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Maroni mostra i muscoli alla gente di Terzigno

Chissà se il bossolo di gas cs scaduto è proprio quello sparato ad altezza d’uomo dal poliziotto ripreso mentre compie freddamente un gesto omicida. Sta di fatto che le due “cartoline” da Terzigno stanno facendo il giro del mondo sul web ma quasi nessuno mette in relazione quei fatti con il proclama ennesimo di Maroni Roberto, ministro di polizia per Berlusconi. L’enfasi della stampa mainstream, ieri, era tutta per l’aggressione della notte a due auto-civetta nel centro del comune vesuviano che si oppone da giorni all’apertura della seconda e più grande discarica d’Europa nel cuore di un parco nazionale. Un agente è rimasto ferito a un occhio e tre persone, tutte giovanissime, incensurate e del posto, sono state arrestate con l’accusa di resistenza, lesioni e violenza. Gli agenti in borghese erano in servizio di prevenzione mentre centinaia di loro colleghi, in tenuta antisommossa, presidia via Zabatta, l’accesso alla seconda discarica. Maroni se l’è presa e ha annunciato che non è più accettabile. Invita a deporre le armi altrimenti sarà costretto a intervenire in modo duro. Più duro dei lacrimogeni ad altezza d’uomo, più velenoso dei gas Cs, gli stessi adoperati a Genova da quel galantuomo di Scajola nel 2001. Magari La Russa, quando si dice pronto a inviare altri soldati, ha in mente un piano afgano. Vale la pena ricordare che un candelotto ad altezza d’uomo può ammazzare e che quel gas fa male al punto che la convenzione di Ginevra lo proibisce in teatri di guerra. Maroni, invece, ritiene che i suoi uomini si stiano comportando con grande prudenza e grande responsabilità. Sono gli altri, cattivi, che li attaccano. Ma un’altra foto giramondo, immortala un eroe dei nostri tempi che lancia un bel sampietrino. E la sua è una perfetta tenuta da robocop antisommossa. Allora Maroni a un certo punto dichiara ancora che «i violenti cercano il morto» e uno pensa «finalmente se n’è accorto». Invece no anche stavolta. I cattivi sono quelli che danno retta alle mamme vulcaniche, ai nonni, agli impiegati, agli studenti, ai disoccupati, alle casalinghe. Vulcanici anche loro. La Uilps, che difese a spada tratta i rapitori di manifestanti della Raniero, racconta di orde di facinorosi sprangamuniti che andrebbero a caccia di volanti e autocompattatori ma anche questa sigla, pur chiedendo rinforzi, è persuasa che non ci siano clan e centri sociali dietro le violenze.
«Minacce inconcepibili quelle di Maroni, degne di un capotribù anziché di un ministro», fa sapere Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, osservando come quella di Terzigno non sia una situazione risolvibile dal punto di vista dell’ordine pubblico. «A meno che non si voglia dichiarare guerra a un’intera comunità che difende il proprio diritto a vivere in salute e in sicurezza. A meno che non siano Maroni e il governo a cercare un esito drammatico». E’ quello che pensa anche il Movimento difesa territorio area vesuviana che suggerisce una riflessione ulteriore: «Tutti sanno che la vicenda Terzigno travalica la questione meramente tecnica della gestione della discarica investendo un campo di contesa più generale: le prossime elezioni comunali di Napoli, gli interessi economici legati al flusso dei rifiuti, la lotta interna al Pdl campano, la sperimentazione di nuove forme di controllo sociale utilizzate in situazioni d’emergenza».
Bisognerebbe rifare il piano rifiuti, osserva ancora Ferrero. Ma i parlamentari Pdl della Campania e i vertici di Regione e Provincia non sono riusciti a trovare un accordo su un altro territorio da martirizzare anche se si ripete il mantra della trattativa che va avanti: «Siamo a buon punto, trovo la situazione migliorata in alcune parti e in altre non peggiorata – ha detto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso in Prefettura a Napoli, in relazione alla raccolta dei rifiuti in città – il termovalorizzatore di Acerra funziona bene, oggi siamo sopra le 1500 tonnellate di rifiuti bruciati. Sono risultati in linea». In linea con l’usanza di bruciarci il tal-quale. Che il ciclo sia saltato, che i rifiuti non passino spesso nemmeno per gli Stir (stabilimento di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti, gli ex Cdr come quello di Giugliano dov’è morto domenica un lavoratore di Portici) è ormai denunciato da diverse voci e anche il sindaco di Acerra si professa allarmato per l’ipotesi che si bruci di tutto nell’impianto imposto militarmente ai suoi cittadini.
Il ministro Rotondi, quello dell’Attuazione del programma, si iscrive al “partito del morto”: lo Stato non può fare passi indietro o avere «la falsa pietà di cambiare programma per le proteste». Dunque, la divisa blu che ha sparato ad altezza d’uomo altro non faceva se non “attuare il programma”?
I verdi hanno fatto un sopralluogo con Bonelli, il segretario, e Giobbe Covatta che si è fatto fotografare con una «pericolosa camorrista» di sei anni. «Maroni deve sapere che è pronto a usare la forza contro donne che sventolano i rosari». Bersani, quello del Pd, sconsiglia l’uso della forza: «Non servono i miracoli, che finiscono in discarica, ma un piano di solidarietà». Intanto Brunetta e Rosa Russo Iervolino si scambiano accuse reciproche di non sapere di cosa si parla quando si parla di rifiuti napoletani. De Magistris invita il governo a «incontrare i comitati che propongono misure alternative: differenziata, trattamento meccanico a freddo, impianti di compostaggio per l’umido, abbattimento della produzione di scarti». Ma il governatore Caldoro chiede altra pazienza ai campani, almeno altri due-tre anni, il tempo di costruire i nuovi termovalorizzatori, la soluzione preferita da cricche e camorre. E Bertolaso spera che i sindaci ci ripensino, fa sapere che l’apertura della seconda discarica non è prossima e si vanta che a Cava Sari siano arrivati i camion con l’argilla per diminuire la puzza. Sarebbe l’inizio della bonifica. Ma i sindaci non hanno gradito l’accordo beffa che ignora l’inquinamento delle falde e insiste sullo sversamento a Cava Sari, la prima discarica.
Proteste, roghi e cassonetti rovesciati si registrano anche a Napoli città mentre qualcuno fa due conti e scopre che l’emergenza rifiuti costa venti euro a testa per ciascun italiano, 1,1 miliardi. Ormai la protesta va avanti da una settimana e, tra Boscoreale e Terzigno, ieri, c’era una sorta di normalità tra i segni della battaglia. Quasi tutti i negozi erano aperti.
Checchino Antonini

In queste ore stanno perquisendo le case dei manifestanti e stanno imponendo lo stato di fermo che impedisce loro di partecipare ai cortei e ai presidi. Terzigno chiede aiuto a tutta l’Italia che ha il dovere di rispondere!

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