Siamo donne ed uomini con pluralità di storie e percorsi sociali e politici che in questi anni – a vario titolo – abbiamo incontrato, condiviso, partecipato all’universo di solidarietà ed accoglienza, ispirato dal pensiero e dall’azione di Mimmo Lucano e conosciuto in tutto il mondo come “Modello Riace”.

Tutto iniziò sul finire degli anni novanta con l’arrivo di un veliero di rifugiati giunti dal Kurdistan, spinto dal destino e dal vento verso le nostre coste.

Dopo di loro son giunti a Riace, provenienti da circa venti nazioni, oltre sei mila richiedenti asilo.

Il piccolo paesino di circa duemila abitanti, su impulso del sindaco Mimmo Lucano aprì le porte delle case abbandonate dai riacesi emigrati altrove, ripopolando e rivitalizzando un borgo semi abbandonato.

Furono aperte scuole ed opifici, avviati corsi di lingua ed istituite borse lavoro, si attivarono servizi universali, quali un ambulatorio medico popolare, una nuova vita nacque dalla contaminazione culturale tra popoli in fuga – compresi i riacesi della “Restanza”, rispetto al fenomeno dell’emigrazione – tessendo un filo di umanità solidale ed egalitaria che a differenza di quanto accaduto (e accade tutt’ora) strappò alle spire della manovalanza di mafiosi e caporali la fragile forza lavoro di tantissimi lavoratori senza diritti, allontanando al contempo gli interessi della criminalità organizzata da quel territorio.

Non solo un esempio dirompente ed alternativo di accoglienza che ha saputo rispondere al fenomeno strutturale e mondiale delle migrazioni, con il protagonismo dal basso tra i popoli e rispondendo con alterità alle disumane e securitarie pratiche di ripudio e chiusura dei porti e della solidarietà, ma un vero e proprio modello alternativo, democratico e partecipato di gestione della cosa pubblica.

Su tutto vale ricordare la progettazione e l’avvio del percorso per rendere Riace completamente autonoma dal carrozzone regionale della Sorical sulle risorse idriche, tenendo fede al referendum popolare del 2011, con il fine di rendere veramente l’Acqua Pubblica; la brillante gestione – sempre comunale, autonoma e fuori dagli indicibili interessi presenti nel settore dei rifiuti in Calabria – della raccolta differenziata, portata avanti con il sistema del porta-a-porta e con il supporto degli asinelli, sostenuta da una isola ecologica volta a valorizzare al massimo il riciclo ed il riuso dei prodotti; la tutela del territorio costiero attraverso lo stop alla cementificazione ed alla speculazione edilizia.

Forse la migliore definizione del “Modello Riace” fu coniato proprio da un funzionario della Prefettura di Reggio Calabria che, all’indomani di una  dettagliata verifica su quanto accadeva nella gestione dei fondi per i migranti a Riace – a seguito del blocco dei pagamenti del 2017 – auspicava “la prosecuzione di una esperienza che rappresenta un modello di accoglienza, studiato (come fenomeno) in molte parti del mondo”.

Pochi mesi dopo, suscitando incredibile stupore a livello internazionale, a Mimmo Lucano e ad altre/i operatori venivano contestati reati di vario tipo: associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il seguito è purtroppo noto: Mimmo fu esiliato e, alla fine del processo di primo grado, condannato ad oltre tredici anni di carcere.

Tuttavia i reati ”specifici” contestati, non resistendo alla prova dei fatti, sono  man mano decaduti durante  il processo. Non c’è stata concussione, come confermato in aula dal  principale teste dell’accusa, e men che meno peculato, considerato che a margine di intercettazioni e verifiche non è stato trovato un solo euro sul conto di Mimmo, mentre l’abuso d’ufficio ed il favoreggiamento di immigrazione clandestina, al netto delle richieste avanzate dallo stesso Ministero dell’interno nei periodi caldi degli sbarchi, sarebbero riconducibili all’emissione di due carte d’identità: una per assicurare le cure ad una bambina di pochi mesi e l’altra per garantire una vita degna ad una ragazza proveniente dalla Nigeria, Becky Moses, fatta allontanare da Riace da una assurda quanto iniqua e disumana direttiva che considera le persone in scadenza e, in seguito, bruciata viva nelle tendopoli della vergogna di San Ferdinando, della cui morte chiediamo giustizia allo Stato italiano!

In altri termini, resta in piedi l’associazione a delinquere in assenza, ormai, di alcun reato specifico da contestare, al netto delle farneticanti ipotesi su improbabili quanto inesistenti “vantaggi politici” perseguiti da Mimmo Lucano.

Alla luce di tutto ciò, riteniamo che l’inchiesta ed il processo sin dall’inizio abbiano assunto pericolose ed inaccettabili connotazioni politiche ed esprimiamo, su questa inquietante curvatura, il nostro totale dissenso, impegnandoci ad organizzare in tutto il Paese manifestazioni pacifiche e democratiche per fare sentire la nostra vicinanza a Mimmo ed ai co-imputati, manifestando  la nostra totale condivisione con una visione umanitaria che nei fatti ha portato a termine le più avanzate forme di partecipazione e solidarietà stabilite dalla Carta Costituzionale.

Siamo donne ed uomini che considerano l’azione di Mimmo Lucano, la sua condotta di vita ed il suo ruolo istituzionale  implicitamente ispirati ai valori della Costituzione Repubblicana e, riconoscendoci pienamente nel suo esempio, vogliamo continuare a sostenere globalmente l’opera di accoglienza e  solidarietà che ha fatto conoscere Riace in tutto il mondo.

Come Mimmo, vogliamo “mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siano e ovunque vivano, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.”

Per tutto ciò, ci ritroveremo a Riace, domenica 26 febbraio, per un’assemblea popolare, aperta e democratica, insieme a quanti sentono “nel più profondo del proprio essere” la disumana ingiustizia che si sta consumando sia nei confronti di Mimmo Lucano che verso quanti si impegnano strenuamente in pratiche di solidarietà e di accoglienza.

Una assemblea  che riprenda e rilanci un cammino condiviso e partecipato con Mimmo per una nuova umanità: con “più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie”.