Siamo sul finire di febbraio, il 23 febbraio dell’anno 1986, in piazzale Lugano nella Bovisa a Milano. E’ sera, Luca e Dario, giovani militanti e studenti universitari militanti di Dp, ventenni, stanno correndo per prendere la filovia in Piazzale Lugano. Hanno l’ennesimo appuntamento, stavolta con un amico, e insieme tante cose da intraprendere, da dire, da realizzare nella città.La passione e la vita, la dolcezza e la lotta glielo consentono. In comune hanno anche lo stesso desiderio: capire come va questo maledetto mondo, quindi osservarlo, studiarlo, frequentarlo e non da ultimo cambiarlo alla radice affinché smetta di essere minaccioso e ingiusto e diventi un luogo ospitale e accogliente per tutti gli esseri viventi, umani inclusi.L’ideale dei vent’anni è generoso, testardo, senza paura; è il sogno più bello che vorrebbe occupare le strade, l’affermazione entusiasta del possibile, la corrente calda che attraversa la città di ghiaccio e non dimentica gli impegni presi.E il reale? Il reale non sogna mai, se ci prova genera incubi.Poco distante, in un altro punto della stessa piazza, alcune persone discutono animatamente, scoppia una rissa. S.P., 27 anni, in forza alla Digos, fuori servizio, estratta la sua pistola d’ordinanza e piegate leggermente le ginocchia in posizione di tiro punta e spara. Due colpi lacerano l’aria: una traiettoria dall’esito micidiale collega il reale all’ideale. Improvvisamente Luca è a terra ferito a morte.Uno dei proiettili lo ha raggiunto al fianco di rimbalzo.La sua vita è straziata: morirà durante la notte, in ospedale
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