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Guatemala: compagnia svizzera contro autoctoni Maya

La miniera di nickel di El Estor in Guatemala, nell’est del Paese, sarebbe all’origine dell’inquinamento presente nel lago di Izabal dove una parte degli abitanti (circa centomila persone in totale) abitualmente pescano per vivere.

L’accusa viene rigettata come “speculazione” da parte di Dimitry Kudryakov, il direttore della Compagnia guatemalteca del nickel (filiale della società svizzera Solway) da cui dipende l’estrazione e la lavorazione del minerale.

Da circa una settimana l’area è in stato d’assedio, sotto il controllo, il pattugliamento diurno e notturno, di un migliaio di soldati e poliziotti.

Dopo la violenta rimozione con cariche e lacrimogeni di un blocco stradale con cui molti autoctoni (indigeni di origine maya) bloccavano, ormai da tre settimane, il passaggio dei camion.

Negli scontri, da entrambe le parti, venivano esplosi colpi di arma da fuoco e quattro poliziotti risultavano feriti. Non si conosce il bilancio dei feriti tra i manifestanti che evidentemente avevano preferito curarsi per conto proprio onde evitare l’arresto. Il governo guatemalteco del presidente Alejandro Giammattei (nome presumibilmente italico. Un altro Bolsonaro?), oltre ad aver interdetto per un mese ogni manifestazione nell’area, ha imposto il coprifuoco. Da parte dei manifestanti l’atto viene denunciato come “ misura intimidatoria con cui si vorrebbe criminalizzare le lotte della popolazione”.

Parlando del lago Izabal (sulle cui sponde troneggia El Estor), molti abitanti ricordano come fino a pochi anni fa fosse ancora ricco di pesce. Perlomeno fino al 2014, quando la miniera era entrata in attività.

Un colpo di grazia per le acque del bacino arrivò nel 2017 quando la superficie apparve ricoperta da una coltre di colore rosso.

Anche allora c’erano state manifestazioni di protesta dei pescatori e uno di loro era rimasto ucciso mentre diversi altri venivano arrestati.

Ad alimentare la loro esasperazione concorre – ovviamente – il fatto che la CGN abbia proseguito nella sua devastante attività nonostante un decreto dell’anno scorso emesso della Corte suprema con cui – riconoscendo sostanzialmente le ragioni delle proteste – veniva ordinata la sospensione.

Per completezza va anche detto che non tutta la popolazione si mostra ostile alla miniera. In quanto rappresenta comunque una fonte di lavoro per circa duemila dipendenti.

Gianni Sartori

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