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Neorazzismo

Ovunque cresce un sentimento cattivo nei confronti dei migranti. Ma bisogna affrontare il razzismo contemporaneo con meno sufficienza e meno arroganza di quanto facciamo abitualmente.

Mi ha un po’ turbato giovedì mattina un messaggio ricevuto da un amico che si chiama Mauro. Lo conosco di vista da più di trent’anni, siamo stati colleghi alla scuola d’arte, ricordo una sua azione artistica che nei primi anni Ottanta a me parve coraggiosa e intelligente, insomma avevo (e ho) una certa affezione nei suoi confronti. Mauro ha postato il seguente messaggio:

“A Palermo è stata organizzata dal Comune la conferenza con tanto di attestato e propaganda politica sull’accoglienza dei migranti senza discriminazione alcuna, sul diritto di cittadinanza o Ius Soli, etc e tutte le nostre egoiche rassicurazioni di esseri illuminati, umanisti, evoluti progressisti, cittadini del mondo…. ma intanto questi vogliono la paghetta e ricattano con bambini presi in ostaggio, e mentre a Roma hanno menato chi si baciava davanti alla moschea mussulmana… Ius Soli no grazie!”

con l’aggiunta di un link – voxnews.info – di stampo fanaticamente razzista.

Dopo aver ricevuto il messaggio di Mauro lì per lì mi sono scocciato e gli ho risposto così:

“Mauro, ti voglio bene e ti ho sempre considerato un amico. Non c’è niente di male nel fatto che ti manchino gli strumenti culturali per elaborare la estrema complessità della situazione attuale, effetto del colonialismo secolare eccetera. Però io non tollero di avere amici razzisti, non sei più amico, vai da un’altra parte a sfogare le tue fobie psicotiche”.

Poi ci ho ripensato e mi sono detto: se perfino uno che in fondo ha bazzicato gli ambienti culturali alternativi esprime una reazione di questo genere allora vuol dire che siamo messi male. E questo lo sapevo. Ma vuol anche dire che bisogna affrontare il razzismo contemporaneo con meno sufficienza e meno arroganza di quanto facciamo abitualmente. Il neo-razzismo va compreso in un contesto nuovo, diverso da quello in cui fiorì il razzismo classico, ottocentesco, basato sul predominio tecnico (si dovrebbe leggere in proposto il libro di Gobineau: Essai sue l’inegalité des races humaines, che fu pubblicato nel 1867). Quello era legato all’espansionismo coloniale e sulla distanza abissale tra i livelli tecnici e culturali dei paesi coloniali e quelli colonizzati. I bianchi erano allora gli invasori e motivavano la loro aggressività coloniale con l’affermazione di una superiorità naturale fantasmatica.

Il razzismo di oggi è profondamente diverso: non è il razzismo degli inglesi che sottomettono per civilizzare alla loro maniera popoli e territori. È un razzismo dei perdenti, di coloro che hanno subito l’umiliazione e l’impoverimento e cercano un capro espiatorio su cui vendicarsi (è già accaduto nel passato).

Il nuovo razzismo ha caratteri sociali: paura della concorrenza sul lavoro, paura sessuale da parte della popolazione senescente europea nei confronti delle popolazioni giovani del sud del mondo, paura dell’invasione che temiamo di subire (e che in qualche misura subiamo davvero, perché negarlo?).

L’onda di neo-razzismo ha motivi che sono meno ideologici di quanto tendiamo a pensare, ha fondamenti del tutto comprensibili, e gli argomenti per affrontare quest’onda dovrebbero essere meglio ponderati. Ci provo.

Dirò per prima cosa che alcune delle “ragioni” psicologiche del neo-razzismo io le condivido. Anche io non tollero che gli islamici che vivono in Occidente pretendano di comportarsi nella vita pubblica e privata secondo i dettami della loro religione. Ma per me tutte le religioni nella loro versione dogmatica sono ugualmente intollerabili. Non so se avete presente il comportamento di certi ebrei ortodossi, descritto ad esempio nel bellissimo film di Amos Gitai Kadosh. E non so se avete presente il comportamento di molti cristiani evangelici, soprattutto in America. Insomma il problema non è l’islamo-fobia ma la fobia, che io ammetto senza vergogna, per ogni forma di fanatismo e di bigotteria. L’islamismo contemporaneo ha sviluppato forme di aggressività, sessuofobia, bigottismo, fanatismo, violenza machista, come negarlo?

Inoltre mi pare evidente che non possiamo ignorare il fatto che gli episodi di violenza maschile in paesi europei sono commessi con molto maggiore frequenza da giovani maschi di origine araba o africana in termini relativi. Ma la ragione è complessa. Certo, vi è una ragione religiosa e culturale, ma non dobbiamo dimenticare che le politiche di immigrazione hanno favorito la formazione di comunità di soli maschi giovani.
Dunque il razzismo è giustificato, o comunque accettabile? Naturalmente no, ma dobbiamo spiegare il perché (prima di tutto a noi stessi).

La mia risposta al neo-razzismo si fonda su tre ordini di considerazioni.

La prima è puramente psicologica. Quando ci troviamo di fronte a una persona che sta soffrendo (per esempio la fame, o un rischio di morte imminente, o la solitudine, la tristezza, l’isolamento) non possiamo non provare il bisogno di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per alleviare quella sofferenza. Se non proviamo questo bisogno allora dobbiamo farci vedere da un dottore bravo, perché qualcosa di grave sta accadendo alla nostra mente emozionale. So che molti cretini (ad esempio un tizio che si chiama Luigi Di Maio che al momento si trova in testa alla mia personale lista dei più cretini del mondo) irridono al sentimento di empatia dicendo che si tratta di “buonismo”. Questa parola che non significa niente è una maniera per tacitare il malessere intimo e autorizzare il cinismo.

La seconda risposta ha carattere storico. La storia della modernità è stata caratterizzata da un processo ininterrotto e gigantesco di violenza, invasione, sottomissione, depredamento e umiliazione delle popolazioni del continente americano, del continente africano, e di gran parte dell’Asia. Possiamo definire questo processo “colonialismo” e dobbiamo sapere (a meno di non essere totalmente ignoranti) che la ricchezza dei paesi europei si è fondata in parte su questo processo di spoliazione delle materie prime, del lavoro schiavistico e dei territori colonizzati.

Qualcuno potrebbe anche rispondermi (lo capirei) che sì d’accordo il colonialismo sarà anche stata una brutta cosa, ma adesso è finita e io non sono responsabile di quello che ha fatto mio nonno, quindi me ne frega un piffero, non voglio pagare io le conseguenze del colonialismo passato. L’obiezione è sbagliata, perché il colonialismo (economico) non è affatto finito e le guerre armate dagli occidentali hanno contribuito a provocare l’ondata migratoria.

Ma a questo punto voglio dare una terza risposta, che ha carattere puramente realistico, o forse politico. Attenzione a respingere masse di uomini e donne, attenzione a generare odio. Nel passato le armi di distruzione di massa erano privilegio delle grandi potenze che potevano considerarsi al riparo da risposte dei poveri del mondo. I colonizzati dovevano subire e non avevano mezzi per reagire. Adesso non è più così.
Il segretario alla difesa americano, Ashton Carter ha scritto alcuni anni fa che uno degli effetti della globalizzazione (e della privatizzazione) di qualsiasi tecnologia consiste nel fatto che paesi poveri come la Corea del Nord (e molti altri) possono dotarsi di armi nucleari.

Inoltre l’esperienza recente ci insegna che individui o piccoli gruppi di persone che vogliono vendicarsi dell’umiliazione passata e presente possono provocare massacri e devastazioni nelle metropolitane di Londra e nelle discoteche di Parigi.

Le politiche di respingimento e di sterminio sono destinate a produrre un’ostilità crescente da parte di masse sterminate di giovani emarginati dei paesi poveri. Questa ostilità rischia di trasformare la vita quotidiana dei paesi europei in un inferno di violenza. Possiamo evitarlo?

L’unico modo di evitarlo è lanciare una campagna gigantesca di accoglienza e di educazione (non voglio usare la parola integrazione che non mi piace, ma se volete: una campagna di integrazione).

Perché non lanciare una campagna culturale fondata sulla concessione del visto per donne che richiedano asilo politico perché nel loro paese sono state o rischiano di essere oggetto di violenza sessuale? Non sarebbe un’azione efficace contro l’oppressione sessuale delle donne di molti paesi del mondo?

Perché non creare un servizio di trasporto legale e a basso costo per coloro che vogliono attraversare il Mediterraneo, e assumere cinquecentomila educatori reclutando tra i disoccupati intellettuali europei anche fra i disoccupati intellettuali dell’Africa e dell’Asia? Una scuola europea per l’insegnamento dell’umanesimo europeo, del buddismo tibetano e delle salienze tradizionali del continente africano, che insegni alla gente anche l’informatica la metallurgia e la chimica? E le risorse per farlo dove le troviamo?

Invece che fondare il suo sviluppo sull’accumulazione finanziaria e la privatizzazione l’Unione europea avrebbe dovuto lanciare un keynesismo dell’accoglienza, dell’educazione, avrebbe dovuto investire ingenti risorse economiche e civili fin dagli anni Novanta, e invece ha investito risorse nel respingimento, nel contenimento nell’internamento. È troppo tardi per farlo? Effettivamente è un po’ tardi, perché in Europa sta crescendo dovunque un sentimento cattivo, moralmente miserabile ma anche nel lungo periodo auto-distruttivo. La tranquilla vita quotidiana dei buoni europei, il pranzo familiare la domenica, le vacanze in una pensioncina della costa adriatica, sono destinati ad esser devastati da una guerra a bassa intensità, da una guerra sorda in cui ciascuno si sentirà più solo e più spaventato.

È questo che volete cari neo-razzisti, è questo che vuole l’aguzzino stalinista convertito a Fratelli d’Italia? È questo che vuoi tu, caro amico Mauro che mi sembravi un tempo tanto libertario e spiritoso? Volete trasformare le città in cittadelle militari? Volete sterminare qualche milione di africani nei deserti della Libia del sud o del nord del Niger? È questo il mondo nel quale volete dimorare, per poi andare nel fine settimana a farvi curare i nervi da Sua Santità il Dalai Lama (cui va il mio affetto filiale e la mia rispettosa attenzione)? Meglio di no.

Franco Berardi Bifo

da Comune-Info

 

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