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Denuncia collettiva contro la Tecnopolizia

Un’esperienza francese organizzata da La Quadrature Du Net. Un esempio da seguire per i militanti e i giuristi democratici di tutti i paesi.

(https://www.laquadrature.net – gruppo di difesa dei diritti e delle libertà anche digitali. Si batte affinché la legislazione francese ed europea rispetti i principi fondanti di Internet, in particolare la libera circolazione della conoscenza: https://en.wikipedia.org/wiki/La_Quadrature_du_Net )

Dall’articolo qui: https://blogs.mediapart.fr/la-quadrature-du-net/blog/240522/plainte-collective-contre-la-technopolice

La sorveglianza delle nostre città è diventata totale. Essa combina videosorveglianza e registrazione di massa, riconoscimento facciale e rilevamento automatizzato del comportamento. Per farla finita, unisciti alla nostra denuncia collettiva contro il Ministero dell’Interno.

Tre anni fa, La Quadrature du Net lanciava l’iniziativa Tecnopolizia per censire le nuove tecnologie poliziesche installate nelle città. Oggi, la sorveglianza delle strade è diventata totale, poiché queste tecnologie si sovrappongono e si rafforzano le une con le altre: videosorveglianza generalizzata, schedatura di massa, riconoscimento facciale e rilevamento automatico del comportamento

Per arrestare questa sorveglianza totale, lanciamo una denuncia collettiva contro il ministero degli interni che l’organizza illegalmente.

Unitevi alla nostra denuncia su denuncia.tecnopolizia.fr. Troverete il dettaglio il nostro argomentario e la procedura.

Riassumendo, si tratta di una procedura simile a quella che abbiamo presentato 4 anni fa al CNIL (l’Autority della Privacy in Francia) contro le GAFAM (le 5 maggiori multinazionali dell’IT occidentali, cioè Google, Apple, Facebook, Microsoft).

Queste  denunce collettive hanno raccolto 12.000 persone e hanno ottenuto qualche bella vittoria, per esempio l’ammenda record di 746 milioni di euro contro Amazon (le altre denunce sono ancora in corso).

Oggi attacchiamo lo Stato francese per chiedere di chiudere quattro dispositivi di sorveglianza:

  • Le videocamere di sorveglianza installate da più di 20 anni in tutte le città francesi, di cui si conosce bene l’inutilità e la loro illegalità;
  • i software che si aggiungono a queste videocamere, con lo scopo di rilevare dei comportamenti «indesiderabili» (quali la mendicità, la presunta attività predatoria, l’assembramento, le scritte sui muri …) per asettizzare le città e escluderne le persone più vulnerabili o i militanti politici;
  • le schedature delle polizie che registrano le nostre immagini, che si tratti di TAJ («trattamento degli antecedenti giudiziari»), che contiene 8 milioni di foto di persone conosciute dalle polizie )in Francia), o dei TES («titoli elettronici sicurizzati»), che contengono la foto di tutte le persone che chiedono un passaporto o una carta d’identità;
  • l’utilizzazione del riconoscimento facciale da parte delle polizie (oltre 1600 volte al giorno nel 2021) e dai servizi di informazione (DIGOS e servizi segreti), che sta abrogando l’anonimato nello spazio pubblico.

L’obiettivo della nostra azione non è solo legale: si tratta anche di imporre un equilibrio politico di potere in un contesto in cui queste tecnologie si impongono nella più totale opacità. Uniamoci massicciamente per riconquistare il nostro posto nel dibattito pubblico e far sapere che la tecnopolizia è illegale e tale deve rimanere.

Unitevi alla nostra denuncia collettiva qui denucnia.tecnopolizia.fr.

vedi anche :

In cosa la videosorveglianza algoritmica è illegale?

 

Il rilancio del business della videosorveglianza automatizzata

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