“Un fallimento ora a Gaza sarebbe imperdonabile”. Così il segretario generale Onu, Gutierres, dopo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – e dopo quasi sei mesi di stallo – ha finalmente approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l’astensione degli Usa, si “chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per le loro esigenze”.
Sul testo, presentato dai membri non permanenti, si è temuto fino all’ultimo il veto Usa, che invece si sono astenuti. A favore tutti gli altri Paesi: Francia (che ha chiesto anche un “cessate il fuoco permanente dopo il Ramadan”), Gran Bretagna, Algeria, Giappone, Malta, Slovenia, Svizzera, Ecuador, Guyana, Mozambico, Sud Corea e Sierra Leone.
Ok anche da Cina e Russia, che però ha proposto – senza esito – di sostituire il termine “durevole” con “permanente” per “il cessate il fuoco immediato”. Il termine è stato cambiato all’ultimo minuto per evitare il blocco Usa ma per Mosca questo “annacqua il testo e lascia spazio alle interpretazioni, permettendo a Israele di riprendere le operazioni militari in qualsiasi momento”.
Sull’altro fronte, invece, non è passata la linea israeliana (e fino a oggi, anche degli Usa) di subordinazione ogni ipotesi di cessate il fuoco al rilascio totale e immediato degli ostaggi; passaggio che ha spinto Netanyahu ad annullare la partenza della delegazione israeliana a Washington, concordata pochi giorni fa con Blinken. Il premier israeliano, in una nota, sostiene che il voto Usa sia “un passo indietro chiaro. questo ritiro colpisce lo sforzo bellico perché offre a Hamas la speranza che pressioni internazionali consentiranno di ottenere un cessate il fuoco senza liberare gli ostaggi”.
Sul terreno Tel Aviv continua comunque a uccidere: 107 i morti e 176 i feriti solo nelle ultime 24 ore. Dal 7 ottobre a oggi, lunedì 25 marzo, sono 32.226 le vittime, 15mila dei quali minori, 75mila feriti e 10mila dispersi. Tra i massacri di oggi 21 morti in un raid su un condominio a Gaza City, dove da una settimana è sotto attacco l’ospedale di Al Shifa, con centinaia di morti e un numero non precisato di persone intrappolate all’interno. Nelle ultime ore altri due ospedali della Striscia, il Nasser e l’Amal di Khan Yunis, sono di nuovo sotto assedio. 20 in totale le vittime nelle ultime ore, tra cui almeno un dipendente della Mezzaluna Rossa Palestinese.
Sulla risoluzione Onu e sul nuovo attacco israeliano contro gli ospedali le valutazioni a Radio Onda d’Urto del giornalista Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme del quotidiano Il Manifesto oltre che fondatore e direttore di www.pagine-esteri.it, portale in lingua italiana di notizie da Medio Oriente, Africa, Mediterraneo e non solo. Ascolta o scarica
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