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Cofferati e Domenici: "Vogliamo armarci" Nascono le prime giunte militari…

Non si ferma la deriva di destra di alcuni rappresentanti del Piddì. I sindaci di Bologna e Firenze chiedono i “poteri di polizia” per poter controllare,cacciare dalle loro città «le persone indesiderate». Ferrero: «Il controllo dell’ordine pubblico è una prerogativa dello Stato nazionale»
Tutto il potere ai sindaci. Timoroso di venir superato dal collega Domenici e dal di lui fedele vicesceriffo Cioni – gli ideatori della famigerata ordinanza antilavavetri – Sergio Cofferati ha rotto ogni indugio e spostato ancora più avanti la campagna per il decoro delle città del belPaese: «Ai sindaci – ha detto ieri – devono essere assegnate funzioni di polizia giudiziaria». «Una misura indispensabile – ha fatto eco lo stesso Domenici – per allontanare alcune presenze indesiderate». Tradotto: dateci subito nuovi poteri per cacciare senza troppe storie lavavetri, mendicati, zingari e poveracci d’ogni fatta.Stavolta, seppur nella sua solita furia securitaria, bisogna almeno dar atto al sindaco di Bologna di averci risparmiato nuove esegesi del pensiero di Lenin e Gramsci, branditi come clave da Giuliano Amato e da Domenici stesso per legittimare e giustificare – giustificare da sinistra – la nuova caccia agli ultimi. Un po’ come se Erode citasse Maria Montessori per spiegare la strage degli innocenti. No, Cofferati non scomoda nessuno degli avi della sinistra, si limita a citare Tex Willer – «ricordo che Tex è amico degli indiani…», e non dei romeni verrebbe da aggiungere – ma trova comunque il tempo di scagliarsi contro la sinistra «benoltrista e benaltrista». Quella che, sempre secondo l’ex leader della Cgil, non ha la forza ed il coraggio di affrontare i problemi più scottanti. Emergenza writer e lavavetri per primi.
E mentre il primo cittadino di Bologna vagheggiava la nuova figura del sindaco-sceriffo del nuovo millennio, quello di Firenze annuiva e visibilmente soddisfatto aggiungeva: «Non sono contrario a interventi di polizia giudiziaria. Bisogna indicare i casi in cui la polizia municipale può intervenire con poteri analoghi a quelli delle forze dell’ordine». Insomma, Firenze chiama e Bologna risponde. Del resto i due sindaci erano impegnati in un Forum organizzato in fretta e furia, l’emergenza incalza, sul tema del momento: sicurezza e degrado urbano. Un’occasione da non perdere per marcare ancor di più la distanza dagli atteggiamenti lassisti, o benaltrisi come direbbe Cofferati, di «certa sinistra».Quella sinistra che ieri, per voce del ministro della solidarietà Paolo Ferrero, ha immediatamente rispedito ai mittenti la proposta dei sindaci-poliziotti: «Sono assolutamente contrario alla proposta avanzata oggi dal sindaco di Bologna Cofferati. Il controllo dell’ordine pubblico – ha spiegato il ministro – è una prerogativa dello Stato nazionale e credo sia bene che rimanga tale. Se dipendesse da chi viene eletto per amministrare una città si potrebbe rischiare che venga utilizzato a fini propagandistici o elettorali».Ed ancora: «La gestione dell’ordine pubblico da parte degli sceriffi – ha chiuso duro Ferrero – ha avuto un ruolo determinante nel mantenimento del razzismo nel sud degli Stati Uniti».Altrettanto netto il giudizio che arriva da Giovanni Russo Spena, capogruppo al Senato di Rifondazione: «C’è un tentativo di inseguire la destra sul suo terreno che sarà pure dettato, come assicura il ministro Amato, dall’intenzione di evitare una deriva a destra, ma purtroppo sortisce invece proprio quell’effetto. La proposta Cofferati – conclude Russo Spena – somiglia pericolosamente alle formule leghiste».Ed è proprio la Lega ad uscire rafforzata, e legittimità nei suoi atteggiamenti più intolleranti, da questa storia. Una Lega, a dirla tutta, che se la ride nel vedersi superata a destra dai futuri piddini e apprendisti sarkozisti: «Cofferati, Penati, Domenici – ha commentato sarcastico il padano Maroni – sono tutti sceriffini, cioè discepoli di Gentilini. Noi abbiamo la primogenitura – ha aggiunto il deputato leghista – con la differenza che quando lo dicevamo noi eravamo scomunicati e accusati di essere razzisti».Nel frattempo, dopo il vespaio sollevato da Giuliano Amato che ha liquidato come «sociologia d’accatto» ogni atteggiamento diverso dal tanto invocato pugno duro, è arrivato D’Alema a cercare di mettere una pezza: «Il ministro Amato è un grande giurista, un garantista, non è un forcaiolo nè un reazionario». (Bruto è uomo d’onore, diceva Marco Antonio). Sarà per questo che da Marco Minniti, delfino storico del ministro degli Esteri, arriva un tiepido dietrofront: «Non solo la sicurezza non è nè di destra nè di sinistra, ma non lasciamo questo tema alla destra perchè il centrosinistra ha più mezzi per affrontarlo perchè sicurezza significa politica sociale e politica dell’integrazione». Ma la proposta Cofferati, almeno stavolta, non convince nè il sindaco di Torino Sergio Chiamparino – «Bisogna evitare di trasformare i Sindaci in Prefetti o in Questori» – nè gli uomini immagine di Veltroni che per bocca di Pino Battaglia fanno sapere che l’ipotesi sindaci-sceriffi va contro la Costituzione e le leggi che assegnano a Governo e Magistratura la competenza esclusiva dell’ ordine pubblica e dell’attività giudiziaria». Infine Rosi Bindi, una delle poche voci critiche del piddì: «La sicurezza è un valore che va assolutamente perseguito con misure di ordine pubblico – ha detto il ministro a Mestre – ma anche con misure di solidarietà e integrazione sociale perchè sempre con persone abbiamo a che fare, che siano lavavetri, prostitute o clandestini. È necessario far applicare la legge e pretendere il rispetto dei doveri – ha aggiunto – ma al tempo stesso dobbiamo interessarci del loro destini. Ci liberiamo dai lavavetri se liberiamo i lavavetri dal fare i lavavetri».

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