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Libia o Italia? Le condizioni terrificanti per richiedere protezione internazionale a Milano

Succede a Milano …… Le condizioni terribili in cui versano coloro che devono affrontare la vera e propria via crucis rappresentata dal richiedere protezione internazionale agli uffici della Questura di via Cagni (tra Bicocca e Niguarda) a Milano. Una via crucis fatta di freddo, sporcizia, attese lunghissime e, come documentato dal video, interventi della Polizia in assetto antisommossa. La denuncia del Naga riguardo i fatti della mattina lunedì 19 dicembre nei pressi della questura di Milano

Dove abbiamo girato queste immagini?

In via Cagni a Milano davanti agli uffici della Questura aperti appositamente per ricevere le domande di protezione internazionale.

Lo scorso autunno gli uffici vennero trasferiti in quella sede decentrata, e via Cagni e i giardini adiacenti vennero provvisti di gabinetti chimici: un chiaro segnale del fatto che si mettevano in conto le lunghe file di persone in attesa di poter accedere agli uffici.

All’epoca venivano accettate solo dieci domande al giorno. A partire dalla settimana scorsa la Questura ha cambiato approccio scegliendo di dare il lunedì mattina degli appuntamenti per la manifestazione dell’intenzione di presentare la domanda, limitando però il numero di accessi a 120 persone alla settimana: molte ma molte di meno di quelle che si trovano normalmente in coda.

“Queste immagini rendono del tutto evidente come la gestione dei flussi di persone che, ormai da più di un anno, si accampano nella speranza di accedere a un diritto fondamentale, sia del tutto sfuggita di mano alla Questura di Milano che si vede costretta a far intervenire due furgoni con uomini in assetto antisommossa” dichiara Anna Radice, Presidente del Naga.

“Ogni giorno viene così violato il diritto costituzionalmente garantito a chiedere asilo, e l’accesso all’ufficio che per legge sarebbe deputato a garantirlo viene addirittura gestito come una questione di ordine pubblico” prosegue la Presidente.

“Ancora una volta, invece di trovare soluzioni strutturali, predisponendo modalità giuste ed efficaci d’ingresso sul territorio italiano e di accesso alla protezione internazionale, si ripete lo stesso metodo di sempre: un approccio emergenziale gestito con la violenza” conclude la Presidente del Naga”.

 

da Milano in Movimento

 

 

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