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La Francia respinge la richiesta di estradizione degli usuli politici italiani

Sconfitta per il partito della vendetta. L’estradizione richiesta dall’Italia per i 10 esuli politici, arrestati nell’operazione “Ombre rosse” nel mese di aprile 2021, è stata negata da parte della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi che ha basato la sua decisione sul rispetto della vita privata e familiare nonché del giudizio di contumacia, previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Dopo oltre un anno dall’inizio della procedura, con Roma che aveva chiesto l’estradizione e Parigi che li aveva fermati nella primavera dell’anno scorso a seguito del via libera arrivato dall’Eliseo che pareva chiudere la stagione della cosiddetta “dottrina Mitterrand”, adesso la decisione dei giudici nei confronti di 8 uomini e due donne che li costringe ancora all’esilio in territorio francese, ma non li consegna alla giustizia italiana.

Ad ascoltare la decisione della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi, erano presenti Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin. L’unico assente era Giorgio Pietrostefani, le cui gravi condizioni di salute non gli avevano già consentito di essere presente alle precedenti udienze che lo riguardavano.

La Francia ha deciso 25 anni fa che l’avrebbe accolto e le persone non sono pacchi postali che possono essere rispediti indietro. E’ una decisione ragionevole presa per la tutela delle persone e del radicamento familiare ed esprimo soddisfazione, anche perché ho sempre pensato che lui sia innocente“, ha spiegato, parlando con l’ANSA, l’avvocato Alessandro Gamberini, legale italiano di Pietrostefani.

Per mesi la Procura generale e i giudici della Corte d’appello di Parigi hanno chiesto all’Italia supplementi d’informazione per avere la garanzia che una volta estradati i rifugiati italiani condannati in contumacia avessero diritto ad un nuovo processo. Le risposte evasive e reticenti provenienti dal Ministero della Giustizia italiano hanno fatto capire che l’Italia non avrebbe mai garantito questo diritto previsto nell’ordinamento interno francese (da qui la violazione dell’equo processo indicata nell’ordinanza di rigetto), come d’altronde accaduto a Rita Algranati e Cesare Battisti. Per questo motivo i giudici francesi non hanno esitato a rigettare le richieste di estradizione.

Ora ci saranno le solite dichiarazioni di fuoco dai parte dei soliti politicanti manettari amanti dello Stato etico e vendicativo che come sempre faranno il richiamo a “che cosa pensano i familiari delle vittime?”, come se la consegna di un pugno di uomini e donne, da rinchiudere dopo decenni tra le mura di un carcere, fosse il modo per mettere una pietra tombale, il sigillo di uno stigma su quel capitolo della storia italiana. Dopo una stagione di leggi speciali, processi, arresti, che senso ha l’accanimento persecutorio? Persone ormai diverse che, se allora si sono rifugiate in Francia, è perché erano venute meno tutte le garanzie di imparzialità. È possibile fare i conti con la Storia, rielaborarne i traumi, sanarne le ferite, attraverso qualche arresto postumo? E’ tempo di un’amnistia Il giustizialismo ossessivo è il vero ostacolo per ricostruire il passato e promuovere finalmente un dibattito aperto.

Il commento a Radio Onda d’Urto di Frank Cimini, cronista giudiziario, si occupa di carcere e giustizia dai tempi di Soccorso Rosso. Ascolta o Scarica

e il commento di Paolo Persichetti, giornalista ed ex rifugiato politico in Francia. Ascolta o scarica.

 

 

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