse di Saied, recentemente ha condannato le azioni unilaterali del governo in materia economica e criticato la bozza di costituzione, ma ha lasciato libertà di coscienza agli iscritti di scegliere come votare. La maggior parte dei partiti di opposizione hanno invitato al boicottaggio. Per far passare la nuova costituzione non serve il raggiungimento di un quorum.


