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Gaza: l’assedio agli ospedali uccide anche i neonati

Defense for Children: «Dire che Israele sta violando le leggi di guerra è un eufemismo». Al Shifa al buio: pazienti gravi in trappola, fuori uso le incubatrici. Impossibile fuggire

di Michele Giorgio da il manifesto

Negli ultimi due giorni l’ospedale Al-Shifa «è stato sotto attacco diretto. I pazienti e il personale medico vengono presi di mira e messi a rischio». L’allarme non viene dalla direzione dell’ospedale di Gaza city che Israele accusa di essere «strumenti di Hamas». A parlare è il dottore israeliano ebreo Guy Shalev, di Medici per i diritti umani. Denuncia che gli attacchi militari israeliani alle strutture mediche palestinesi sono iniziati con il blocco dei rifornimenti per lo Shifa. «La decisione di non far entrare acqua pulita, cibo e carburante per i generatori dell’ospedale è un attacco diretto allo Shifa e a tutto il sistema sanitario di Gaza», afferma Shalev.

LA SUA ONG IERI HA RIFERITO che sono deceduti due neonati palestinesi nelle incubatrici: «A causa della mancanza di elettricità, il reparto di terapia intensiva neonatale ha smesso di funzionare. Due bambini prematuri sono morti e c’è un rischio reale per la vita di altri 37 bambini prematuri».

Notizie simili sul peggioramento della situazione dello Shifa sono giunte per tutto il giorno. L’ospedale, con i suoi medici e pazienti, è in un tunnel. L’evacuazione totale intimata dall’esercito israeliano non può essere eseguita, almeno non completamente, ha confermato Ann Taylor, capo missione di Medici senza frontiere in Palestina, in costante contatto con i colleghi allo Shifa. 25 pazienti appena operati, ha spiegato, non riescono a camminare e portarli fuori dall’ospedale sulle sedie a rotelle vorrebbe dire condannarli a morte. Ci vogliono le ambulanze ma quelle disponibili non bastano. «Alcuni pazienti devono essere operati subito, non possono rimandare l’intervento, sono in gravi condizioni, potrebbero morire. Altri non possiamo abbandonarli, dipendono dalla nostra assistenza» ha aggiunto il portavoce dello Shifa, Mohammed Abu Salmiye descrivendo il dilemma che travaglia tutto il personale sanitario in queste ore in cui l’istinto di sopravvivenza spinge per andare via subito, per tentare di scappare dalla trappola in cui si è trasformato l’ospedale mentre il senso di responsabilità tiene i medici al lavoro accanto ai pazienti, dentro i reparti. Almeno quelli ancora funzionanti.

L’ELETTRICITÀ ieri c’è stata ad intermittenza, i tecnici hanno fatto di tutto per tenere accesi i generatori utilizzando il poco carburante rimasto. Intorno allo Shifa sono rimasti in pochi. Fino a venerdì migliaia di sfollati occupavano ogni spazio possibile. L’arrivo dei carri armati li ha gettati nel panico e sono fuggiti.

La Mezzaluna Rossa palestinese parla di situazione «estremamente pericolosa» anche intorno a un altro ospedale, l’Al-Quds, con 14mila sfollati al suo interno. Colpi di artiglieria sono caduti anche ieri a nei pressi dell’ospedale Indonesiano. «Dire che le forze israeliane stanno violando palesemente le leggi di guerra è un eufemismo», afferma l’ong Defense for Children International sottolineando che più di 4.506 bambini palestinesi sono stati uccisi a Gaza e circa altri 1.500 risultano dispersi, molto probabilmente morti sotto le macerie.

DA PARTE SUA L’ESERCITO israeliano smentisce che le sue forze abbiano sparato sullo Shifa e l’Al Quds o preso di mira altri ospedali. In un videomessaggio in arabo, un portavoce militare ha confermato gli scontri a fuoco con i combattenti di Hamas intorno allo Shifa ma la struttura, ha affermato, non è un obiettivo e le persone che vogliono evacuare possono farlo. L’esercito ha anche comunicato di aver favorito l’uscita di oltre mille persone dall’ospedale oncologico Rantisi e averle indirizzate su un percorso sicuro. Corridoi che per le ong umanitarie di fatto non esistono poiché tanti civili non sono in grado di raggiungerli: le strade e i quartieri sono distrutti mentre l’allungamento delle «pause» nei bombardamenti annunciate da Israele comunque non garantisce la sicurezza dei civili. «I pazienti negli ospedali, compresi i neonati, e i civili in cerca di aiuto sono intrappolati sotto attacco e le strade che portano a sud non sono percorribili con i veicoli. È necessario un cessate il fuoco urgente per evitare ulteriori perdite di vite innocenti», ha spiegato Angelita Caredda del Consiglio norvegese per i rifugiati.

I MEDIA ISRAELIANI riferiscono di battaglie vinte, di roccaforti nemiche catturate un po’ ovunque dai soldati israeliani, alcuni dei quali ieri in un video postato su X (Twitter) appaiono sorridenti mentre fanno il bagno sulla spiaggia di Gaza, in apparenza all’altezza del punto dove fino al 2005 esisteva l’insediamento coloniale di Gush Qatif. Cinque soldati israeliani sono morti in combattimento nel nord di Gaza di fronte a perdite presunte di centinaia di uomini da parte di Hamas e altri gruppi armati. Dati che il movimento islamico non conferma e non smentisce.
I palestinesi scappano dal nord di Gaza anche per fame. Non c’è più cibo. Da otto giorni le Nazioni Unite non sono state in grado di consegnare alimenti in quella parte della Striscia dove non vi sono più forni aperti. I residenti di Gaza restano in fila per ore in attesa di cibo, esponendosi agli attacchi aerei. Farina, latticini, uova e acqua in bottiglia sono spariti dagli scaffali dei negozi in tutta la Striscia mentre altri beni essenziali come riso e olio da cucina stanno per esaurirsi.

Si allunga intanto la striscia di sangue anche in Cisgiordania. Ieri cinque palestinesi sono stati uccisi da fuoco israeliano, di cui quattro a Jenin.

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