I FATTI si sono svolti secondo una sceneggiatura ormai consolidata, quasi una replica di quanto successo ai colleghi più grandi della Sapienza qualche settimana fa. Il corteo, autorizzato dopo settimane di discussioni sul percorso tra questura e studenti, composto da collettivi liceali transfemministi, come la rete Aracne, e universitari, come Zaum, è partito ieri da Piazzale degli Eroi a metà mattinata. La presenza della Digos visibile e massiccia rispetto al numero dei manifestanti. L’auditorium Conciliazione, dove si stava tenendo la seconda giornata degli Stati Generali sulla Natalità, è a 2 chilometri esatti. Il Papa era già andato via. Non c’era nessuna situazione di tensione da tenere sotto controllo. Eppure nel momento in cui, su via Leone IV, i ragazzi hanno provato a deviare il percorso per avvicinarsi a via della Conciliazione, l’ingente contingente in tenuta antisommossa si è fatto avanti con gli scudi, manganellando. Due studentesse, una con un trauma cranico per le botte sulla testa, l’altra ferita alle costole, saranno poi portate via in ambulanza (almeno 5 i feriti totali). Una di loro passerà la notte in osservazione al Santo Spirito. «Le sue condizioni non sono preoccupanti – dirà poi il padre – ma è scossa da quanto accaduto visto che stava manifestando pacificamente».

UN RAGAZZO DI 16 ANNI, caduto nella foga, è stato trascinato nella camionetta e portato in questura. Anche in questo caso, come avvenuto alla Sapienza, con il passare delle ore si sono moltiplicati i poliziotti feriti. Sono due (di cui uno con il polso slogato) secondo le prime comunicazioni delle questura intorno alle 15. Diventano quattro a fine serata. «Noi eravamo pacifici, la cosa più estrema che abbiamo fatto è stato bruciare il programma ‘Educare alle relazioni’ del ministro dell’Istruzione Valditara ma sappiamo che si vuole alimentare la propaganda su una ipotetica violenza degli studenti» dice A. del liceo Manara, ancora scossa per le manganellate che le sono arrivate sulle gambe mentre un suo collega del Virgilio mostra la schiena segnata da almeno 5 colpi. «Stiamo manifestando per ideali di libertà, di progresso, che non negano niente a nessuno, perché questa violenza allucinante? Come può essere ordine pubblico questo?» si chiede M. 17 anni, iscritta al Righi. «C’è del metodo – ragionano studentesse e studenti mentre, su una via Nazionale blindata, aspettano notizie del ragazzo fermato – è stata una ritorsione dopo l’irruzione dalla ministra Roccella, sono mesi che cerchiamo di sensibilizzare sull’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, sul consenso e stavamo portando queste rivendicazioni anche lì».

SONO CIRCA LE 17 quando Rocco, il sedicenne fermato e denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, esce con i genitori dalla questura di via Genova. «Nostro figlio è stato arrestato alle 12 e noi siamo stati contattati solo alle 14, non possiamo tollerare che i ragazzi che stanno manifestando vengano trattati in questo modo», denunciano i genitori mentre lo portano al pronto soccorso: lo hanno trovato a torso nudo, con la maglietta ridotta a brandelli dal trascinamento. «Due poliziotti con cui lui si sarebbe scontrato sono ora all’ospedale con i polsi rotti mentre mio figlio – nota Paola, la madre – anche se la maglia che aveva è tutta strappata, secondo loro non aveva bisogno di controlli in ospedale». Ma, aggiunge, «sono fiera che mio figlio non sia dalla parte degli indifferenti, mi spiace solo molto che non ci siano partiti a raccogliere le istanze dai ragazzi, a manifestare con loro».

LASCIANDOSI ALLE SPALLE il duro monito di Mattarella dopo i fatti analoghi di Pisa, il ministro dell’Interno Piantedosi conferma la sua linea esprimendo «apprezzamento agli operatori di polizia» impegnati ieri: «C’è stato qualche ferito – minimizza – ma le forze dell’ordine hanno garantito la libera espressione del pensiero dei manifestanti e lo svolgimento di un’altra manifestazione altrettanto libera».

A SINISTRA TACCIONO, la destra racconta le sue verità alternative fatte di violenze, aggressioni e censure. Il ministro Valditara irride gli studenti: «Si dirigevano all’incontro per impedirmi di parlare quando su tutti i giornali era annunciato che non avrei partecipato, il che è comico». Le studentesse e gli studenti si riorganizzano: oggi alle 14.30 saranno in presidio contro la repressione a Piazza Barberini.