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Milano, ordinanze razziste e cartelli contro i migranti

Sapone liquido anti-immigrati, cartelli condominiali che mettono in guardia da «una persona di colore nero», gruppi Facebook che invitano a «silurare le barche» dei migranti, minacce di togliere fondi all’Opera Nomadi se continua a difendere i rom dagli sgomberi selvaggi.
Benvenuti a Milano, Lombardia. La campagna elettorale stuzzica l’ingegno, il clima in città è pessimo. Specialmente dopo l’annuncio della sindaca Letizia Moratti che, dopo il coprifuoco in via Padova e negli altri quartieri ad alto tasso di stranieri, ora chiede al ministro Roberto Maroni di modificare la legge per permettere alla polizia di entrare nelle case senza mandato per stanare migranti senza permesso di soggiorno. Reato di clandestinità equiparato a terrorismo e droga. In barba alla Costituzione e all’attuale normativa che obbliga gli agenti ad ottenere l’autorizzazione del magistrato per fare irruzione negli alloggi. Prima, però, il Comune ordina ai proprietari di immobili delle zone incriminate di produrre una autocertificazione, entro il 25 aprile, nella quale dichiareranno le generalità dei loro inquilini pena una sanzione di 450 euro. Al proprietario-spia viene affiancato anche il portiere-informatore della polizia, che dovrà avvisare le autorità nel caso scoprisse, all’interno dello stabile, appartamenti sovraffollati, giri sospetti, precarie situazioni igienico-sanitarie. E dal 25 marzo scatta il coprifuoco in via Padova e dintorni: i locali dovranno chiudere a mezzanotte anziché alle due.
D’altronde lo stato di polizia auspicato dalla giunta comunale è già realtà: decine di camionette dell’esercito, della polizia e dei carabinieri presidiano la zona di via Padova. Ma, come vaticina Luciano Muhlbauer (Prc), «il 30 marzo saranno sparite». E questo perché «le due ordinanze fanno parte del miserevole spot elettorale che la destra sta montando», segno del «fallimento delle loro stesse politiche visto che sono al potere da diciassette anni».
E’ soprattutto la Lega a sfornare una campagna elettorale nel segno del razzismo: il segretario provinciale del Carroccio, Igor Iezzi, ha chiesto a Moratti di tagliare le risorse a Opera Nomadi in quanto l’associazione si oppone allo sgombero dei rom di via Forlanini, e in generale agli sgomberi impietosi di molte famiglie rom, ormai in atto da mesi in città. Nell’armamentario leghista spuntano poi gadgets come le bustine monodose di sapone liquido da utilizzare, come avverte la confezione, dopo avere toccato uno straniero. E’ successo ad Arezzo. A Coccaglio (Bs), invece, dopo lo scandalo White Christmas ovvero la campagna natalizia del sindaco Franco Claretti per individuare casa per casa gli stranieri illegalmente soggiornanti in paese, scoppia nuovamente la polemica. Questa volta su Facebook. Nella pagina Lega Nord Coccaglio, fondata dallo stesso Claretti, sono apparse frasi xenofobe del tipo: «Cerchiamo di mandare fuori dai coglioni quelle putride persone», riferito agli immigrati. Dopo la scoperta, nel giro di qualche ora il gruppo è stato ripulito. Claretti non risulta più come amministratore della pagina, e uno dei curatori ha scritto un poco spontaneo (e burocraticissimo) mea culpa per sottolineare come sindaco e Lega Nord siano estranei alla vicenda addossandosi tutte le responsabilità. Ma basta dare un’occhiata alla bacheca, sempre su Facebook, della pagina ufficiale del partito di Umberto Bossi per leggere insulti a «terroni» e meridionali. Un florilegio – al quale molti residenti nel Sud rispondono per le rime con il classico «polentoni» – che costituisce l’humus profondo dell’elettorato leghista: «Ma qualcuno mi sa gentilmente spiegare perchè sti terroni devono rompere i coglioni su una pagina a cui non gli appartiene???mamma mia sono come gli scarafaggi!!!OVUNQUE!!» è soltanto un esempio. Che nessun amministratore cancella.
E’ comparso invece in un condominio milanese vicino a piazzale Aquileia, e sta facendo il giro della rete a partire dal blog di Ivan Scalfarotto, un avviso che mette in guardia i residenti da «una persona di colore nero» avvistata nelle cantine del palazzo. E siccome nessuna «persona di colore nero» vive nello stabile, i condòmini sono pregati di segnalare se conoscono oppure ospitano «una persona di colore nero» per «tranquilizzare noi tutti». In caso contrario, l’amministrazione provvederà a cambiare le serrature delle cantine.
Chiude la giornata il commento di Daniela Santanché: «L’Italia non è assolutamente un paese razzista e gli italiani non sono intolleranti. Il vero problema è il passaggio dalla paura all’ostilità».

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