Gli arresti sono stati convalidati, ma Stella Boccitto, 29 anni, e Albarq Mohammed Ali Jummah, 27, sono stati comunque rimessi in libertà in attesa del processo, che comincerà a Roma il prossimo 22 maggio. I due giovani erano stati arrestati in due momenti diversi del tardo pomeriggio di martedì, dopo le tensioni tra forze di polizia e collettivi pro Palestina alla Sapienza.

Davanti alla giudice Ilaria Auricchio della IX sezione penale del tribunale di Roma, Boccitto e Ali Jummah sono stati interrogati a porte chiuse e alla fine è stata la stessa procura (rappresentata dalla pm Vittoria Bonfanti ma, come da prassi, sostituita dal vice procuratore onorario Patrizia Moretti) a chiedere la convalida degli arresti senza misure cautelari. Una vittoria delle difese visto che, in partenza, per i due giovani erano stati prospettati gli arresti domiciliari. Gran parte della partita giudiziaria si giocherà sulla ricostruzione della dinamica degli scontri e sulle circostanze che hanno portato agli arresti: la tesi della polizia, infatti, non convince del tutto. Per questo motivo gli avvocati difensori hanno già cominciato a raccogliere i video dell’accaduto e, nel mese abbondante che ci separa dal processo, lavoreranno per trovare il maggior numero possibile di testimoni, nella convinzione che un’esatta ricostruzione degli avvenimenti sia la chiave per provare l’innocenza dei due ragazzi. Sin qui, i dettagli che sono emersi sono quasi esclusivamente frutto dei racconti delle forze dell’ordine, spesso con notevoli discrepanze rispetto a quanto è possibile vedere nei numerosi video pubblicati dai giornali online e sui social network. Come talvolta accade in casi del genere, infatti, la sensazione è che ci sia stata una certa sproporzione nell’uso della forza su un corteo di certo rumoroso, ma all’apparenza poco o nulla pericoloso. Ali Jummah, studente di economia, militante dell’Udap (Unione democratica arabo palestinese), cittadino libico in Italia da 5 anni con un permesso di soggiorno sanitario, è accusato di essere salito sopra un’auto della polizia – una monovolume grigia priva di qualsiasi simbolo distintivo – per parlare al megafono, durante un corteo spontaneo di circa 300 persone che si è snodato all’interno della cittadella universitaria. Qui, nei pressi del rettorato, si è consumata la prima situazione di tensione con la polizia.

A SEGUIRE è stata fermata Stella Boccitto, incensurata, figlia del nostro caporedattore Marco, che si trovava nella calca insieme alla sua cagnolina Zoe e, mentre discuteva con la polizia in assetto antisommossa è stata travolta dalla carica improvvisa, tirata dall’altra parte del cordone dagli agenti, placcata da quattro persone e tratta così in arresto. L’accusa, per lei, è di lesioni nei confronti di un dirigente della polizia e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto riferisce il suo avvocato Francesco Romeo, Boccitto al momento dell’arresto stava cercando di andare verso casa per prepararsi in vista di un colloquio di lavoro che avrebbe poi dovuto sostenere nella mattinata di ieri. Stando a quanto si vede nei primi video che hanno cominciato a circolare già nella serata di martedì, la carica della polizia contro i collettivi è avvenuta nelle immediate vicinanze del cancello del varco 3 della Sapienza, in un punto senza vie di fuga. Il contatto tra gli agenti e i manifestanti è durato in totale poche decine di secondi, sufficienti comunque a elargire un cospicuo numero di manganellate. «Sono completamente estranea alle accuse – dice Stella al manifesto – , non sono una persona violenta e non lo sono mai stata». All’uscita dal tribunale, la giovane è stata accolta dalle decine di persone riunite in presidio a piazzale Clodio per tutta la durata dell’udienza.