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Rapporto ONU sulle droghe: l’Italia viola i diritti umani

Le politiche italiane sulle droghe si pongono in contrasto con le norme internazionali che tutelano i diritti umani: è quanto si desume dalle osservazioni conclusive relative all’Italia del CESCR, il Comitato delle Nazioni Unite incaricato di sovrintendere all’attuazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.

di Raffaele De Luca

Dopo essersi riunito negli scorsi giorni per esaminare la condotta di diversi Paesi tra cui l’Italia, il Comitato si è infatti detto “preoccupato per l’approccio italiano che punisce il consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione del danno”, raccomandando così alla nostra nazione non solo di “migliorare la disponibilità, l’accessibilità e la qualità di questi ultimi” ma anche di “rivedere le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme e alle migliori pratiche internazionali in materia di diritti umani”.

Tutte affermazioni accolte di buon grado dal Forum Droghe, un’associazione che nel 2019, insieme ad altre organizzazioni, aveva presentato delle osservazioni che “avevano messo in luce come le politiche sulle droghe applicate in Italia violassero i diritti umani”. Susanna Ronconi, che per Forum Droghe ha seguito il percorso di stesura delle note al CESCR, si è infatti detta soddisfatta per la decisione sull’Italia, sottolineando come essa «recepisca e accolga quanto documentato nel 2019 circa la violazione dei diritti umani nell’ambito delle politiche delle droghe italiane». «Nel testo – ha in tal senso aggiunto Ronconi – avevamo infatti denunciato la discriminazione e la repressione subita dalle persone che usano droghe (PUD): sia per quanto riguarda il diritto alla salute, che viene violato a causa del mancato accesso ai servizi di Riduzione del danno (RdD) in buona parte del paese, che per il diritto alla giustizia, con la criminalizzazione delle PUD anche tramite sanzioni amministrative stigmatizzanti e desocializzanti, e l’abnorme carcerazione per droghe dovuta a una normativa che non rispetta il principio di proporzionalità delle pene, con riferimento soprattutto ai reati minori».

Il nascente governo italiano, però, con ogni probabilità non porterà avanti riforme di stampo antiproibizionista: basterà ricordare come il nuovo Piano Nazionale Dipendenze (Pand) 2022-2025 – che intende adottare un cambio di prospettiva con il superamento di un approccio repressivo e criminalizzante e la promozione di un modello di regolazione sociale piuttosto che di azione penale – veda tra i principali critici il partito della neoeletta premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. La deputata di FdI responsabile nazionale del Dipartimento dipendenze e terzo settore, Maria Teresa Bellucci, ha infatti definito «inattuabile e confusionario» l’intero lavoro, contestando in particolare la «normalizzazione delle droghe» contenuta all’interno del Pand. Non sono arrivate casualmente, dunque, le dichiarazioni del Presidente di Forum Droghe Stefano Vecchio, il quale commentando le osservazioni conclusive del CESCR ha affermato: «Con una maggioranza parlamentare che sembra continuare a guardare il tema droghe con il paraocchi, tocca ora alle istituzioni locali, in primo luogo le Regioni e le Città, costruire un atto di indirizzo partecipato con la società civile e le organizzazioni delle PUD per garantire i diritti sanciti dai Livelli Essenziali di Assistenza sulla Riduzione del Danno sull’intero territorio nazionale».

Del resto in Italia i problemi sono diversi visto che, come ricordato dal Forum Droghe, “solo 5 regioni hanno una solida implementazione della Riduzione del danno”, mentre il 35% dei detenuti è in carcere per droga: una cifra che rappresenta il doppio della media europea e che è di gran lunga superiore a quella mondiale. A tutto ciò si aggiunga anche che le sanzioni amministrative per il consumo non sono semplici multe, ma vere e proprie “misure punitive ed emarginanti, come la revoca della patente e del passaporto, attuate anche senza che la persona abbia mai tenuto una condotta pericolosa”. Sarà probabilmente anche per questo, dunque, che il CESCR è arrivato a fornire le indicazioni sopracitate, che per il Forum Droghe costituiscono un chiaro richiamo all’Italia a rivedere le proprie politiche “nel senso della decriminalizzazione e della garanzia dei programmi di Riduzione del Danno”.

Ad ogni modo, però, il Comitato non si è limitato a fornire le osservazioni conclusive, ed in seguito alla riunione ha anche deciso di avviare i lavori finalizzati alla formulazione di un nuovo “Commento Generale” relativo all’”impatto delle politiche in materia di droga sui diritti economici, sociali e culturali”. Una scelta accolta positivamente dal Forum Droghe, che parla di un “passo in avanti verso un approccio complessivo alla questione droghe, troppo spesso relegata a fatto criminale o – quando va bene – sanitario”: a non essere mai indagate, infatti, sono proprio “le dimensioni sociali, economiche e culturali” del fenomeno.

da l’Indipendente

 

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