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Carcere di Bancali (Sassari): Domenico Porcelli in sciopero della fame dal 28 febbraio. 70 indagati per il presidio di solidarietà per Cospito

Domenico Porcelli, detenuto al 41bis nel carcere di Bancali, è in sciopero della fame da oltre due mesi. Pugliese di 49 anni, ha scelto di seguire la strada di Alfredo Cospito, l’anarchico che rifiutò di mangiare proprio nell’istituto sassarese di massima sicurezza. L’uomo è stato condannato dal Tribunale di Matera a 26 anni e mezzo di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Quest’anno, però, con un decreto del Ministero della Giustizia, la misura del carcere duro gli è stata prorogata e ora Porcelli vuole protestare per una decisione che lui definisce “ingiusta”. Ora vorrebbe parlare col ministro Carlo Nordio, firmatario della disposizione.

Domenico ha iniziato lo sciopero della fame contro il 41bis il 28 febbraio e ha già perso 13 kg. La sua salute è in una situazione molto critica e sta peggiorando velocemente. Le sue legali, Maria Teresa Pintus e Livia Lauria, hanno già presentato reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma per chiedere l’annullamento del decreto di 41 bis perché non ci sarebbero, secondo quanto riportato nel documento, i presupposti che legittimino la scelta del Ministero della Giustizia. Nel frattempo Nordio ignora la sua protesta, il garante dei detenuti ha inviato una semplice pec e nessun parlamentare ha avuto interesse a interloquire con lui.

“Facciamo in modo che la sua protesta e le sue condizioni non passino sotto silenzio” chiedono amici e solidali di Domenico. Radio Onda d’Urto ha sentito un compagno di Cagliari  Ascolta o scarica

70 solidali sono stati indagati dalla Procura di Sassari a seguito di un sit-in svolto nei mesi scorsi davanti al carcere di Bancali, in solidarietà con lo sciopero della fame di Alfredo Cospito. Le accuse sono per manifestazione non autorizzata. Inoltre nelle settimane scorse è uscito un articolo di giornale, firmato dalla giornalista Nadia Cossu, con elencati i nomi e i cognomi di tutti e 70 gli indagati
La Segreteria Regionale di Rifondazione Comunista  esprime solidarietà alle persone indagate.
Non solo perché pensiamo che quella mobilitazione avanzasse una richiesta giusta, ma, a monte, perché consideriamo inaccettabile la repressione di chi manifesta liberamente la propria opinione politica”, scrive nella nota Rifondazione.“In Sardegna (in modo particolare) è in atto, da anni, una pericolosa operazione di criminalizzazione del dissenso di cui questa vicenda è solo l’ultimo esempio. Solo considerando gli anni più recenti, possiamo ricordare le accuse di blocco stradale per chi ha manifestato a sostegno dei pastori sardi e quelle di (addirittura!) terrorismo rivolte a compagni e compagne del movimento contro le basi militari” … “Queste operazioni rendono ancora più attuale la lotta per l’attuazione dei principi fondamentali della Democrazia e dello Stato di Diritto: vogliamo vivere in città e comunità dove si possa liberamente manifestare il proprio pensiero senza temere di finire sotto processo”, conclude la nota
La corrispondenza di Radio Onda Rossa con un compagno di Cagliari Ascolta o Scarica
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