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Carceri psichiatrici choc: «Indecenti, vanno chiusi»

A volte ci sono foto che raccolgono con uno scatto il senso di mille storie. Tra quelle scattate dalla Commissione di indagine parlamentare sulla sanità, negli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani, durante le visite ispettive c’è n’è una che ritrae un uomo obeso, nudo, in una cella-letamaio (la vedete pubblicata qui sopra). È un internato dell’Opg di Napoli. La sua storia e le sue condizioni sono simili a quelle degli altri sofferenti psichici (circa 1.500) internati nei manicomi giudiziari. Una vicenda per certi versi già nota – il manifesto la segue da anni – ma la cui denuncia trova oggi conferma e autorevolezza. Nei cinque Opg i senatori che si sono recati in visita hanno rilevato «una sorta di inferno organizzato – ha detto il presidente della Commissione Ignazio Marino – dove senza problemi viene affermato anche dagli operatori che vi lavorano che i malati stanno vivendo una sorta di ergastolo bianco». In queste strutture (Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Napoli, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia) hanno trovato internati abbandonati da 25 anni, condizioni fatiscenti, stanze che puzzano di urina, persone legate nude al letto di contenzione. A “salvarsi” è solo la struttura di Castiglione delle Stiviere, la sola completamente in carico ai servizi sanitari.
Per tre strutture (Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo) il quadro appare,se possibile, ancora più drammatico. Condizioni invivibili, sporcizia, degrado e assenza di assistenza sanitaria. Ad accompagnare i parlamentari, i carabinieri dei Nas che hanno redatto una dettagliata relazione sulle visite. E a leggere i loro rapporti sembra risentire le parole di Francesco Caruso. Su Barcellona, ad esempio, scrivono i Nas «durante il sopralluogo emergeva il sovraffollamento degli ambienti, l’assenza di cure specifiche, l’inesistenza di qualsiasi attività educativa o ricreativa e la sensazione di completo e disumano abbandono del quale gli stessi degenti si lamentavano. I degenti, nella assoluta indifferenza, oltre ad indossare abiti vecchi e sudici, loro malgrado, si presentavano sporchi e maleodoranti».
Ad Aversa «le celle/stanze, munite di 6 posti letto ed un servizio igienico, versavano tutte in pessime condizioni strutturali ed igienico-sanitarie, con pavimenti danneggiati in vari punti, soffitti e pareti con intonaco scrostato ed estese macchie di umidità» e ovunque «cumuli di sporcizia e residui alimentari, letti metallici con vernice scrostata e ruggine, sgradevoli esalazioni di urina, armadietti vetusti, effetti letterecci sporchi, strappati ed evidentemente insufficienti, finestre, anche in corrispondenza di letti, divelte o con vetri rotti: il tutto in condizioni tali da rendere disumana la permanenza di qualsiasi individuo».
E se nell’Opg di Napoli le condizioni strutturali sembrano migliori, non altrettanto vale per le condizioni degli internati. Viene riscontrato il caso di Leonardo Marco, che a fronte di una misura di 2 anni è internato da ben 25 anni (la misura di sicurezza detentiva può essere prorogata senza limiti, ecco perché è detta ergastolo bianco), di un altro internato che da circa 3 anni ha ottenuto il parere favorevole, ma è ancora in attesa di trasferimento in una comunità. E poi ci sono i casi di E.V. con un occhio nero (e messo nel letto di contenzione il 16 luglio) e di uno con ustioni alle mani, senza che nulla risulti nella loro cartella clinica. Un altro internato presenta una evidente cancrena agli arti inferiori. E questo è solo un piccolo estratto di quella che davvero appare come una galleria della disumanità.
A fronte di questa orribile situazione sembra opinione condivisa da tutte le componenti della Commissione che questi luoghi vadano chiusi. Secondo Ignazio Marino «il 40% degli internati è dimissibile, anche se continua a rimanere rinchiuso. Come commissione abbiamo chiesto la lista dei soggetti dimissibili in modo che entro agosto vengano fatti uscire e presi in carico dalle Asl. Alcune strutture sono indecenti e indecorose e vanno chiuse. La Commissione – annuncia Marino – lavorerà per incidere immediatamente e concretamente sulla situazione all’interno degli Opg, con indicazioni utili per l’eventuale modifica delle leggi vigenti». Una sfida ambiziosa che vuole accelerare i tempi previsti dalla riforma della sanità penitenziaria e garantire la dimissione degli internati per i quali, pur in assenza di pericolosità sociale, vi sono state proroghe delle misura di sicurezza per l’assenza di alternative.
Non è un obiettivo semplice da raggiungere, come sottolineano sia gli scettici per mestiere che i prudenti per giudizio, ma, alla luce di ciò che sono questi luoghi, terre di mezzo tra il manicomio e il carcere, solo la loro chiusura può porre rimedio alla disperata inumanità che li attraversa.

fonte: il manifesto

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