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No a nuove ondate di populismo penale

“Gli aumenti di pena carceraria votati ieri per una serie di reati contro il patrimonio alla Camera sono un errore grave, uno scivolamento verso ondate di populismo penale che ci potevamo ben risparmiare.
Si vuole tornare al sovraffollamento penitenziario che ci è costato una condanna storica nel 2013 dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento inumano e degradante?
I detenuti non crescono per miracolo. Il loro numero dipende da precise scelte politiche e di leggi cosiddette “securitarie”. La demagogia è sempre pronta a colpire alle spalle un giustizia che invece avrebbe bisogno di coraggio riformista e di cambiamenti epocali. Avremmo bisogno di un nuovo codice penale con pene diverse e più miti e invece assistiamo a un dibattito di tipo securitarista.
Tutti gli studi seri dimostrano che la lunghezza delle pene nulla, ma proprio nulla, ha a che fare con la deterrenza. Infatti l’aumento delle pene e l’istituzione di nuovi reati ad hoc avvenuto qualche hanno fa non ha dissuaso dalla commissione di tali reati e ha, di conseguenza, riempito le carceri.
In materia penale, ci hanno insegnato illustri studiosi come il prof. Luigi Ferrajoli, si governa con la razionalità e non inseguendo gli umori dell’opinione pubblica.
Ancor più che nella conferenza stampa di ferragosto il ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva sottolineato come i delitti nel nostro Paese fossero in diminuzione del 13%. In particolare i furti e le rapine segnavano un’ampia contrazione scendendo, nei primi sette mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014, rispettivamente del 10% e del 14%.
Dunque, in questo caso, l’aumento di pene per questi due reati non trova riscontro neanche nei dati.
Affrontare le difficoltà sociali ed economiche, volano per i reati contro il patrimonio, con politiche penali e criminali è sempre una sconfitta.
Infine non sarebbero accettabili passi indietro sula estensione delle misure alternative e sul superamento dell’ergastolo ostativo”.
Patrizio Gonnella presidente Antigone

Comments ( 1 )

  • La cultura del diritto determina una conoscenza che è frutto di alcuni anni di studio serio, impegnativo, mentre il livello culturale della nostra società in materia è, a dir poco, scadente. Ciò che domina la situazione è il gusto forcaiolo dei nostri concittadini e fin qui nulla da obiettare: siamo dalla parte di chi vuole esprimersi. Il problema sorge quando si affrontano materie che non possono essere affidate al qualunquismo: al di là delle proprie emozioni di fronte a qualsiasi reato, si trattano eventi che vanno ben oltre la “banalità” del pensiero non supportato dalla CONOSCENZA. Il caso in esame è emblematico, visto che gli addetti ai lavori statuiscono contro il corso delle cose: in fondo, pur avendo la possibilità di confrontarsi con i dati statistici, li hanno ignorati ed hanno decretato l’aumento delle pene per fattispecie di reato in lenta ma continua “diminutio clamor”!!

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