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Ancora bombardamenti sull’India tribale

Mentre le agenzie turistiche continuano imperterrite a proporre viaggi organizzati ed escursioni (magari sotto scorta armata) nel “pittoresco mosaico etnico” dell’India profonda, giunge la notizia di altri bombardamenti governativi sui villaggi delle popolazioni originarie.

di Gianni Sartori

Sarà perché recentemente sono stato informato sul viaggio con scorta armata nelle aree tribali dell’India (alla ricerca del “pittoresco” presumo) di un personaggio vicentino con cui ho avuto modo di litigare assai. Sia per questioni politiche nel secolo scorso (militando in “opposte fazioni”, ma proprio opposte, incompatibili),sia più recentemente su questioni ambientali. Sarà perché ormai considero il turismo una forma di neocolonialismo e sfruttamento. Sarà anche per altre ragioni, ma leggere le offerte di agenzie e altro (compresa qualche rivista specializzata che in passato mostrava maggior rispetto per i popoli indigeni) dove si svende “l’incredibile mosaico tribale” che popola le colline dell’Orissa e del Bastar (Bonda, Gadabha, Desia Kondh, Kuttiya Kondh, Dongariya Kondh, Paroja, Maria, Muria, Dhuruwa…nda) mi ha proprio infastidito. Della resistenza delle popolazioni dell’Orissa, sottoposte a repressione e deportazione per consentire alle multinazionali di devastare le colline ricche di minerali, mi ero già occupato in varie occasioni (https://www.rivistaetnie.com/india-inferno-per-le-minoranze-etniche-e-religiose-126871/).

Del Bastar (attualmente un distretto dello Stato del Chhattisgarh) più recentemente per per i sistematici bombardamenti operati dall’esercito indiano sui villaggi tribali.

Come aveva denunciato a Strasburgo un’eurodeputata portoghese, Maria Matias. Una ulteriore conferma è venuta dai sopralluoghi effettuati dagli inviati del giornale Scroll.

Per il governo indiano la zona sarebbe “infestata dai naxaliti”. Ossia i guerriglieri maoisti che sostengono le popolazioni tribali (adivasi) nella loro battaglia quotidiana contro le devastanti attività estrattive. E contro cui da diversi anni è stata lanciata l’operazione militare denominata Samadahn-Prahar.

I bombardamenti aerei (e i mitragliamenti con elicotteri) sui villaggi (i più recenti in aprile, senza contare quelli degli anni precedenti) hanno chiaramente lo scopo di intimidire la popolazione e i gruppi ambientalisti ostili all’ulteriore realizzazione di miniere nel distretto.

Sfortunatamente per i nativi, le terre tribali sono ricche di risorse naturali e minerarie e scatenano gli appetiti di varie compagnie (in particolare del gruppo Adani).

La guerra a bassa intensità che si svolge nei territori contesi finora è costata la vita di migliaia di persone. Stando ai dati forniti un paio di anni fa dalla Commissione militare del Pci-m (Partito comunista indiano-maoista), sarebbero morti a causa del conflitto circa tremila poliziotti, oltre duecento esponenti politici, un migliaio di “informatori e collaborazionisti” (veri o presunti naturalmente) e quasi cinquemila guerriglieri del PLGA (People’s Liberation Guerrilla Army).

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