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La morte di Carmelo Castro; dopo tre anni salta fuori il lenzuolo usato come cappio

La Procura sta entrando nel vivo delle indagini sulla morte in carcere del 19enne incensurato Carmelo Castro di Biancavilla. Il giovane – fu asserito da fonti di piazza Lanza – il 28 marzo 2009 fu trovato impiccato e penzoloni nella cella di isolamento dov’era detenuto da soli quattro giorni.
L’indagine fu archiviata una prima volta, senza che un solo agente di custodia penitenziaria fosse ascoltato dal magistrato, senza che nulla, neanche la cella della morte, fosse sequestrata, senza che si svolgessero approfondimenti di sorta, dando insomma per scontato tutto quello che emergeva dalle “carte” di piazza Lanza. Ora che il caso è stato riaperto (vi sono stati diversi ricorsi e molte ragioni per farlo) si ricomincia davvero da zero.
Si cominciano anche a interrogare le persone informate dei fatti (e la lista è molto lunga, comprendendo, oltre che il personale del carcere, anche i medici e il personale parasanitario che in un modo o nell’altro hanno avuto qualcosa a che fare con questa vicenda). E per la prima volta, dopo tre anni, è saltato fuori un reperto molto importante, che prima d’ora, inspiegabilmente, non era stato mai consegnato alla magistratura: il lenzuolo trovato annodato al collo della vittima. E pare anche che la Procura sia determinata a disporre un’analisi di polizia scientifica per prelevare il Dna e compararlo con quello del ragazzo.
La tardiva consegna del reperto lascia molto perplesso l’avvocato Vito Pirrone – che assiste i familiari di Castro – il quale a questo punto reclama a gran voce che l’amministrazione di piazza Lanza consegni pure i filmati relativi al “traffico” che si è svolto nel corridoio dove si affacciava la cella di Castro. Si vuole insomma sapere chi ha visto per l’ultima volta Carmelo vivo: sono stati gli agenti penitenziari o piuttosto i detenuti addetti alla distribuzione del pasto?
Di certo si sa che il ragazzo, dopo aver fatto i nomi dei correi di una rapina aveva paura di rappresaglie e rinunciava anche all’ora d’aria. Inoltre Carmelo era in regime di grandissima sorveglianza (e fu perso di vista dal personale del carcere per circa tre ore) e si dubita che egli possa essersi effettivamente suicidato: egli era alto 1,75 ed il letto a castello al quale dicono si sia impiccato non supera il metro e 60.
fonte: La Sicilia

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