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Esercito israeliano circonda Rafah Est. Coloni danno fuoco all’Unrwa (Onu)

L’esercito israeliano ha occupato il versante palestinese del valico di Rafah. Il valico è chiuso anche per gli aiuti umanitari e Israele ne ha vietato l’utilizzo anche al personale delle Nazioni Unite. In Cisgiordania ancora raid e arresti, mentre l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha dovuto chiudere il suo quartier generale di Gerusalemme est dopo un incendio da parte dei coloni

Per una tregua nella Striscia di Gaza “la palla ora è nelle mani” di Israele: così Hamas a conclusione del nuovo round di negoziati in Egitto. Da Tel Aviv nessuna volontà di mediazione: “sconfiggeremo il nostro nemico” anche “da soli”, afferma Netanyahu dopo che Biden ha posto come condizione per l’invio di armi offensive all’esercito israeliano la rinuncia all’invasione di Rafah. L’Egitto chiede a entrambe le parti di mostrare “flessibilità” per raggiungere “il più rapidamente possibile” una tregua nei combattimenti associata allo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri politici palestinesi.

Oggi intanto l’Assemblea generale Onu: potrebbe votare una bozza di risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro Onu a pieno titolo, mentre il 21 maggio Spagna e Irlanda potrebbero essere i primi Paesi Ue a riconoscere lo Stato di Palestina.

Sul terreno prosegue per il 217esimo giorno il genocidio del popolo palestinese per mano israeliana. Raid e morti ovunque: da Gaza City al campo profughi di Al Shati, da Nuseirat a Jabalia da Zeitoun fino a Rafah: qui si combatte via terra nella zona est, subito ai margini del centro della città meridionale al confine con l’Egitto, dove ci sono 1.5milioni di sfollati, 110mila dei quali sono già stati costretti a lasciare le proprie tende, vagando in cerca di un luogo sicuro…che non esiste. Poco fa i tank e le truppe dell’Idf avrebbero preso il controllo della strada principale che separa la parte orientale da quella occidentale di Rafah, e di fatto hanno circondato l’intero lato orientale della città, dove si sentono esplosioni e sparatorie costanti nell’est e nel nord-est della città

A Gaza è sempre più drammatica la crisi di cibo, acqua, medicine e carburanti, con gli ospedali che hanno solo 2 giorni di autonomia. Il valico di Kerem Shalom, che giorni fa Israele ha detto di avere riaperto, in realtà è chiuso: non un camion di aiuti tra i 250 in fila è passato. Altri camion non riescono nemmeno ad arrivare al valico, perchè le strade sono bloccate con grossi massi dai coloni. Proprio a Kerem Shalom oggi risuonate le sirene d’allarme per i razzi partiti dalla Striscia. Sirene d’allarme anche a nord, al confine con il Libano: nelle scorse ore Tel Aviv ha ucciso 4 persone – 3 sono miliziani Hezbollah – a est del capoluogo di Tiro.

In Cisgiordania invece ancora raid e arresti, mentre l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha dovuto chiudere il suo quartier generale di Gerusalemme est dopo un tentativo di incendio da parte dei coloni. “Estremisti israeliani hanno appiccato il fuoco per due volte al perimetro del quartier generale dell’Unrwa a Gerusalemme est occupata”, mentre all’interno era presente “personale delle Nazioni Unite”, ha denunciato il portavoce Lazzarini, precisando di aver “preso la decisione di chiudere il perimetro fino a quando non sarà ripristinato un adeguato livello di sicurezza”. E’ il secondo attentato, impunito, in una settimana.

Contro il genocidio e l’occupazione, la destra israeliana è sempre più isolata a livello internazionale. Ieri, giovedì 9 maggio, la presenza israeliana all’Eurovision in Svezia si è dimostrata un boomerang: migliaia e migliaia di persone in strada a Malmoe, mentre dentro l’arena – vietate le bandiere palestinesi – l’esibizione della cantante di Tel Aviv è stata subissata di cori come “Free, Free, Palestine”. Dalla Svezia al resto d’Europa, dove si sta spostando l’epicentro delle lotte universitarie partite negli States. In Italia il fenomeno si allarga delle tende, con il Viminale agitato: il 13 maggio convocato un l Comitato per l’ordine e la sicurezza ad hoc con rettori e i ministri Bernini e Piantedosi. Al momento le tende sono a Bologna, Palermo, Napoli, Roma e da oggi a Padova.

L’intervista a Radio Onda d’Urto di  Mattia, studente universitario e compagno di Spazio Catai, raggiunto all’acampada di Padova. Ascolta o scarica

il comunicato di Studenti e studentesse dell’università di Padova

Dopo Bologna, Roma, Napoli e Palermo anche Padova si aggiunge all’Intifada studentesca in Italia, come altre Università faranno in queste ore. Studenti e studentesse hanno scelto di seguire l’esempio dei campus statunitensi, occupando Palazzo Bo per ottenere il boicottaggio accademico al Senato Accademico del 14 maggio “L’ingresso dell’esercito israeliano a Rafah, che segna l’avvio della fase finale del genocidio, deve spingerci a dare tutto quello che possiamo per fare pressione sulle università e sul governo. Ora è il momento di scendere in piazza per fermare concretamente il massacro.” Così uno degli studenti che, dopo le assemblee organizzate nei vari dipartimenti in seguito alla ripetuta militarizzazione del Bo durante le manifestazioni contro la complicità di Unipd al genocidio, si prepara a trascorrere la notte in accampata. “Il sistema coloniale israeliano può essere fermato solo con un boicottaggio totale, come è stato fatto per il Sud Africa. Perciò pretendiamo la risoluzione immediata di tutti gli accordi con atenei e aziende ubicate in Israele, oltre che gli accordi con aziende che sono direttamente complici del genocidio in corso come Eni e Leonardo. Le università italiane devono denunciare l’aggressione militare israeliana in corso nella Striscia di Gaza, esprimere solidarietà alla popolazione palestinese e fornire assistenza con tutti i mezzi possibili per sostenere le comunità accademiche e tutte le persone colpite.” La protesta mira alle radici del supporto occidentale ad Israele, con gli studenti che invitano ad unirsi a loro chiunque voglia opporsi alle politiche di guerra del governo Meloni. “Dalle università rilanciamo l’appello alla mobilitazione in ogni settore. L’Italia, già a capo della missione Aspides in Mar Rosso e base logistica militare importante per la NATO, deve annullare l’Accordo di Cooperazione con Israele nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico. Al MUR chiediamo anche l’istituzione di un fondo per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti palestinesi affinché possano continuare a svolgere la propria attività accademica presso enti di ricerca italiani.” Le tende rimarranno a Palazzo Bo almeno fino a mercoledì 15, data di anniversario della Nakba del 1948, con l’obiettivo di continuare e allargare la mobilitazione finché le richieste degli studenti non saranno soddisfatte. Gli studenti chiedono che a tali richieste l’Università risponda durante la seduta del Senato accademico di martedì 14.

Ancora università: oggi pomeriggio alle 14.30 tende anche alla Statale di Milano, per ribadire la richiesta al rettore Franzini e al Senato Accademico di interrompere ogni relazione con gli atenei israeliani. Scelta già assunta, in Irlanda dal celebre Trinity College e Spagna da ben 77 Rettori, di atenei pubblici e privati a seguito delle pressioni avanzate da studenti e studentesse, che lottano per motivazioni analoghe – ma qui continuano scontri, sgomberi e nuove mobilitazioni – pure in Europa centrale, dalla Germania alla Francia, fino ai Paesi Bassi.

A livello globale, sono 31 gli Stati con le acampade, con almeno 219 mobilitazioni – di cui 160 tendopoli, 44 delle quali (negli Usa ma non solo) represse dalla polizia, con circa 2700 persone fermate. Questi i dati forniti da palestineiseverywhere.com, la mappa interattiva messa a punto dalla Coalizione Usa “National Students for Justice in Palestine”.

FINE SETTIMANA – Nel fine settimana, tornando in Italia, cortei per la Palestina in Italia. Manifestazioni a Roma, a Torino – obiettivo, il Salone del Libro –, a Milano e a Brescia dove, il Coordinamento Palestina chiama alla solidarietà contro genocidio e occupazione.

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