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E’ la guerra!

A Vitry-sur-Seine (Val-de-Marne), Nel corso di una sequenza della rivolta del 29 giugno scorso, un’armeria è stata svaligiata, e almeno due fucili a pompa e tre da caccia sono stati rubati. Il gruppo rap “Mafia K’1 Fry”, di cui la magioranza dei membri è originaria proprio di Vitry-sur-Seine, l’aveva annunciato quindici anni fa nel suo famoso rap: «C’est la guerre!». Eccoci.

di Alèssi Dell’Umbria

“Rifiuto di obbedire”, l’argomento che uccide. C’è addirittura una legge, varata nel 2017, che lo formalizza. Così il 14 giugno, ad Angoulême, Alhoussein Camara, un guineano di 19 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco durante un controllo di polizia mentre si recava al lavoro alle 4 del mattino, senza testimoni a quest’ora mattutina. Dettaglio strabiliante che la dice lunga sulla presunta indipendenza della giustizia: mentre la morte di una persona comporta automaticamente l’archiviazione del procedimento, la Procura di Angoulême ha subito aperto un’inchiesta nei confronti del defunto per “rifiuto di ottemperare e violenza con arma”, pura procedura mediatica per infangare la vittima e giustificare questo omicidio. Il 27 giugno a Nanterre, sfortuna per i poliziotti, c’era qualcuno che filmava e registrava l’audio (in cui il poliziotto che spara dice «Fermati o ti sparo in testa»[1].

È anche una guerra civile. Perché ogni giorno dal 27 giugno, i francesi medi che perdonano l’assassinio di Nahel riversano il loro razzismo e le loro nevrosi di sicurezza su reti asociali, e la semplice convivenza con queste persone sta diventando sempre più problematica. Una sottoscrizione online di supporto all’assassino ha racimolato oltre un milione di euro. In un paese in cui un Cyril Hanouna (il promotore del crowfounding già comunicatore della Le Pen e di Zemmour -il candidato fascista e razzista alle passate presidenziali) esplode l’audimat; non ci si poteva attendere a meglio che sentirli ripetere on coro, come i bastardi pavloviani che sono, gli insulti contro i giovani in rivolta delle banlieues additati come spacciatori, mentre i boss del carbone si scatenano contro la rivolta che perturba il loro business.[2]

Si può facilmente immaginare ciò che alcuni poliziotti siano tentati di fare se il messaggio è di uccidere quelcuno per rastrellare oltre un milione di euro.

***

Due sequenze molto diverse si sono appena succedute in Francia dall’inizio di quest’anno. Nei primi mesi ci sono state massicce manifestazioni contro la riforma delle pensioni, che secondo i sondaggi anno avuto il sostegno di tre quarti della popolazione. Manifestazioni sorvegliati lungo i percorsi concordati e secondo modalità note, ripetuti ogni mese, in ogni giorno di azione, fino all’inevitabile e tanto atteso esaurimento. A parte qualche parte di manifestazioni sfuggite ai controlli e qualche blocco stradale, tutto ha funzionato come previsto al punto che il governo ha omaggiato il “civismo” dei sindacati. Lo spettacolo di una protesta dignitosa e responsabile, espressa in tutta civiltà e in tutta legalità, ha dato al governo piena libertà di approvare il suo disegno di legge offrendosi il lusso di beffarsi apertamente della rappresentanza nazionale e dei suoi sfortunati elettori, che devono solo ingoiare tutta la vergogna.

E all’improvviso, all’inizio dell’estate, la comparsa improvvisa di una rivolta incontrollata, dopo un delitto di troppo della polizia, che ha travolto la stessa polizia e messo in scacco tutti i racket politici. Lì non si protesta, si vendica a tutto spiano. E contrariamente a quanto accaduto nel 2005, la rivolta va oltre i quartieri delle banlieues, colpisce anche il centro delle grandi città e persino dei piccoli centri. Commissariati della polizia sono stati incendiati in città di 5000 abitanti… Una rivolta che ha suscitato la simpatia di gran parte dei giovani, al di là dei quartieri popolari, e provocato costernazione tra alcuni adulti. È che, come ha osservato un compagno, “i ragazzi hanno una pazza capacità di pensare al di fuori delle strutture simboliche che ci confinano”. Questo capacità sfugge a tutti i racket, anche se inevitabilmente si esaurirà di fronte alla repressione poliziesca. Espressione di una rabbia più che legittima, questo sfogo collettivo avrà anche aspetti carnevaleschi, evidenziati dai fuochi d’artificio e dalla gioia del saccheggio.[3]

La Francia benpesante può a un certo punto piangere la morte di Nahel – anche Macron l’ha definita “imperdonabile”! – ma giudica molto male lo sfogo che ne è seguito. “Se sei arrabbiato, è perché non sei capace di ragionare logicamente, visto che, almeno in Occidente, la rabbia è nemica della riflessione; vedi, questa è la cosa paternalistica, il modo di dire grossolanamente che sei primitivo, non sai come organizzare i tuoi pensieri, è un modo per squalificarti, per squalificare il discorso ed è anche un modo per assicurarti un certo conforto, cioè che voglio ascoltarti ma dimmelo gentilmente in modo che non sia scomodo: no a volte è uno sputo in faccia che ti voglio mandare perché tu capisca, è vero, quello…” così diceva già qualche anno fa la rappeuse Casey.

Siamo lì, con tutte queste persone sul posto che deplorano la morte di Nahel ma condannano la violenza. Avrebbero voluto che dopo l’esecuzione sommaria di un ragazzo di 17 anni, i giovani andassero incontro ai poliziotti con un ramoscello d’ulivo in mano? Dopo tutte queste morti, questi mutilati? Ma a forza di riprodurlo più e più volte, il richiamo alla calma è un disco che si rompe.

Ad ogni omicidio della polizia, vediamo emergere i sostenitori dello status quo, tutti questi mediatori professionisti – SOS Racisme, ovviamente, che non ha mancato di rilasciare il loro comunicato stampa, firmato da persone che non hanno fatto altro che richiamare la calma per quarant’anni. Non passa quasi mese senza che poliziotti a cui è stato dato il diritto di fare qualsiasi cosa giustizino qualcuno, quasi sempre una persona razzializzata, con il supporto dei colleghi e dell’intera gerarchia.

La violenza non riporterà indietro Nahel, si sente ripetere. Ma avrà almeno il merito di nutrire la memoria, e questo è già tanto per inaugurare una tradizione politica dei ribelli. Altrimenti, chi ricorderebbe ancora Zyed e Bouna? Adulti così ragionevoli e in realtà così rassegnati deplorano la “cieca violenza” della rivolta, ma cosa hanno trasmesso ai giovani, a questa generazione rivoltata dalla morte di uno di loro? Nient’altro che un totale vuoto politico che squalifica immediatamente i loro giudizi moralistici.

***

A Marsiglia, la rivolta ha portato a un’ondata di saccheggi sistematici, diverse centinaia secondo la stampa, indignate anche le persone che credevamo vicine. “Bad boys di Marsiglia”, cantava il rap marsigliese trent’anni fa: ebbene eccoli, i Bad boys in questione, per strada, e quante persone che, anche nell’ambiente del rap, ora li rinnegano per i loro eccessi? Il rap rappresenta, secondo un’espressione così comune nei circoli hip-hop, ma qui siamo più nella rappresentazione, si vive direttamente.

D’altra parte, sentiamo lamentare che Lidl e Aldis in questi giorni vengono saccheggiati e/o bruciati nelle periferie, con l’argomentazione che probabilmente ci lavorano persone dei quartieri popolari: è buffo perché da questa stessa argomentazione si può giungere alla conclusione opposta, e cioè che alcuni dei saccheggiatori e degli incendiari hanno agito proprio PERCHÉ HANNO LAVORATO LÀ. Distruzione cieca? Eppure nelle ultra-stigmatizzate banlieues nord di Marsiglia i giovani hanno dato fuoco a un Aldi e attaccato il centro commerciale Grand Littoral, ma nessuno ha toccato l’After-M (un ex McDonalds trasformato in un fast-food social). Cogliamo l’occasione per salutare la distruzione sistematica delle telecamere di videosorveglianza.

Sentiamo accusare questi atti perché attaccano “il quartiere”. Come se il quartiere costituisse un’Arcadia beata, come se non fosse anche un luogo di conflitto, dove si esercita lo sfruttamento e regna la frustrazione. Non è però così difficile capire che per i giovani delle banlieues questi grandi discount costituiscono un ambiente ostile, sospettosi appena vi entrano, sotto lo sguardo di guardie giurate e telecamere, condannati a venire fuori con i loro desideri elementari mai soddisfatti. È il luogo della privazione che diventa più ricco. Risparmiamo loro lezioni morali più indecenti che mai, provenienti da gente a cui non è mai mancato nulla. Inoltre, non si accontentavano di accaparrarsi schermi video piatti e paia di Nike. A Montreuil dove sono stati saccheggiati tutti i supermercati, gli adulti testimoniano: “Li ho visti ieri sera, giovanissimi, uscire con i sacchi di cibo pieni fino all’orlo, è stato impressionante. Come se stessero facendo la spesa per la loro mamma!”. “Hanno preso tutto, il negozio è vuoto” dichiara la guardia di un Auchan Montreuillois: in questi tempi di inflazione galoppante, chi si stupirebbe?

In questo periodo, sentiamo esprimersi altri giovani, che in realtà non hanno lo stesso profilo: “Tutto sta crollando”, “Sono alla fine della mia vita”… non per l’assassinio di Nahel, ma per il concerto di Mylène Farmer che è stato annullato a causa di disordini. “Mylène torna presto da noi, sono triste e così devastata, non smetto di piangere da venerdì”… Tali fatti sono la misura dall’abiezione di un’epoca. Tra quello e il jackpot per il poliziotto assassino…

***

Blindati nelle strade, ci stiamo abituando, dall’attacco alla ZAD nella primavera del 2018 e dalla repressione dei Gilet Gialli. Ma si è varcata una soglia con l’intervento del RAID, un’unità specializzata contro i terroristi. Abbiamo visto così robopoliziotti equipaggiati con fucili d’assalto di fascia alta intervenire per arrestare ragazzini che avevano appena trangugiato caramelle e bibite in un negozio svaligiato! “E’ la guerra! »

Questi stessi poliziotti che si sono presi la libertà di manifestare a Parigi, non molto tempo fa, in piena notte, incappucciati e con le loro armi di servizio, all’appello dei loro sindacati apertamente faziosi, rivendicando ancora una volta il diritto di uccidere e ricevere il sostegno di quasi tutti i funzionari eletti, da Éric Ciotti a Fabien Roussel. Figli viziati di questo regime, che si fanno assecondare ogni loro capriccio repressivo e dotati di tutti gli ultimi giocattoli tecnologici per mutilare e uccidere (vedi articolo di Quadruppani).

Questa forza di polizia, che sta diventando sempre più un potere autonomo all’interno dello stesso Stato, e sta rivendicando pieni poteri su un sistema giudiziario già in gran parte sotto i suoi ordini, beneficerà in piazza del rafforzamento dei gruppi fascisti (Identitaires, GUD, AF ecc.). In diverse città, in particolare in Occidente, gruppi di “patrioti” hanno organizzato raid per integrare le forze di polizia sovraccariche, e hanno anche effettuato arresti. Quando conosciamo anche l’intreccio dell’estrema destra e di certi sbirri con il traffico di armi, in un contesto di complicità ideologica, possiamo essere preoccupati.

Ma come recita un cartello affisso a un comizio a St. Denis il 30 giugno, “sarà complicato sciogliere le periferie”. Tanto più che questa sequenza avrà permesso di abbozzare occasionali alleanze. Già la manifestazione del giorno precedente a Nanterre, indetta dalla madre di Nahel, aveva riunito una folla eterogenea e variopinta: se l’atroce morte di Zyed e Bouna nell’ottobre 2005 non era sembrata andare oltre le periferie, quella di Nahel aveva subito risuonato molto in un campo più ampio.

Salutiamo di sfuggita il coraggio politico dei partecipanti all’annullato Marseille Pride, che hanno manifestato questa domenica nonostante il divieto prefettizio. “Non è una festa, siamo in lutto”: riuniti alla Porte d’Aix, i partecipanti hanno sfilato per la città dietro uno striscione: “Niente orgoglio per i poliziotti e niente poliziotti nei nostri Pride” e al grido di “Nahel, Souheil, Zineb e Adama, non dimentichiamo non perdoniamo”, “Niente giustizia, niente pace. Morte allo stato di polizia”, “Darmanin vi blocchiamo da Marsiglia a Mayotte”, a volte ripreso dai curiosi.

È che, dai Gilet Gialli alla manifestazione di Sainte Soline, l’esperienza della violenza di Stato è ormai ampiamente condivisa ed è una base sulla quale deve essere possibile costruire alleanze. Perché questa violenza non è aneddotica, come vorrebbe far credere chi invoca la calma e invoca una polizia repubblicana e vicina al cittadino. La polizia, che non è mai stata altro che il braccio armato della classe dirigente, costituisce l’ultimo pilastro di questi regimi liberal-autoritari indeboliti.

Ci si obietterà che non è la stessa cosa subire quotidianamente vessazioni da parte della polizia e trovarsi in pericolo di morte ad ogni controllo di polizia, che subire repressione durante azioni specifiche come una sfilata di gilet gialli o il blocco di un eco-cantiere in costruzione. Ma per le persone che sono state sfigurate o mutilate durante queste azioni, e che ne porteranno i segni per tutta la vita, per i loro cari, per i loro compagni, è qualcosa che non tramonterà mai. .

La rivolta scoppiata in molte città nordamericane dopo l’assassinio di George Floyd nel maggio 2020 ha portato alla questione pubblica dell’abolizione della polizia. In Francia, questa è la domanda che nessuno osa ancora fare ed è un peccato. Perché quando un regime è tenuto in piedi solo dalla sua polizia, vuol dire che presto arriverà una situazione decisiva, e che bisogna pensarci senza indugio.

Alèssi DELL’UMBRIA, 1er juillet 2023.

Après la révolte de 2005, Alèssi Dell’Umbria publiait l’excellent « C’est de la racaille ? eh bien j’en suis ! », réedité en 2008 et 2010 par Agone sous le titre La rage et la révolte.

Testo rap (italiano e sotto originale francese)

fonte: https://www.google.com/search?client=safari&rls=en&q=testi+mafia+k-1+fry+guerre&ie=UTF-8&oe=UTF-8&si=ACFMAn-NQkl3H6265t0r-8ceWzQU7TA2FhfjB7PCPnKu7wpWy2YAbKfuMMEXY-vtqMId_phslvnCPEu_aN098r73S0nuaQ0cK6BqoMYTZHAAh1kp9MCTJ2XMXZpGXtiuH6wA-H6pwQFzwqvudYIESU-oNNL68JVg2K_8UQOEbcG1S5Q8PY9nRMU%3D&ictx=1&ved=2ahUKEwiysrTz24OAAxWMiv0HHXwOD84QjukCegQIHBAC

 

Non lo volevamo, non lo volevamo
On l’a pas souhaité, on l’a pas voulu

Dopo averci saccheggiato, la Francia continua a umiliarci
Après nous avoir pillé, la France continue à nous humilier

Discriminazione sociale e razziale
Discriminations sociales, raciales

Disuguaglianze economiche, repressioni
Inégalités économiques, répressions

Sì, la Francia ci sta facendo pressione
Ouais la France nous mets la pression

È nella testa che succede
C’est dans la tête que ça s’passe

Non vogliamo lasciarlo andare, vogliamo la nostra condivisione e rispetto
On veut pas s’laisser faire, on veut notre part et du respect

Mantieni la nostra libertà, niente manette, è la guerra!
Conserver notre liberté, pas d’menottes aux poignets, c’est la guerre!

Non lo volevamo, ma è la guerra
On l’a pas souhaité, mais c’est la guerre

Crescere in città, sai, è la guerra
Grandir en cité, tu l’sais, c’est la guerre

Disuguaglianze sociali fratello mio, è la guerra
Inégalités sociales mon frère, c’est la guerre

La Francia vuole farci del male, normale, è la guerra
La France veut nous faire du mal, normal, c’est la guerre

Stiamo cercando di uscirne sorella mia, è la guerra
On cherche à s’en sortir ma soeur, c’est la guerre

Dobbiamo costruire un futuro migliore, è la guerra
Faut construire un avenir meilleur, c’est la guerre

Combattiamo per i nostri genitori, capisci, è la guerra
On s’bat pour nos parents, comprends, c’est la guerre

Non vogliamo che i nostri figli combattano, quindi è guerra
On veut pas qu’nos enfants galèrent, donc c’est la guerre

Non lo volevamo, ma è la guerra
On l’a pas souhaité, mais c’est la guerre

Crescere in città, sai, è la guerra
Grandir en cité, tu l’sais, c’est la guerre

Disuguaglianze sociali fratello mio, è la guerra
Inégalités sociales mon frère, c’est la guerre

La Francia vuole farci del male, normale, è la guerra
La France veut nous faire du mal, normal, c’est la guerre

Stiamo cercando di uscirne sorella mia, è la guerra
On cherche à s’en sortir ma soeur, c’est la guerre

Dobbiamo costruire un futuro migliore, è la guerra
Faut construire un avenir meilleur, c’est la guerre

Combattiamo per i nostri genitori, capisci, è la guerra
On s’bat pour nos parents, comprends, c’est la guerre

Non vogliamo che i nostri figli lottino, quindi è guerra
On veut pas qu’nos enfants galèrent, donc c’est la guerre

Da quando c’è l’euro, soffriamo, è la guerra
Depuis qu’y’a l’euro, on souffre, c’est la guerre

La Francia è sull’orlo dell’abisso, è la guerra
La France est au bord du gouffre, c’est la guerre

Ci sono più soldi, da nessuna parte, è uff, è la guerra
Y’a plus d’thunes, nul part, c’est ouf, c’est la guerre

Naturalmente fu ai più poveri che dichiararono guerra
Bien sur c’est aux plus pauvres qu’ils ont déclaré la guerre

Rabzas o renois, serviamo come capri espiatori
Rabzas ou renois, on sert de boucs émissaires

Hanno solo due progetti per noi: il carcere e la miseria
Ils n’ont qu’deux projets pour nous : prison et misère

Se vuoi denaro e rispetto, fai la guerra
Si tu veux des sous et du respect, fais la guerre

Posso amare la pace, ma non posso negare che è guerra!
J’ai beau aimer la paix, mais j’peux pas nier qu’c’est la guerre!

Otto misure (?), fratello mio, è la guerra
Huit Mesures (?), mon frère, c’est la guerre

Come riuscire a cavarsela con un piccolo stipendio
Comment réussir à s’en sortir avec un p’tit salaire

Hai sempre l’impressione di camminare con le palle e il culo per aria
T’as toujours l’impression de marcher les couilles et le cul à l’air

Sua madre è il campo di battaglia sul ter-ter
Sa mère, c’est l’champ d’bataille sur l’ter-ter

Unità, carri armati, carri armati, elicotteri
Unités, char d’assaut, tanks, hélicoptères

Lo stato ci mette molta pressione, ma non molliamo
L’état nous met un max de pression, mais on lâchera pas l’affaire

Perché ho mangiato troppo la ciotola, strofinato le spalle con la miseria
Car j’ai trop mangé la gamelle, côtoyé la misère

Il seno si libera quando le manette si stringono
Le seum se libère quand les menottes se resserrent

Guerriglia urbana per le mie barillas
La guérilla urbaine pour mes barillas

Guerriero 9.4, ancora in serie A
Guerrier 9.4, toujours en série A

Crudele sui nostri vicoli, i nostri poliziotti, le nostre politiche che cercano il duello
Cruels sur nos ruelles, nos keufs, nos politiques que cherche le duel

Solo lacrime e corpi alla fine del tunnel
Juste des larmes et des corps au bout du tunnel

Le sale si accendono nelle periferie, nei luoghi alti
Des halls s’enflamment en banlieue, en haut lieu

Diventa liquido nel mezzo
Ça s’liquide dans le milieu

Affetta nelle zone franche, diventa pericoloso
Ca tranche dans les zones franches, ca en devient périlleux

Non mi sento nemmeno più urlare, spara, tutti si fanno a pezzi in questo brouhaha
J’m’entends même plus crier, ça tire, tous se déchirent dans ce brouhaha

Tante gesta d’armi e fatti vari in tutte le nostre topaie
Tellement de faits d’armes et d’faits divers dans tout nos trous à rats

Non lo volevamo, ma è la guerra
On l’a pas souhaité, mais c’est la guerre

Crescere in città, sai, è la guerra
Grandir en cité, tu l’sais, c’est la guerre

Disuguaglianze sociali fratello mio, è la guerra
Inégalités sociales mon frère, c’est la guerre

La Francia vuole farci del male, normale, è la guerra
La France veut nous faire du mal, normal, c’est la guerre

Stiamo cercando di uscirne sorella mia, è la guerra
On cherche à s’en sortir ma soeur, c’est la guerre

Dobbiamo costruire un futuro migliore, è la guerra
Faut construire un avenir meilleur, c’est la guerre

Combattiamo per i nostri genitori, capisci, è la guerra
On s’bat pour nos parents, comprends, c’est la guerre

Non vogliamo che i nostri figli lottino, quindi è guerra
On veut pas qu’nos enfants galèrent, donc c’est la guerre

Venendo dalla classe operaia, abbiamo le armi per fare la guerra
Issus de la classe ouvrière, on a les armes pour faire la guerre

Mi avvicino ai trent’anni e sono ancora lì sul ter-ter
J’me rapproche de la trentaine et toujours là sur le ter-ter

Mafia K’1 Fry, Black Panthers, 40 anni dopo è lo stesso
Mafia K’1 Fry, Black Panthers, 40 ans après c’est la même

Alza le pistole, stringi i pugni, mira alla testa se necessario
Levez vos flingues, serrez vos poings, visez la tête si nécessaire

Lascia che coloro che vogliono la pace si preparino alla guerra, incrociano le spade
Que celui qui veut la paix prépare la guerre, croise le fer

Comincio così in fretta, evito di guardare in tralice
Je démarre tellement vite, qu’évite de regarder de travers

Quindi mi vesto con una tuta color cachi con un cappuccio in testa
Alors je m’habille treillis kaki avec une capuche sur la tête

Spariamo in aria per fare festa, ti spariamo per fare la guerra
On tire en l’air pour faire la fête, on tire sur toi pour faire la guerre

È la guerra, nelle strade bruciano i giovani
C’est la guerre, dans les rues les jeunes charbonnent

Per uno sguardo ci incontriamo corpo a corpo tra noi e la polizia
Pour un regard, ça s’cogne, corps à corps entre nous et les forces de l’ordre

È guerra, ci sono pules-cra, seuses-cra e cistes-ra
C’est la guerre, y’a des pules-cra, des seuses-cra, et des cistes-ra

Fuori è la giungla, non esitare alla grande
Dehors c’est la jungle, ça hésite pas gros

È la guerra, lo stato ci dà gli avanzi fin dall’infanzia
C’est la guerre, l’Etat nous donne des restes depuis tout petit

Mangiamo le briciole, abbiamo così tanti affari amico, strofina sul piatto
On mange des miettes, on a tant d’donnes mec, frotter dans l’assiette

È la guerra, spesso siamo nervosi, determinati, armati
C’est la guerre, on est souvent sur les nerfs, décidés, armés

All’alba quanti si alzano per andare a lavorare?
A l’aube combien se lèvent pour aller jobber?

In questo mondo di opportunisti, Mafia K’1 Fry resiste
Dans c’monde d’opportunistes, Mafia K’1 Fry résiste

Hardcore per noi esistere, ancora vivi, troppi razzisti
Hardcore pour qu’on existe, encore vivants, trop d’racistes

È guerra, bisogna unire, soprattutto non dividere
C’est la guerre, faut qu’on s’unisse, surtout pas qu’on se divise

È guerra nelle nostre strade, fino all’industria discografica
C’est la guerre dans nos rues, jusqu’à l’industrie du disque

È la guerra del più grande biff per il mif ‘, dobbiamo uscirne amico
C’est la guerre du plus gros biff pour la mif’, faut qu’on s’en sorte mec

Sono rimasto autentico, voglio che i soldi bussino alla mia porta, amico
J’suis resté authentique, j’veux qu’le fric frappe à ma porte mec

È la guerra, non abbasso le mie fatiche, la mia quotidianità non è di moda
C’est la guerre, j’baisse pas mon treillis, mon quotidien n’est pas fashion

Sii determinato, sii coraggioso, stai zitto, compagno di reazione
Sois déterminé, sois brave, ta gueule, mon pote réaction

Non lo volevamo, ma è la guerra
On l’a pas souhaité, mais c’est la guerre

Crescere in città, sai, è la guerra
Grandir en cité, tu l’sais, c’est la guerre

Disuguaglianze sociali fratello mio, è la guerra
Inégalités sociales mon frère, c’est la guerre

La Francia vuole farci del male, normale, è la guerra
La France veut nous faire du mal, normal, c’est la guerre

Stiamo cercando di uscirne sorella mia, è la guerra
On cherche à s’en sortir ma soeur, c’est la guerre

Dobbiamo costruire un futuro migliore, è la guerra
Faut construire un avenir meilleur, c’est la guerre

Combattiamo per i nostri genitori, capisci, è la guerra
On s’bat pour nos parents, comprends, c’est la guerre

Non vogliamo che i nostri figli lottino, quindi è guerra
On veut pas qu’nos enfants galèrent, donc c’est la guerre

Chiedi al sindaco di Choisy-Le-Roi cosa ha fatto per la sua giovinezza?
Demande au maire, d’Choisy-Le-Roi qu’est-ce qu’il a fait pour sa jeunesse?

È l’insorgente K’1 Fry del mese, se la disoccupazione è in calo
C’est l’insurgé K’1 Fry du mois, si l’chômage est à la baisse

È la guerra, nei nostri ghetti lo Stato ci ha abbandonato
C’est la guerre, dans nos ghettos l’Etat nous a délaissé

Non frega niente della situazione, al Karsher vogliono liberarsi di noi
S’en battent les couilles d’la situation, au Karsher ils veulent nous débarrasser

Anche in GAV è guerra, tra Chiraquiens e Sarkozistes
Même en GAV c’est la guerre, entre Chiraquiens et Sarkozistes

Fanculo la loro azione affermativa, le loro leggi razziste
Baise leurs discriminations positives, leurs lois racistes

Non parlare di integrazione, vieni nelle nostre periferie, è guerra
Ne parle pas d’intégration, viens dans nos banlieues c’est la guerre

Ricorda le rivolte, domani sarà peggio di ieri
Rappelle toi des émeutes, demain ça sera pire qu’hier

È la guerra, è così che atterriamo
C’est la guerre, voilà comment on débarque nous

100% zermi, K’1 Fry Mafia è l’equipaggio
100% zermi, K’1 Fry Mafia c’est l’crew

Sappi che fottiamo lo stato e Babilonia
Sache que on fuck l’Etat et Babylone

Rappresentiamo tutte le famiglie numerose cresciute da una donna senza un uomo
On représente toutes les familles nombreuses élevées par une femme sans homme

Rispondo alla chiamata, ho odio
J’réponds à l’appel, j’ai la haine

Mi hanno tagliato fuori, questa è la mia ragione d’essere
Ils m’ont coupés les vivres, c’est ma raison d’être

Questa guerra è la mia ragione di vita, niente nella mia pancia, è secca
Cette guerre c’est ma raison d’vivre, rien dans l’bide, c’est sec

E le preoccupazioni ci tormentano, qui tutto si può comprare
Et les soucis nous creusent tous la tête, ici tout s’achète

Stanco di debiti, IVA, tasse, tasse, è guerra
Marre des dettes, TVA, impôts, taxes c’est la guerre

Un vuoto da riempire e un’arma in mezzo ai miei calzini
Un vide à remplir et une arme au milieu d’mes chaussettes

Questa è la guerra, 3andek la policia yshoufek 40 gradi, dal basso verso l’alto
C’est la guerre, 3andek la policia yshoufek 40 degrés, cul sec

10.000 delinquenti, alto furto, Audi Q7
10.000 voyous, hauts vols, Audi Q7

A braccio di ferro con la Guardia Civil
Bras d’fer avec la guardia civile

Letto di polvere, assorbenti, pillole, pensa alla tua famiglia, nutrila
Lit d’poudre, plaquettes, cachets, penser à sa famille, la nourrir

Ci sono cause per le quali devi essere pronto a morire
Y’a des causes pour lesquelles faut être prêts à mourir

È guerra, sirena, Bouna e Zied
C’est la guerre, sirène, Bouna et Zied

Palestina, Jihad, Hijab, sei lettere: GUERRA
Palestine, Jihad, Hijab, six lettres : GUERRE

 

Fonte: LyricFind

Data di uscita: 2007; autore: Mafia K-1 Fry  Album: Jusqu’à la mort

Compositori: Abdelkrim Brahmi / Alix Mathurin / Antonin Bourbon / Frederic N’landu-N’ganga / Hakim Sid / Joann Duport / Landry Delica / Manuel Coudray / Saidou Zitoumbi / Samir Salah / Teddy Meport

Testo di Guerre © Sony/ATV Music Publishing LLC

 

[1] « Si l’information spectaculaire nous rend insensibles au monde, il a suffi qu’une adolescente ait le courage de filmer avec son smartphone l’assassinat de George Floyd, le 25 mai 2020 à Minneapolis, pour rendre sensible une réalité généralement hors champ. Que les Afro-américains soient victimes de la violence policière n’est certes pas un scoop, mais les images d’un homme en train de mourir étouffé par un flic impassible dégagent bien plus qu’une simple puissance d’information. La déshumanisation de la victime et l’inhumanité de son assassin apparaissent avec une force telle dans ces images brutes que celles-ci suffisent à instaurer un plan de narration authentique : elles fonctionnent comme un signal du refoulé. (…) Et l’obscénité qu’il y a à montrer la mort d’un être humain se trouve alors renversée : c’est l’obscénité de la condition faite aux Afro-américains qui surgit à travers cette scène terrible. Et il est remarquable que l’émotion provoquée par ces images ait immédiatement pris une forme commune, dans la rue. » Alèssi Dell’Umbria, Antimatrix, La Tempête, thèse 305.

[2] Soit dit en passant, ce que passe sous silence la propagande zemmourienne, c’est que si les dealers sont majoritairement des racisés, les clients sont majoritairement des Blancs…

[3] « Aux époques de rassemblement on ne doit pas choisir arbitrairement son chemin. Des forces secrètes sont à l’œuvre qui mènent ensemble ceux qui possèdent entre eux des affinités. On doit s’abandonner à une telle attraction ; alors on ne commet pas de faute. » Yi Jing, Livre des Mutations.

 

traduzione a cura di Salvatore Palidda

 

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