Menu

Spariti i referti dei detenuti picchiati nel giorno della “mattanza” a Santa Maria Capua Vetere

I referti dei detenuti picchiati e torturati il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono spariti

di Raffaele Sardo

Parla un teste dei carabinieri: in infermeria solo i documenti medici degli agenti, non dei reclusi. La rivelazione arriva proprio durante le battute finali dell’udienza. I referti dei detenuti picchiati sono spariti. I carabinieri non li hanno trovati. Ed è un giallo, l’ennesimo, in una vicenda terribile e non ancora del tutto chiarita: il pestaggio dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Ieri in udienza i primi video di quella che è stata definita una vera e propria “mattanza”. Scene rabbrividenti. Ma è soltanto quando il magistrato che rappresenta la pubblica accusa pone una domanda specifica che viene fuori il nuovo caso. A un certo punto dalle immagini si vede un recluso che viene portato a braccio da due compagni, probabilmente verso l’infermeria. Chiaramente vittima di un pestaggio. “Avete sequestrato i referti medici per i detenuti feriti e portato in infermeria?”, chiede il pubblico ministero Pannone al brigadiere del carabiniere Medici. “Non li abbiamo trovati”, è la risposta che gela l’aula, del sottufficiale dell’Arma.

Il presidente del collegio della Corte di assise, Roberto Donatiello, interviene, vuole approfondire, sembra sorpreso. “Mi faccia capire – dice il presidente del collegio di Corte d’Assise Roberto Donatiello – non c’erano i referti medici dei detenuti assistiti il 6 aprile?”. È il giorno della “mattanza”. Come è possibile che quelle carte non ci siano più? “Abbiamo trovato quelli degli agenti, non quelli dei detenuti” ripete il brigadiere dei carabinieri Medici, che dopo i fatti del 6 aprile 2020 – interrogò i detenuti e si occupò del riconoscimento degli agenti intervenuti.

Un altro buco nero nella ricostruzione di quelle ore drammatiche. Vedremo se nel corso del processo verrà chiarito. Ieri, dunque, sono stati visionati i filmati della perquisizione straordinaria e dei pestaggi dei detenuti nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Sotto processo, va ricordato, ci sono 105 tra agenti penitenziari, funzionari del Dap e medici dell’Asl. Sono documenti fondamentali per l’accusa, la prova delle violenze di cui rimasero vittime oltre 200 detenuti del reparto “Nilo”.

Sinora è stata mostrata solo la prima parte di una clip di tre ore e mezza (il resto sarà fatto vedere nell’udienza del 17 maggio), mentre tutto il girato nel giorno 6 aprile 2020 dalle telecamere presenti ai tre piani dei Nilo – al quarto gli occhi elettronici non funzionavano – ammonta a 70 ore totali. A descrivere le scene il brigadiere dei carabinieri Medici. “La perquisizione parte nelle sezioni tre e cinque del reparto, ed inizialmente – spiega il sottufficiale – partecipano solo agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, quasi tutti con mascherina ma senza casco, quindi facilmente riconoscibili dai detenuti”.

Poco dopo arrivano anche i poliziotti penitenziari del Nucleo Pronto Intervento provenienti dalle carceri di Secondigliano e Avellino, considerati dagli inquirenti i più violenti durante la perquisizione come emerso da indagini e video, in quanto muniti di caschi e mascherine, tanto che in molti non sono stati ancora identificati.

A comandare il Nucleo era Pasquale Colucci, che nelle immagini viene ripreso mentre è al centro del corridoio della quinta sezione e controlla le operazioni. “In totale per ogni sezione c’erano una cinquantina di agenti”. La perquisizione straordinaria parte alle 16.06 del 6 aprile quando i poliziotti entrano alla quinta sezione ed iniziano a prelevare i reclusi dalle celle. Già ai primi detenuti – si vede dalle immagini – vengono dati gli schiaffi. Alcuni vengono portati verso la zona passeggio, altri verso l’area socialità; si tratta di quasi 250 metri di distanza dalle celle, duranti i quali, per la procura di Santa Maria Capua Vetere (Alessandro Milita, Daniela Pannone e Alessandra Pinto), i detenuti sarebbero stati picchiati quasi ininterrottamente; qualcuno sarebbe stato addirittura picchiato per quasi 500 metri, cioè anche sulla via del ritorno verso le celle.

da La Repubblica

Osservatorio Repressione è un sito indipendente totalmente autofinanziato. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 e darci una mano a diffondere il nostro lavoro ad un pubblico più vasto e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram

Leave a Comment

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>