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Lecce: Condannati poliziotti per comportamento violento contro migranti

E’ accaduto a Lecce. Un poliziotto è stato condannato per abuso d’ufficio ma anche per lesioni al risarcimento danni, con la sentenza 42182 del 30 ottobre 2012, perché secondo le indagini eseguite “preleva” senza alcuna motivazione “lo straniero” e lo perseguita in Questura.
E’ l’illegittimità della condotta a configurare il reato di abuso d’ufficio ma anche di lesioni.

La sesta sezione penale ha decretato la condotta degli agenti illegale e senza fondamento: il fatto che l’immigrato possedesse solo la fotocopia del permesso di soggiorno, non poteva legittimare gli accertamenti in Questura. Inoltre, cosa ancor più grave, non ammetteva il comportamento violento e molesto.
Questi sono i motivi per cui i giudici di Piazza Cavour hanno confermato la sentenza di prime cure respingendo il ricorso contro il giudizio di colpevolezza emesso dalla Corte d’appello di Bologna che invece ha condannato i quattro poliziotti per il reato di abuso d’ufficio e di lesioni, e al risarcimento del danno a favore della vittima.
Nelle varie motivazioni della sentenza si legge: “Ai fini della configurabilità del reato di abuso d’ufficio, sussiste il requisito della violazione di legge non solo quando la condotta del pubblico ufficiale sia svolta in contrasto con le norme che regolano l’esercizio del potere, ma anche quando la stessa risulti orientata alla sola realizzazione di un interesse collidente con quello per il quale il potere è attribuito, configurandosi in tale ipotesi il vizio dello sviamento di potere, che integra la violazione di legge poiché lo stesso non viene esercitato secondo lo schema normativa che ne legittima l’attribuzione”.
Come dire? Le azioni umilianti che configurano l’illegalita dei comportamenti degli imputati nel “prelievo abusivo” avvenuto per ragioni diverse da quelle consentite ma anche dal fatto che la condotta di abuso d’ufficio impugnata non si è esaurita nelle condotte vessatorie ma è stata aggravata anche da comportamenti autonomi e del tutto diversi.

Le forze dell’ordine, dunque, la devono pagare.
Giovanni D’Agata, il fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si esprime con chiarezza: “Anche il comportamento del singolo poliziotto può essere lo specchio della società in cui stanno emergendo logiche razziste suggerite in parte dalla politica”.

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