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A che punto è la notte Europea?

L’Europa della finanza ha scelto di impoverire i cittadini e di rendere impotenti parlamenti e opinioni pubbliche. Intanto l’ondata migratoria è stata accolta da sentimenti rabbiosi che si esprimono in forme identitarie e razziste

La sottomissione della dimensione sociale alla regola finanziaria, che negli ultimi cinque anni è stata formalizzata nel Fiscal Compact, ha prodotto una condizione di paralisi dell’Unione che al momento appare terminale.

Proviamo a ricostruire i passaggi della distruzione finanziaria del progetto europeo.

L’imposizione del debito come orizzonte dell’azione politica ha prodotto due effetti che si sono ormai consolidati.

Il primo effetto è lo svuotamento della democrazia: le decisioni della popolazione e degli stessi governi nazionali non valgono niente quando si confrontano con la superiore autorità del finanziario.

Il secondo effetto è un impoverimento drammatico delle condizioni di vita, uno smantellamento progressivo dei servizi sociali, una precarizzazione crescente del lavoro.

Mentre la società europea si impoveriva, senza riuscire in nessun modo a sottrarsi alla sistematica predazione del finanziario, l’ondata di migrazione da lungo tempo annunciata, si è materializzata, alimentata dalla guerra e dalla povertà dei paesi che il passato coloniale ha devastato.

Nei venti anni passati i governi nazionali del continente non hanno voluto affrontare in modo organizzato e lungimirante l’ondata migratoria, e hanno messo in atto quasi soltanto misure di respingimento, contenimento, e dissuasione.

La conseguenza è che la migrazione è diventata un’emergenza, anche se le dimensioni dell’ondata migratoria sarebbero socialmente sostenibili se si fossero create le strutture per l’accoglienza (due milioni di persone di persone all’anno possono essere integrate in un continente con mezzo miliardo di abitanti).

Essendo costretti a pagare un debito astratto che ha la funzione di rafforzare il sistema finanziario, non abbiamo i mezzi per pagare il debito concreto che i paesi europei hanno contratto verso le popolazioni che il colonialismo europeo ha impoverito.

Contemporaneamente l’impoverimento dei lavoratori europei, unito all’impotenza politica dei parlamenti e delle opinioni pubbliche nazionali, ha diffuso un sentimento rabbioso che si esprime in forme identitarie e talvolta apertamente razziste.

greece

Dopo la vittoria elettorale del 2015 Syriza provò a modificare in qualche misura la logica austeritaria. Il referendum del 5 luglio manifestò la volontà dei greci di aprire una via d’uscita dallo strangolamento finanziario.

Tsipras fu lasciato completamente solo a combattere la sua battaglia, e alla fine a perderla. Matteo Renzi a quell’epoca non si mosse certo per difendere la richiesta greca di flessibilità. Quel farabutto di Giorgio Napolitano nel 2012 pronunciò la frase: “l’Italia non è la Grecia”.

Nelle ultime settimane il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi – consapevole del fatto che le misure legislative denominate riforme (per esempio il Jobs Act) non hanno nessuna possibilità di contrastare la stagnazione, di ridurre la disoccupazione e di restituire risorse alla popolazione impoverita, ha manifestato a più riprese insofferenza verso il “rigore” europeo.

Ho paura che sia troppo tardi. Il presidente della Bundesbank, e il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker (successore del signor Manuel Barroso che adesso è funzionario della Goldmann Sachs) hanno ricordato al giovane fiorentino recalcitrante che è troppo tardi per fare le bizze.

Il Fiscal Compact lo avete firmato, lo avete messo nella costituzione e adesso pagate e fate il favore di non rompere.

Sullo sfondo della rissa europea una folla di uomini e donne chiede di avere rifugio nel continente europeo. La risposta dell’Unione, dopo Bratislava, è univoca: crepate sotto le bombe, oppure rivolgetevi a quel galantuomo di Erdogan.

L’Unione firma un contratto con la Turchia islamo-fascista perché si riprenda i siriani afghani e iracheni che sono arrivati sulle coste europee.

Il limite dell’infamia è stato superato, il razzismo è destinato a divenire il marchio distintivo dell’Unione agonizzante, e la Deutsche Bank si prepara a dichiarare fallimento se non riuscirà a pagare le multe che lo stato americano le ha imposto per comportamento fraudolento. Lo so che non è un bello spettacolo, ma il catalogo è questo. La notte europea non è destinata a finire presto, scusate la rima.

Franco Berardi Bifo da Comune-Info

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