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Milano: muore in questura poche ore dopo l’arresto. E’ il terzo caso in un anno

Un georgiano di 25 anni è stato trovato morto nelle celle di sicurezza della Questura di Milano. Il ragazzo, Georgi B., senza fissa dimora, era stato arrestato la sera di mercoledì insieme ad altri due connazionali con l’accusa di furto pluriaggravato. I tre erano stati sorpresi all’interno della Feltrinelli di Corso Buenos Aires mentre rubavano lettori mp3, pare, dagli scaffali. Ad arrestarli gli uomini dell’unità operativa criminalità diffusa della Squadra Mobile. All’arrivo in questura, intorno alle ore 20, i tre sono stati rinchiusi in tre celle separate poco dopo il fatto e ieri mattina sarebbero dovuti andare al processo per direttissima. Quando gli agenti sono entrati nella cella del venticinquenne, intorno alle 8, per svegliarlo, non ha dato segni di vita. Sul posto sono intervenuti i medici del 118 che ne hanno constatato il decesso. Il medico legale ha effuettuato un primo sopralluogo. Sarà l’autopsia ad accertare le cause del decesso. Stando alle agenzie, la vittima non avrebbe alcun segno di violenza sul corpo e il malore resta la causa più probabile del decesso. A causare la morte sarebbe stato un collasso. Il malore avrebbe impedito al ragazzo, che avrebbe compiuto 25 anni tra dieci giorni, di chiedere aiuto. Le notizie sul caso arriveranno col contagocce nell’arco della giornata. Gli unici particolari a disposizione dei cronisti sembrano essere i dettagli del tentativo di furto nella rivendita di Feltrinelli per cui sono stati arrestati i tre ragazzi. Ma intanto le statistiche registrano altri due casi nel giro di un anno di decessi nelle camere di sicurezza della questura di Milano.Il 4 settembre 2007, Antonio D’Apote, 49 anni, muore nella camera di sicurezza dove era stato rinchiuso subito dopo l’arresto: viene ritrovato già cianotico dagli agenti, che sono andati a controllare perché non avevano sentito risposta all’appello e spira prima dell’arrivo dei soccorsi.È il secondo caso nel giro di due mesi: il 10 luglio era toccato a Mohammed Darid, 32 anni, marocchino, arrestato la sera prima dagli agenti della Polfer in stazione Centrale per spaccio di stupefacenti e trovato senza vita dentro la cella di sicurezza alle 9 del mattino.Non c’erano segni di violenza sul suo corpo, avrebbe stabilito il medico legale. Arresto cardiocircolatorio, sancì l’autopsia. La stessa scena si è ripetuta con D’Apote, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno in casa, una fedina penale zeppa di precedenti per spaccio, furto e rapina, problemi di tossicodipendenza, era stato pizzicato per strada alle 3.30 da due agenti delle Volanti, mentre chiacchierava con una ragazza.Aveva provato a reagire, prima e dopo le manette, probabilmente sotto l’effetto di stupefacenti, e aveva continuato ad andare in escandescenze anche dopo l’arrivo in via Fatebenefratelli e l’ingresso in cella di sicurezza. Visto anche prendere a testate il muro da alcuni testimoni, D’Apote si era poi disteso pancia a terra. Intorno alle 6.15, secondo la versione fornita dalla Questura, gli agenti di sorveglianza lo hanno chiamato una prima volta, pensando che dormisse, per andare a firmare il verbale d’arresto. Poi una seconda, non sentendo risposta. Alla terza sono entrati ma l’uomo già non respirava più. La chiamata al 118 è partita alle 6.35: quando i soccorritori sono arrivati, però, D’Apote era, già morto.

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