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Roma-Feyenoord: Intervista all’avvocato Lorenzo Contucci

– Di chi la colpa di quanto accaduto?

Beh, in primis, dell’inciviltà di una buona parte dei tifosi del Feyenoord, questo è evidente. In secondo luogo, di chi doveva PREVENIRE situazioni di disordine pubblico. Il concetto di prevenzione è totalmente diverso da quello di “gestione” o di “repressione”. Perché il prevenire è prima, il gestire è durante, il reprimere è sempre il durante, ma quando le cose vanno male.

– Già, ma come?

In una situazione come questa è totalmente inutile, ad esempio, fare un’ordinanza di divieto di vendita di alcolici alle 8 di sera, con i tifosi già ubriachi, e notificarla agli esercenti in tarda serata. Soprattutto se sono due mesi che prepari la partita. Ancor più lo è se non si fanno dei filtri o attività di controllo tali che impediscano ad abusivi di ogni nazionalità di entrare con cartoni di birra in bottiglia per venderla agli assetati hooligans, od anche di entrare in piazza con buste della spesa piene di bottiglie prese al supermercato. Con ordinanze di questo tipo, facilmente aggirabili, “armi” tu stesso le mani degli hooligans, visto il tappeto di bottiglie che tutti abbiamo visto e che sono state lanciate contro le forze dell’ordine. In più gli abusivi hanno fatto affari d’oro, i negozianti ci hanno rimesso. In un pub non vado a bere analcolici.

– Lei cosa avrebbe fatto?

Beh, se si parla di prevenzione e non della solita storiella delle pene esemplari, avrei fatto l’opposto. Lei pensa che tifoserie di questo tipo non vadano a Londra con questi numeri? E che non bevano, nella patria della birra? Certo che lo fanno, ma lì adottano sistemi diversi. Si può bere, ma all’interno dei locali e in bicchieri di carta o plastica, in modo che non possano essere usati quali oggetti contundenti. In questo modo si svuota in buona parte la piazza, si riempono i locali, gli abusivi sono facilmente controllabili e la gestione dell’ordine pubblico all’esterno è facilitata, perché i tifosi che bevono fanno per lo più i loro cori all’interno dei pub, ma se anche avessero birra da asporto, si avrebbe un tappeto di bicchieri di plastica, non di bottiglie da lanciare. In più, avrei potenziato all’eccesso il servizio di nettezza urbana, con una vera task force: preso atto dell’impossibilità di fermare la vendita abusiva delle bottiglie con cui è stata riempita la Barcaccia di Piazza di Spagna, era necessario avere squadroni di decoro urbano che togliessero immediatamente le bottiglie dal selciato, a ritmo continuo. All’estero fanno così.

– Facile parlare con il senno di poi.

Guardi, chi si occupa di ordine pubblico dovrebbe sapere che la parte più radicale dei tifosi del Feyenoord si definisce “Rotterdam Hooligans”. Quello è il loro biglietto da visita. Sono come i tifosi inglesi vecchio stampo: è la fenomenologia dell’ubriachezza molesta che poi si trasforma in veri e propri atti di teppismo. Non hanno capi con cui trattare o interloquire. E’ assolutamente ovvio che, se migliaia di tifosi arrivano a Roma molto tempo prima (del resto vanno a Roma, non in una sconosciuta città europea), si concentrino a Campo de’ Fiori o Piazza di Spagna, come sempre avvenuto in passato. Secondo i piani alti, invece, si dovevano far “concentrare” in un posto anonimo per due giorni in attesa della partita, e questo la dice lunga sulla percezione che hanno del fenomeno. Se io vado a Londra, mi concentro a Trafalgar Square, non mi faccio portare a Brixton. Ed è altrettanto ovvio che se mille ubriachi armati di bottiglie rimangono in piazza accada quel che è accaduto. Aggiungo che se migliaia di persone bevono ettolitri di birra, forse il Comune di Roma, di concerto con Questore e Prefetto, avrebbe dovuto installare qualche decina di bagni chimici così come avviene per le manifestazioni in piazza, visto che già per un turista è difficile trovare un bagno a Roma, figuriamoci per dei bevitori di birra. Con questo non si vuol certo dire che non avrebbero orinato per terra, ma sicuramente il tutto sarebbe stato più contenuto e comunque si sarebbe prevenuto correttamente il pericolo.
Non si scongiurano i disordini ma ci si mette nella condizione di gestirli al meglio.

– Sta dicendo che le forze dell’ordine non hanno operato correttamente?

Affatto. Semmai non sono state messe dai piani alti nelle condizioni di farlo, costringendole ad interventi emergenziali, spesso alla cieca. Vede, in tema di stadi, la politica degli ultimi anni è stata quella del divieto, Chiudiamo le curve, vietiamo le trasferte, ma in Europa non funziona così ed è per questo che con il CSKA e il Feyenoord si sono verificati fatti incresciosi. Non gestendo più le masse, anche violente, si sono dimenticati come si fa ordine pubblico con le tifoserie un po’ più dure rispetto ai civili e simpatici tifosi del Bayern Munchen. Troppo facile chiudere una curva a Roma/Empoli a persone di cui si conosce persino il colore degli occhi.

– Le società hanno qualche responsabilità?

Per quello che accade in città no di certo. C’è però da dire che la figura dello SLO (Supporters Liason Officer), vale a dire un intermediario della tifoseria di casa che deve interfacciarsi con l’omologo straniero, figura resa obbligatoria dalla UEFA pena la esclusione dei tornei, in Italia è totalmente inutile, nel senso che le società hanno investito qualcuno della carica solo per non essere escluse dalle competizioni, ma poi di fatto lo SLO non fa assolutamente nulla ed è poco considerato.

– Altro da aggiungere?

Sì, sulla sciocchezze che si leggono sui giornali o si sentono in TV. E’ bene allora chiarire che:
a) per arrivare dall’Olanda non serve il passaporto;
b) il daspo europeo già esiste;
c) i 45mila euro a cui sono stati condannati i tifosi olandesi non sono una cauzione per uscire dal carcere, che in Italia non esiste, ma la multa penale a cui sono stati condannati. La pena, anche se non sospesa, dovrebbe essere recuperata dall’Italia in Olanda tramite avvocati olandesi, quindi non pagheranno nulla.
Fatevene una ragione.

da Sport People

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