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Milano: Polizia entra in università in assetto antisommossa per proteggere i fascisti

Stava avvenendo una guerra civile?
Successione degli eventi
Assolutamente no. Dalle 11 del mattino degli studenti di Azione Universitaria (lista universitaria notoriamente legata ad ambienti dell’estrema destra italiana) volantinavano in atrio. Nessun problema, se non che, per volantinare, questi individui erano (e sono sempre) “tutelati” dalla presenza massiccia di uomini della digos (polizia politica), che stavano, secondo una strana idea di “servizio pubblico” per cui li paghiamo, a presidiare il banchetto.
Intorno alle 12.30 un gruppo di studenti, contrari alla presenza in università di persone con idee di evidente matrice fascista, per di più “scortati” dalla polizia politica, hanno cominciato a passeggiare nei dintorni del banchetto, in maniera del tutto ironica e ridanciana. Non fosse che gli stessi “cuori da leone” ed i loro protettori si sono subito compattati intorno al banchetto, non si capisce impauriti da chi o da cosa.
Dopo mezz’ora di questo assurdo teatrino un prodigo agente della Digos ci chiede di spostarci di lato in modo da far passare i ragazzi per uscire. Noi ci spostiamo subito (essendo in fondo quello il nostro obiettivo).
Nel giro di pochi secondi si schierano davanti a noi, cogliendoci più che all’improvviso, IN ATRIO, due cordini di polizia e carabinieri in assento anti sommossa, con scudi caschi manganelli e tutto il necessaire, lasciandoci completamente sbalorditi. Naturalmente, girati verso di noi.
Cosa significa tutto questo
Pensiamo che qualsiasi studente che abbia ancora a cuore quest’università ed in generale la cultura possa capire la bolla che ci è salita, la rabbia, lo stupore, lo sdegno. Senza che stesse volando una mosca, per “difendere” un gruppetto di razzisti subito rinforzato da esterni, tutt’altro che studenti, si è schierata la polizia, evidentemente al servizio di uno Stato che non possiamo riconoscere date tali azioni.
Rabbia, e indignazione, che ci hanno fatto restare, incazzati neri, a fare di tutto perché se ne andassero al più presto (com’è avvenuto, dopo una buona mezz’ora).
L’intervento delle forze dell’ordine ALL’INTERNO dell’università, in una situazione tutt’altro che “calda” (benché non sia questo il punto), ci sembra una vergogna insopportabile per questo ateneo e chi lo vive. Una vergogna a cui qualcuno deve rispondere, dato che il Rettore, sfuggente, cerca di negare la sua responsabilità rispetto all’accaduto nonostante le parole degli sbirri (dichiaratisi “autorizzati dall’amministrazione”) e la prassi universitaria. Egli, e tutti gli esponenti della giunta di quest’università, devono prendersi carico di aver permesso l’intervento delle forze dell’ordine in quel modo, e la presenza, ormai quasi costante, della polizia politica in università.
Il fatto di martedì, e l’ormai consueta presenza della digos in ateneo, ci fanno sospettare che questo non sia un luogo libero, quale dovrebbe essere come luogo di sapere, ma uno dei tanti spazi attraversati dal controllo pervasivo dello stato e della polizia. Non si tratta di “non avere nulla da nascondere” ma di difendere ogni studente, ogni idea, nella sua possibilità di esprimersi senza dover temere gli occhi e l’intervento violento della polizia.
Quello che è accaduto mercoledì è un fatto gravissimo, e speriamo che tutti se ne rendano conto e ne prendano atto, pretendendo con forza che non accada mai più; in più se certi elementi (quali i ragazzi di azione universitaria) possono stare in università scortati dalle forze dell’ordine, protetti da loro in maniera violenta, essi devono essere del tutto delegittimati, dallo sdegno degli studenti, per questi comportamenti tutt’altro che “democratici”.
Molti studenti incazzati neri

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