A Roma è vietato dare aiuto ai senza tetto
Alla stazione Termini è stato vietato ai volontari di portare vivande ai senza fissa dimora. Azioni giustificate per ragioni di decoro e sicurezza
Da più di vent’anni la stazione Termini è stata trasformata in un grande centro commerciale. Grandi magazzini e ristoranti occupano lo spazio della vecchia galleria e della biglietteria, nel livello sotterraneo ci sono 14mila metri quadri di vetrine per ogni categoria merceologica, comprese sauna e palestre.
La privatizzazione dello spazio pubblico di questo pezzo di città sembra inarrestabile di fronte all’avanzare di attività commerciali, biglietterie automatiche e chioschi di ogni genere, che sono lì per attrarre consumatori e turisti.
Fuori, lungo le vetrate di via Marsala coperte di insegne pubblicitarie, si ammassano persone in cerca di un luogo dove dormire, mentre la temperatura si abbassa e diventa impossibile vivere all’addiaccio. Qualcuno si spinge all’interno della stazione e si siede a terra in qualche angolo.
Solo questo può fare, non ci sono poltrone o panchine neanche per i viaggiatori, costretti per sedersi a consumare in uno dei locali di somministrazione. Delle persone che vivono in questa condizione disperata sono solo le associazioni di volontari che se ne occupano, portando loro cibo e coperte.
La settimana scorsa uno di questi senzatetto è stato allontanato in malo modo dalla stazione nella quale era entrato da un vigilante, al quale si sono uniti alcuni militari dell’Esercito che erano lì per «espletare un servizio di vigilanza attiva a protezione del sito per la prevenzione e il contrasto alla criminalità».
Ma non basta. I vigilantes, pagati da Ferrovie dello Stato, già avevano più di una volta fermato i volontari che stavano portando da mangiare a quegli uomini e quelle donne affamati e abbandonati.
Evidentemente non si può consentire che l’attività degli esercizi commerciali, costretti a pagare a Ferrovie dello Stato canoni esosi, sia disturbata dalla visione di una così grande povertà.
Quanto è successo, una volta venuto alla luce attraverso la stampa, è apparso in tutta la sua drammatica disumanità, tanto che è iniziato il rimpallo sulle responsabilità di quanto accaduto. Lo Stato Maggiore dell’Esercito ha rinviato al Prefetto, responsabile del controllo dei siti sensibili da proteggere per la sicurezza dei cittadini.
La Prefettura non ci sta e nega di aver ordinato di allontanare i senzatetto dalla stazione. Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini si dichiara estraneo e il Partito Democratico presenta un’interrogazione parlamentare per avere chiarimenti.
Tutto questo agitarsi sorprende visto che non è la prima volta che si procede con l’allontanamento di che dorme in strada, a volte in maniera brutale! Era un anno fa, in piena pandemia e con le temperature sottozero, quando la polizia di Roma Capitale e l’Ama avevano allontanato i senzatetto dai portici di piazza Vittorio.
Nel 2017, quando ancora i turisti affollavano Roma, perfino la Gendarmeria vaticana aveva allontanato i senza fissa dimora che gravitavano nella zona intorno a San Pietro, consentendogli comunque di passare la notte sotto i portici, motivando la decisione con «ragioni di decoro, sicurezza e buon senso».
Oggi a Termini «ai senza fissa dimora è impedito di stare al di fuori della stazione, alle otto di sera sul piazzale dei cinquecento vengono azionati dei getti di acqua e sulla prima parte di via su Castro (la più riparata) hanno messo delle reti metalliche» racconta Ilaria di Nonna Roma, un’associazione che si pone l’obiettivo di contrastare la povertà e le disuguaglianze economiche e sociali.
Il numero dei senza fissa dimora nella capitale, anche a causa della pandemia è aumentato. 17mila persone senza casa è il dato sottostimato «perché comprendono solo le persone che dormono in strada e non anche quelle persone che vivono in accampamenti informali, in fabbricazioni di fortuna» puntualizza Ilaria.
L’associazione sabato 5 febbraio presenterà un dossier “Dalla strada alla casa. Un rapporto sui senza dimora a Roma” che denuncia i problemi che si sommano a quello dell’assenza di una casa. Non avere una residenza in Italia preclude l’accesso a diritti fondamentali come alla salute, all’istruzione e al lavoro stesso.
Chi non può fornire un indirizzo di ubicazione è dunque condannato a rimanere in un limbo dove da un lato la legge, come l’articolo 5 Renzi-Lupi non gli permette di avviare il riscatto sociale e dall’altro può essere assistito dalle associazioni umanitarie solo all’ombra della città, lì dove può restare invisibile.
Questa condizione è dettata da una mancanza di una programmazione politica seria e concreta sul diritto all’abitare a Roma, un problema pluridecennale etichettato come emergenziale o affrontato come decoro urbano.
La questione di chi dorme in strada sarà ancora una volta affrontata durante il Comitato per l’ordine e la sicurezza, perché ancora adesso, dopo due anni di pandemia che hanno aggravato le condizioni di difficoltà economica e sociale di tantissime persone, si continua a parlare di sicurezza contrapponendola al degrado.
Non è degrado è povertà e non minaccia la sicurezza. È un’intollerabile ingiustizia sociale.
Asia Usb aderisce all’iniziativa e rilancia l’appuntamento di oggi 4 febbraio «saremo presenti alle ore 16,30 a Piazza dei Cinquecento per manifestare tutto il nostro dissenso verso questo modello di società escludente ove alle istanze provenienti dagli strati più bassi si risponde attraverso la repressione di stato».
da DINAMOpress
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