Guerra in Ucraina. Lo spettro di uno scontro diretto Russia-Nato. Intervista a Alberto Negri
L’escalation ormai non è solo nelle parole ma nei fatti e gli eventi purtroppo fanno pensare che sia da escludere la via diplomatica, almeno in tempi brevi
Nella serata del 27 aprile si è tenuto il colloquio a Mosca tra il segretario generale dell’Onu Guterres e il presidente russo Putin. Intesa solo sulla creazione di un gruppo di contatto umanitario in collaborazione con la Croce Rossa per assistere gli abitanti di Mariupol.
Poco prima l’incontro con Lavrov a cui Guterres ha rivolto un appello per il cessate il fuoco. Secca la risposta di Putin: non ci sarà pace finchè Crimea e Donbass non torneranno alla Russia.
Alla base Usa di Ramstein, in Germania, Biden ha riunito ieri i ministri della Difesa di 40 paesi alleati e li ha sollecitati nell’invio di armamenti all’esercito ucraino. Il cancelliere tedesco Scholz ha ceduto alle pressioni interne ed esterne: invierà a Kiev 50 panzer modello Gepard.
Proprio sull’invio di armi e sul loro utilizzo ieri è salita ulteriormente la tensione. “L’Ucraina resta in bilico, l’Occidente si riarmi”, ribadisce la ministra degli Esteri britannica Liz Truss, rilanciando una cosiddetta “strategia della deterrenza”. Lo stesso governo britannico ieri ha definito “legittimo” l’eventuale utilizzo da parte di Kiev, di armi offensive occidentali per colpire obiettivi sul territorio russo. Una posizione contro la quale Mosca minaccia attacchi e rappresaglie contro obiettivi dei paesi Nato. Intanto l’esercito russo afferma di aver distrutto proprio stamattina una “grande quantità” di armi consegnate a Kiev dagli Stati Uniti e dai Paesi europei in un attacco con missili di precisione Kalibr nel sud-est, vicino Zaporizhia.
Sul campo, nella notte in fiamme un deposito di munizioni in Russia, vicino al confine con l’Ucraina. L’esercito di Kiev ha effettuato anche un raid sull’Isola dei Serpenti, sulla quale i russi hanno piazzato missili Stena-10. L’esercito russo, invece, continua ad attaccare le regioni orientali e meridionali del paese. Bombardati nella notte il villaggio di Zaitseve e la comunità di Svitlodarsk, nella regione di Donetsk.
Gli insediamenti di Marinka, Krasnohorivka, Vuhledar e Lyman sono stati continuamente bombardati con sistemi di artiglieria. Nuovi attacchi missilistici anche sul ponte sull’estuario Bilgorod-Dnistrovskyi nella regione di Odessa. Nessun corridoio umanitario oggi a Mariupol, dove continuano i bombardamenti sull’acciaieria Azovstal, nella quale rimangono asserragliati gli ultranazionalisti del battaglione Azov, i marines ucraini e alcuni civili.
Su questi aspetti è intervenuto con un articolo sulle pagine de “Il Manifesto” Alberto Negri, che abbiamo intervistato. Ascolta o scarica
Il presidente ucraino Zelensky ha affermato, sempre ieri sera 27 aprile, che la conquista da parte della Russia della centrale nucleare di Chernobyl nella fase iniziale dell’invasione dell’Ucraina ha spinto il mondo sull’orlo del disastro, un pericolo a suo giudizio tutt’altro che supereato.
Ieri, “nell’anniversario di Chernobyl, la Russia ha lanciato tre missili su tre centrali nucleari ucraine”, ha detto Zelensky, aggiungendo che “c’è bisogno di un controllo globale sulle dotazioni e sulla tecnologia nucleare” russe. Secondo il consigliere di Zelensky Oleg Arestovych, la guerra potrebbe durare fino all’inizio dell’anno prossimo. “L’eventuale fine della fase attiva nel Donbass non rappresenterà la fine della guerra. – ha detto – Ci saranno ancora azioni tattiche, raid aerei, guerra… È una lunga storia e potrebbe essere molto lunga, potrebbe durare fino al nuovo anno. Tutto dipende da una serie di circostanze”.
La commissaria ai Diritti umani del parlamento ucraino Denisova ha fatto sapere che sono 400 le denunce contro soldati russi per violenza sessuale a donne e bambini, arrivate nella prima metà di aprile al numero istituito dal Parlamento ucraino per presentare segnalazioni e ricevere assistenza psicologica. Denisova ha detto che dopo aver messo a disposizione dei cittadini il numero pubblico, le segnalazioni continuano a crescere.
Tre attacchi in 24 ore hanno colpito ieri la Transnistria, l’autoproclamata Repubblica filorussa non riconosciuta dall’Onu e ufficialmente parte della Moldavia, azioni non rivendicate su cui gli Stati Uniti indagano e di cui la Russia si dice preoccupata. Il leader della Transnistria punta il dito contro Kiev, la Moldavia teme “provocazioni” finalizzate ad espandere la guerra in Ucraina sul proprio territorio e ha già messo in allerta le sue forze di sicurezza, alzando al massimo l’allarme terrorismo.
Leave a Comment