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Russia: Manifestazioni contro la guerra. Più di 1500 arresti

Proteste contro la guerra  in una cinquantina di città della Russia, convocate dall’opposizione a Putin. Pesante la mano poliziesca: almeno 1700 i fermi,

In Russia, soprattutto a San Pietroburgo e a Mosca, si sono registrate manifestazioni contro la guerra in Ucraina. La risposta delle forze dell’ordine è stata la stessa già vista in più occasioni in passato: tanti arresti. Per ora il conto degli arresti nel Paese è di 1500 manifestanti. Soltanto a Mosca, durante la protesta svolta in piazza Pushkin, sono state fermate 719 persone. A San Pietroburgo, invece, gli arresti confermati sono 342.

Si parla di circa 1700 arresti solo nella giornata di ieri per quanto riguarda le manifestazioni contro la guerra. Hanno avuto luogo iniziative e cortei in oltre 51 città della Federazione, da Mosca a San Pietroburgo, fino a Vladivostok. Nonostante l’utilizzo delle misure di contenimento del Covid al fine di disincentivare le mobilitazioni e la censura governativa diverse migliaia di persone sono scese in piazza, alcune di loro attraverso dei “picchetti in solitaria” che sono l’unica forma di protesta autorizzata durante la fase pademica nella Federazione. In generale il rifuto della guerra sembra sia piuttosto esteso nel paese sia perchè l’operazione di Putin appare sul piano interno come un tentativo di spostare l’attenzione dalle difficoltà che vive il paese e dal tema della corruzione, sia per le preoccupazioni economiche che riguardano la gente comune, si parla di code agli sportelli e di scorte di beni di prima necessità ecc. Diverse sono anche le figure pubbliche, docenti universitari, giornalisti che hanno preso posizione contro la guerra nonostante il clima politico. Molte realtà libertarie e anticapitaliste stanno mettendo in campo iniziative di contrasto al conflitto e di solidarietà con la popolazione ucraina.

“E così i “difensori della patria” invadono l’Ucraina, bombardando le zone residenziali. Ingenti somme vengono investite in armi del delitto mentre le persone si impoveriscono sempre di più. C’è chi non ha niente da mangiare e dove vivere, non perché non ci siano risorse sufficienti per tutti, ma perché sono distribuite ingiustamente: qualcuno ha molti palazzi, mentre altri non hanno nemmeno una capanna. Per mantenere e aumentare i benefici nelle loro mani, il governo dichiara guerre. Chi raccoglierà i suoi intestini con le mani, chi avrà braccia e gambe strappate dalle esplosioni, le cui famiglie seppelliranno i loro figli? Naturalmente, tutto questo non si applica alla minoranza al potere. Dobbiamo resistere al regime militarista e alla guerra che sta conducendo con tutte le nostre forze. Diffondi informazioni tra i tuoi compagni, combatti come meglio puoi. Nessuna guerra, ma la guerra di classe. Solidarietà al posto delle bombe. scrive in un comunicato Food not Bombs di Mosca.

Riportiamo anche una parte del comunicato del Partito Operaio Rivoluzionario Russo:

“Nessun ragionamento sul «contenimento della Nato», nessuna critica del regime politico ucraino e nessun’altra fesseria geopolitica può giustificare questa strage! Putin parla di «regime antipopolare», dice che l’esercito della Federazione Russa sta cercando di liberare l’Ucraina dai «nazisti». Ma il regime della Russia non è per niente migliore del regime in Ucraina. Solo il proletariato dell’Ucraina, e non certo l’imperialismo russo, ha il diritto di liberare l’Ucraina dalla dittatura ultra-neoliberista e nazionalista! In questa guerra non c’è niente di giusto. Ci sono solo gli interessi imperialistici della borghesia della Federazione Russa e lo sporco mercantilismo della borghesia degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. E nel nome di questi interessi completamente estranei alla classe operaia adesso scorre il sangue dei lavoratori dell’Ucraina e del Donbass, dei soldati della Russia, figli della classe operaia.

Ogni proletario, ogni persona onesta deve oggi dire: no alla guerra!”

Le piazze naturalmente sono molto composite, tra i manifestanti vi sono anche figure dell’opposizione filo-occidentale e liberale, ma dalle testimonianze riportate da diverse fonti le mobilitazioni appaiono per lo più attraversate da gente comune che avversa la guerra. Sopratutto è da notare come non è detto che un sentimento contro la guerra coincida in questo contesto con delle pulsioni a favore della Nato o degli USA, che vengono vissuti comunque come attori ostili (un recente sondaggio riportato da Il Manifesto afferma che circa il 60% dell’opinione pubblica russa ritenga che la responsabilità di quanto sta succedendo sia della Nato).

In Ucraina…

Intanto in Ucraina gli ambienti libertari si sono organizzati per lo più intorno al “Comitato di Resistenza”. Alcuni sono attualmente sul fronte, alcuni sono impegnati in lavori di informazione e mutuo soccorso. In generale questi ambienti hanno avuto un ampio dibattito dopo i fatti di Euromaidan del 2014 sui limiti delle componenti anticapitaliste nell’interfacciarsi con quel fenomeno, dibattito che li ha condotti alla conclusione che è necessario fronteggiare le manovre russe in maniera prioritaria nonostante le innumerevoli contraddizioni che vive l’Ucraina a livello interno e i giochi geopolitici esterni dell’occidente. Dunque molti hanno scelto di combattere contro l’esercito russo al fronte, altri invece stanno mettendo in campo forme di autodifesa territoriale, altri ancora hanno organizzato progetti di mutuo aiuto per la popolazione e di supporto per chi è direttamente colpito dalla guerra. Nei confronti della Nato e dell’Occidente in generale in questi ambienti emergono due posizioni differenti, c’è chi sostiene che in questa situazione ogni aiuto da chiunque venga è positivo e chi invece guarda con sospetto al supporto interessato di Nato e Ue e sostiene la necessità di rifiutarlo. Per approfondire queste posizioni: qui la ricostruzione del dibattito, qui la cronaca di questi giorni.

 

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