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Nichelino (TO): Picchiato e appeso a testa in giù dal nono piano da due poliziotti

Tenuto per i piedi a testa in giù dal nono piano. A denunciare questo terrificante tentativo di intimidazione un 25enne di Nichelino che sarebbe stato malmenato, ferito da un coltello alla gola e fatto sporgere dal balcone in quella situazione da due poliziotti di Domodossola.

Tutto sarebbe nato da un episodio di molestie ai danni di una bimba di sei anni, abusata sessualmente dal vicino di casa di 15. La madre, dopo aver scoperto la cosa, avrebbe immediatamente sporto denuncia verso il ragazzo e poi si sarebbe confidata con il fratello, un agente della stradale. M.B., queste le iniziali dell’uomo, si sarebbe recato, insieme al collega in congedo M.L., a casa del minorenne sospettato di violenza sessuale sulla nipotina per dargli una lezione. Sul pianerottolo del nono piano del palazzo di Nichelino, però, i due poliziotti avrebbero trovato il 25enne, fratello del minorenne in questione e, commettendo un clamoroso scambio di persona, lo avrebbero prima picchiato, puntandogli anche un coltello alla gola, poi appeso a testa in giù, tenendolo ciascuno per una gamba. Resisi conto del macroscopico errore, i due avrebbero intimato alla loro vittima di non raccontare l’episodio a nessuno, ma il ragazzo, dopo essersi fatto medicare al Pronto Soccorso, avrebbe denunciato tutto ai carabinieri.
I militari avrebbero rintracciato sul posto M.B che però prima avrebbe esibito il suo tesserino senza raccontare nulla, poi, convocato in caserma, avrebbe ancora negato. Il sostituto procuratore Paolo Cappelli sta ora indagando per capire cosa sia realmente successo quel 17 marzo a Nichelino. Al momento, uno dei due indagati avrebbe confermato l’incontro con il 25enne e la zuffa sul pianerottolo, ma facendone derivare le cause ad un sorriso irriverente rivolto a lui e al collega.

Mia sorella e mia madre da quando hanno sporto quella denuncia sono seguiti dagli zingari, io ero venuto a controllare la situazione.

Questa ricostruzione dei fatti non convince però gli inquirenti, a fronte del fatto che entrambi gli agenti coinvolti avrebberuo staccato il cellulare per tre ore in corrispondenza del fatto e che sono stati ritrovati nell’auto di uno dei due i guanti neri descritti dalla vittima e che invece il possessore avrebbe negato di aver indossato al momento della colluttazione.

da Quotidiano Piemontese

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