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Auto-censimento anti-razzista

«Ho visto cose che voi umani non potete immaginare». Chi non ricorda questa frase? A dirla è l’androide morente in una delle ultime scene di «Blade runner». A ripeterla, ora, potrebbero essere le innumerevoli associazioni, cooperative, coordinamenti di migranti, o di amici dei migranti, che scavano ogni giorno piccole trincee negli angoli più disparati del nostro paese. Forse non dovranno in futuro raccontare di «navi di combattimento in fiamme davanti ai bastione di Orione», come l’androide del libro di Philip Dick, ma di più modeste roulottes di rom in fiamme davanti ai bastioni di Ponticelli, o di micro-aggressioni, di disprezzo diffuso, di esclusione e rancore, insomma di tutto quel che il razzismo istituzionale – intessuto di leggi vessatorie e ordinanze comunali idiote – ha riversato sulla testa di tutti noi. E le teste, molto spesso, non sono abbastanza impermeabili. Ho l’impressione che chi guarda alla situazione con gli occhiali dei media, o anche solo della politica e dell’associazionismo «nazionali», fa una gran fatica a percepire quanto grave sia la situazione. Nel nostro mensile del nordest [anzi dell’«estnord», come lo chiamiamo con imprudente ottimismo], da domani in edicola, in regalo, con Carta, si dice per esempio che in Veneto un disoccupato ogni quattro è straniero, ossia è un migrante di quelli che fino allo scorso anno gli imprenditori della regione reclamavano a gran voce. Ora c’è la recessione, come tutti sanno, ma per un immigrato perdere il lavoro significa perdere tutto, visto che la legge Bossi-Fini vincola strettamente la concessione del permesso di soggiorno ad un contratto di lavoro. Niente contratto, niente permesso. «Al punto che – racconta ai nostri compagni del nordest Davide Dal Pra, che si occupa di immigrati per la Cgil di Vicenza – spesso, per conservare lo status garantito dal permesso di soggiorno, devono assumersi fra amici, come domestici». La sola scappatoia sarebbe chiedere il «permesso per attesa occupazione» [così si chiama], che però dura sei mesi solamente. Altrimenti, si diventa «clandestini», con tutto quel che ne consegue. A cominciare dall’ostilità degli italiani che, anch’essi in numero sempre maggiore, stanno perdendo il posto [il mensile dell’estnord è appunto dedicato all’analisi di un distretto industriale, quello del «mobile in stile» nel padovano, precipitato in una crisi mai vista]. «Le tensioni – dice al nostro mensile nordestino Devi Sacchetto, studioso del mercato del lavoro e della delocalizzazione di imprese – sono già piuttosto diffuse nei confronti sia dei migranti sia di quanti non emigrando hanno la ‘colpa’ di lavorare a più bassi salari in aziende magari delocalizzate in Polonia o in Romania. Questo – aggiunge Sacchetto – è alimentato dalle campagne razziste sostenute anche da chi pensa a forme di differenziazione democratica tra presunti locali e stranieri». Un sintomo molto preoccupante è quel che ha proposto perfino un funzionario locale della Cgil, il segretario di Treviso Paolo Barbieri: una «moratoria» all’ingresso di stranieri, quote zero. «Solo un ipocrita – commenta Sacchetto – fa finta che le quote servano a chiamare gli immigrati di cui il sistema produttivo necessita. Chi passa attraverso le quote è già in Italia… Far pagare la crisi innanzitutto agli ultimi arrivati è un’idea più diffusa di quanto possiamo pensare». Insomma, la «mostrificazione» del «pugile» e del «biondino», i romeni accusati di due stupri e poi riconosciuti innocenti, ma che hanno rimbalzato per settimane da un giornale a un «Porta a porta», e che prossimamente potremmo vedere al «Grande fratello», non so quanto consapevolmente è servita a indicare negli stranieri, per quanto bianchi e comunitari siano, la presenza sgradevole, nociva e pericolosa su cui scaricare le scosse sismiche profonde che la crisi economica sta provocando nella società italiana. Però appunto dall’altra parte ci sono miriadi di anticorpi, in giro per il paese. Che perfino noi di Carta, che pure dell’esplorazione sociale facciamo la nostra ragione sociale, fatichiamo a elencare. Perciò stiamo proponendo un «auto-censimento», che finirà nelle pagine di un «Almanacco Clandestino» di Carta che uscirà il venerdì prima di Pasqua e vi resterà per due settimane: lì vorremmo pubblicare le «pagine gialle» dell’antirazzismo e delle organizzazioni dei migranti.
Chi vuole «auto-censirsi» scriva a carta@carta.org. Sul sito, http://www.carta.org/, tutti i dettagli.
Partecipate all’autocensimento http://www.carta.org/campagne/migranti/16965
Chi volesse inviare indirizzi può scrivere a carta@carta.org entro il 30 marzo.
Le informazioni che stiamo raccogliendo, in sintesi, sono:
nome del soggetto sociale
indirizzo civico e città
riferimento telefonico e web [sito e email]
principale settore di intervento [sintetizzabile in pochissime singole parole, ad esempio, “assistenza legale”, “scuola di italiano”…]
eventuali segnalazioni [brevissime] particolari.
Pierluigi Sullo http://www.carta.org/

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