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Francia: Legge sulla “sicurezza globale”, Verso uno stato di polizia?

Osservazioni del SM (Syndicat de la Magistrature) davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta “sul mantenimento dell’ordine” presieduta da Jean-Michel Fauvergue. A seguire  il comunicato sul disegno di legge sulla “sicurezza globale”

http://www.syndicat-magistrature.org/Observations-du-SM-devant-la-commission-d-enquete-parlementaire-sur-le-maintien.html

Siamo stati ascoltati, poche settimane fa, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sull’inventario, l’etica, le pratiche e le dottrine delle forze dell’ordine creata il 21 luglio 2020 e presieduta da Jean-Michel Fauvergue, essendo quest’ultimo anche all’origine e uno dei relatori della proposta di legge sulla sicurezza globale – tutti apprezzeranno le possibilità del calendario parlamentare, data l’importanza del tema del mantenimento dell’ordine e le sue implicazioni nel campo delle libertà di manifestazione e di espressione collettiva, ma anche in vista del “risveglio” del dibattito pubblico – incentrato sicuramente sull’articolo 24 del disegno di legge sulla sicurezza globale – intorno al problematica della violenza della polizia.

Abbiamo scelto di cercare di prenderci del tempo di riflessione per produrre un’analisi dettagliata, che potete trovare qui, su questo tema del mantenimento dell’ordine “à la française”.

La politica di mantenimento dell’ordine è ben consolidata: una risposta proporzionata ai disordini, una moderazione basata sull’autocontrollo, la scelta della repressione piuttosto che del confronto non sono più i principi guida della polizia di massa schierata negli ultimi anni. Le fonti di questa brutale attività di polizia – più mutilazioni di manifestanti dal 2019 rispetto agli ultimi vent’anni secondo gli esperti delle Nazioni Unite – possono essere identificate a due livelli, in particolare: il sovra-armamento delle forze di sicurezza; l’ordine da un lato e il consolidamento di una dottrina del contatto o addirittura del confronto dall’altro.

Questi dispositivi, che fanno della Francia un’eccezione rispetto agli Stati confinanti, si basano su un’osservazione errata, alimentata da un discorso politico secondo il quale l’intensità dell’impegno delle forze di polizia è giustificata dal crescente intensità della violenza dei manifestanti, che nessuna statistica o lavoro accademico supporta. Inoltre, la filosofia dominante ha portato a un cambiamento nelle priorità che lo Stato si dà: non solo si dice che è necessario ristabilire l’ordine ma soprattutto punire – o meglio prevenire con una sanzione – il disordine, quindi una stridente giudiziarizzazione del mantenimento dell’ordine che si duplica, penetrando a monte e nel cuore della manifestazione, anche se significa dispiegare un presunto diritto penale, per molti aspetti disegnato da una legislazione anti-terrorista multi-faccette.

Le nostre riflessioni dovranno – purtroppo – proseguire, in particolare nell’ambito dell’esame del disegno di legge relativo alla sicurezza globale che ha una natura profondamente liberticida (si veda il nostro comunicato stampa qui di seguito) e, a seconda delle future pratiche e politiche di polizia, viene indicato che il nostro appello nel merito dinanzi al Consiglio di Stato contro il piano nazionale di applicazione della legge è in corso.

Proposta di legge sulla “sicurezza globale”: Verso uno stato di polizia?

Comunicati stampa, pubblicatio il 4 novembre 2020, aggiornati il 4 novembre 2020 Mail: contact@syndicat-magistrature.org sito: www.syndicat-magistrature.org Parigi , 4 novembre 2020 Verso uno stato di polizia?

Ovviamente il disegno di legge presentato dai deputati della maggioranza lo scorso gennaio, incentrato sulla polizia municipale e sulla sicurezza privata incorpora diverse proposte del rapporto Thourot-Fauvergue, non era abbastanza muscoloso, o liberticida, secondo il vedere dell’ex capo del RAID, Jean-Michel Fauvergue, e altri sostenitori dell’escalation della sicurezza che giocano agli apprendisti stregoni e propongono così una nuova versione di questo testo dal titolo “sicurezza globale”, che neanche le migliori distopie non hanno nulla da invidiare.

Nelle ultime settimane abbiamo vissuto un incubo che non ci protegge dalla spaventosa corsa normativa delle autorità. In questo periodo travagliato, che richiederebbe ai decisori pubblici un’immancabile freddezza democratica, lo Stato di diritto è decisamente sotto attacco da tutte le parti da parte di piromani “responsabili”: dalla volontà di modificare la Costituzione per contrastare “queste pseudo-difese delle libertà individuali”, alla richiesta di “Guantanamo francese”, attraverso richieste di “esenzione dalle leggi di pace” o “da una legge di guerra”. In uno stato quasi permanente emergenza terroristica e sanitaria e mentre i saldi delle leggi istitutive del 1905 (del 9 dicembre sulla separazione tra Chiese e Stato) e del 1881 (del 29 luglio sulla libertà di stampa) sono minacciati, la maggioranza parlamentare gradisce – senza consultare la CNIL – presentare questo ennesimo testo, che ha gli scopi essenziali di aumentare la sorveglianza di massa e i poteri della polizia locale e privata, in nome del “continuum della sicurezza” , dottrina che da più di vent’anni dimostra di non produrre né cogestione tra le forze dell’ordine, né vicinanza alla popolazione, ma risponde all’esigenza di ampliamento di un mercato della sicurezza privata molto redditizio. Pletora di emendamenti, l’elenco delle offerte al Ministero dell’Interno è abbondante: sperimentazione volta ad aumentare sostanzialmente i poteri degli agenti di polizia municipale, anche in materia di accertamento di reati compreso l’uso di droga, guida senza patente e danno intenzionale; concessione di nuove competenze a beneficio degli agenti di sicurezza privata; utilizzo di droni per rilevare violazioni, monitoraggio delle coste e confini o regolazione dei flussi di trasporto; offuscamento completo dei video degli interventi di polizia con la creazione di un reato di stampa in tal senso; modifica dello stato delle telecamere pedonali con possibilità di utilizzo in tempo reale delle immagini registrate; limitazione delle misure di riduzione della pena per le persone dichiarate colpevoli di reati contro le forze di sicurezza interna; creazione del reato di compravendita di articoli pirotecnici in caso di ignoranza delle normative specialistiche …

Questo progetto è coerente con la priorità data dal governo alla giustizia penale “locale”, che è tutt’altro che prossimità, poiché non è verosimile soddisfare le esigenze quotidiane essenziali dei litiganti, ma corrisponde solo al desiderio di concentrare i magri mezzi del sistema giudiziario sulla crescente repressione degli atti di delinquenza meno gravi. L’obiettivo è attraversare ogni angolo dello spazio pubblico impiegando mezzi tecnologici che consentano una sorveglianza generalizzata, dando competenza ad agenti che non sono addestrati ma che “faranno numeri” per rilevare reati al di fuori di ogni controllo della giustizia, e per ridurre ulteriormente il controllo democratico su ciò che è in gioco, la polizia diventa finalmente l’unica a sfuggire agli onori delle telecamere. Mentre un assegno in bianco illimitato e incontrollato viene dato ai funzionari pubblici per sopprimere il loro ruolo di pacificazione in tutte le direzioni, i legami che dovrebbero stringere con le popolazioni che proteggono sono ora completamente persi di vista. Peccato per le libertà pubbliche, peccato se questi colpi non hanno alcun effetto reale sul livello di delinquenza.

“La polizia è un colpo di stato permanente” ha detto Michel Foucault, nel senso di colpo di stato di Stato. Solo che non servono più colpi, né più polizia, ma ragioni dello Stato, che invano cerchiamo in questo testo come in tanti altri.

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Observations du SM (
Syndicat de la Magistrature) devant la commission d’enquête parlementaire « sur le maintien de l’ordre » présidée par Jean-Michel Fauvergue

dopo communiqué sur le projet de loi concernant “la sécurité globale”

Nous avons été entendus, il y a quelques semaines, devant la commission d’enquête parlementaire sur l’état des lieux, la déontologie, les pratiques et les doctrines du maintien de l’ordre créée le 21 juillet 2020 et présidée par Jean-Michel Fauvergue, ce dernier étant également à l’origine et l’un des rapporteurs de la proposition de loi relative à la sécurité globale – chacun appréciera les hasards du calendrier parlementaire.

Compte tenu de l’importance de la thématique du maintien de l’ordre et de ses implications sur le terrain des libertés de manifestation et d’expression collective, mais également au vu du « réveil » du débat public – certes focalisé sur l’article 24 de la proposition de loi relative à la sécurité globale – autour de la problématique des violences policières, nous avons fait le choix d’essayer de prendre du temps de réflexion pour produire une analyse détaillée, que vous pourrez trouver ici, sur ce sujet du maintien de l’ordre « à la française ».

La mécanique répressive du maintien de l’ordre est bien installée : réponse proportionnée aux troubles, modération fondée sur l’auto-contrainte, choix du refoulement plutôt que de l’affrontement ne sont plus les principes directeurs de la police des foules déployée ces dernières années. Les sources de ce maintien de l’ordre brutalisant – plus de mutilations de manifestants depuis 2019 que sur les vingts dernières années selon les experts de l’ONU – peuvent être identifiées à deux niveaux notamment : le sur-armement des forces du maintien de l’ordre d’une part et la consolidation d’une doctrine du contact voire de l’affrontement d’autre part. Ces dispositifs, qui font de la France une exception par rapport aux Etats voisins, sont fondés sur un constat erroné, nourri d’un discours politique selon lequel l’intensité de l’engagement des forces de maintien de l’ordre serait justifiée par l’intensité croissante de la violence des protestataires, qu’aucune statistique ou travail universitaire ne vient étayer.

Par ailleurs, la philosophie dominante a conduit à modifier les priorités que se donne l’Etat : il ne faut pas seulement rétablir l’ordre mais surtout punir – ou plutôt prévenir par la sanction – le désordre, d’où une judiciarisation saisissante du maintien de l’ordre qui se dédouble, en pénétrant l’amont et le cœur de la manifestation, quitte à déployer un droit pénal putatif, à bien des égards dessiné par une législation anti-terroriste multi-facettes.

Nos réflexions vont – malheureusement – devoir se poursuivre notamment dans le cadre de l’examen de la proposition de loi relative à la sécurité globale, dont nous avons déjà dénoncé le caractère profondément liberticide (voir ici notre communiqué de presse), et au gré des pratiques et des politiques policières à venir, étant indiqué que notre recours au fond devant le Conseil d’Etat contre le Schéma national du maintien de l’ordre est en cours de rédaction.

Proposition de loi « sécurité globale » : Vers un Etat de police ?

Communiqués de presse, publié le 4 novembre 2020, mis à jour le 4 novembre 2020 Mail : contact@syndicat-magistrature.org site : www.syndicat-magistrature.org  Paris, le 4 novembre 2020

Vers un Etat de police ?

Manifestement la proposition de loi déposée par des députés de la majorité en janvier dernier, centrée sur la police municipale et la sécurité privée et reprenant plusieurs propositions du rapport Thourot-Fauvergue, n’était pas assez musclée, ou liberticide selon, pour voir l’ancien patron du RAID, Jean-Michel Fauvergue, et d’autres tenants de la surenchère sécuritaire jouer les apprentis sorciers et ainsi proposer une nouvelle version de ce texte intitulé « sécurité globale », qui n’a rien à envier aux meilleures dystopies.

Nous ne rêvons pas, non. Nous vivons bien ces dernières semaines un cauchemar qui ne nous préserve pas de l’effroyable fuite en avant normative des autorités. En cette période troublée et endeuillée, qui exigerait des décideurs publics un sang froid démocratique sans faille, l’Etat de droit est décidément attaqué de toute part par des pyromanes en responsabilité : de la volonté de modification de la Constitution pour contrer « ces pseudo- défenses des libertés individuelles », à la revendication d’un « Guantanamo à la française », en passant par des demandes d’« exonération des lois de la paix » ou « d’une législation de guerre ». Sous état d’urgence terroriste et sanitaire quasi-permanent et alors que les équilibres des lois fondatrices de 1905 (du 9 décembre concernant la séparation des Eglises et de l’Etat) et de 1881 (du 29 juillet sur la liberté de la presse) sont menacés, la majorité parlementaire se plaît – sans consulter la CNIL – à déposer cet énième texte, lequel a pour finalités essentielles d’accroître la surveillance de masse et les pouvoirs des polices locale et privée, au nom du « continuum de la sécurité », doctrine qui a démontré depuis plus de vingt ans qu’elle ne produisait ni cogestion entre les polices, ni proximité avec la population mais répondait au besoin d’extension d’un marché privé de la sécurité très lucratif.

Sans besoin d’évoquer la pléthore d’amendements, la liste des offrandes au ministère de l’Intérieur est foisonnante : expérimentation visant à accroître substantiellement les pouvoirs des policiers municipaux, y compris en matière de constatations d’infractions dont l’usage de stupéfiants, la conduite sans permis et les dégradations volontaires ; octroi de compétences nouvelles au bénéfice d’agents de sécurité privée ; usage des drones afin de constater des infractions, surveiller les littoraux et les frontières ou réguler des flux de transport ; floutage intégral des vidéos d’interventions policières avec la création d’un délit de presse en ce sens ; modification du statut des caméras-piétons avec possibilité d’exploitation en temps réel des images enregistrées ; limitation des mesures de réduction de peine pour les personnes qui se sont rendues coupables d’infraction sur les forces de sécurité intérieure ; création du délit d’achat et de vente d’articles pyrotechniques en cas de méconnaissance de la règlementation spécialisée…

Ce projet est en cohérence avec la priorité donnée par le gouvernement à la justice pénale de « proximité », qui est tout sauf de la proximité, puisqu’aucunement de nature à répondre aux besoins quotidiens essentiels des justiciables, mais correspond uniquement à la volonté de concentrer les maigres moyens de la justice sur la répression accrue des actes de délinquance les moins graves. Le but est de quadriller chaque recoin de l’espace public en déployant des moyens technologiques permettant une surveillance généralisée, en donnant compétence à des agents qui ne sont pas formés mais qui feront nombre pour relever des infractions en dehors de tout contrôle de la justice, et de faire encore reculer le contrôle démocratique sur ce qui se joue, les forces de l’ordre devenant finalement les seules à échapper aux honneurs des caméras. Tandis qu’un blanc-seing sans limite et sans contrôle est donné aux agents de la puissance publique pour réprimer tous azimuts, leur rôle pacificateur, les liens qu’ils devraient tisser avec les populations qu’ils protègent sont désormais totalement perdus de vue. Tant pis pour les libertés publiques, et tant pis si ces coups de menton n’ont aucun effet réel sur le niveau de la délinquance.

« La police, c’est le coup d’Etat permanent » disait Michel Foucault, au sens de coup de l’Etat. Sauf que nous n’avons pas besoin de coups en plus, ni de police en plus, mais de raison de l’Etat, que nous cherchons vainement dans ce texte comme dans tant d’autres.