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Napoli: Senza prove il tribunale condanna ragazzina rom

Il tribunale dei minori di Napoli non ha voluto concedere nessuna attenuante ad Angelica, la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli e che scatenò la furia cieca della popolazione contro i campi nomadi del quartiere incendiati nel maggio 2008. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado che la vedeva condannata a 3 anni e 8 mesi. «È una decisione indecente – ha commentato l’avvocato della ragazzina, Cristian Valle – noi speravamo in un risultato positivo, ma il presidente Trione non ha preso in considerazione nessuna delle nostre richieste, anzi». Ad Angelica, da dieci mesi chiusa nel carcere minorile di Nisida, secondo la difesa non è stato consentito di avere un processo equo e sarebbe vittima di un accanimento giudiziario. Mentre secondo Marco Nieli dell’Opera nomadi «siamo di fronte una di quelle sentenze esemplari che dovrebbero rispecchiare il comune sentire degli italiani manipolato dai media e indirizzato verso il pregiudizio e l’odio razziale». Le associazioni e la difesa infatti hanno da sempre sostenuto l’innocenza della ragazzina, sottolineando una totale mancanza di prove da parte dell’accusa che continua a fondarsi esclusivamente sulle dichiarazioni di Flora Martinelli, la mamma della neonata, che ha precedenti specifici per falsa testimonianza. «A questa ragazza – dice Valle – viene riservato un trattamento severissimo, non le viene concesso la detenzione ai domiciliari o in una comunità. Il rifiuto è stato motivato col fatto che non c’è stata alcuna confessione della minore, che al contrario si è sempre detta innocente anche sapendo che, se avesse ammesso la responsabilità, sarebbe uscita dal carcere e affidata ai servizi sociali. In ogni caso è un’indecenza non ammettere che una minorenne così da sola e senza parenti non poteva organizzare una compravendita di minore». Angelica aveva anche scritto una lettera aperta a Napolitano affinché le fosse concesso un giusto processo, ora non le resta che sperare nella Cassazione. «Organizzeremo una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica», afferma Nieli.
fonte: il manifesto

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