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Allarme Terrorismo: Quel vizio del "il Giornale" di imbastire false notizie

Scoperto l’autore del volantino firmato Brigate rosse, giunto alla redazione genovese del Giornale , negli stessi giorni in cui un enorme clamore mediatico aveva accompagnato la notizia dell’arrivo nelle sedi di altri giornali e tv (Bologna, Milano e altri centri del nord), di un volantino di 4 pagine siglato Nat, Nuclei di azione territoriale. Si tratta di Francesco Guzzardi, un nome che da solo dice poco. Molto più interessante è invece la sua professione. Non è un operaio, non è un precario, non è uno studente. Non frequenta i centri sociali, al contrario lavora proprio nella redazione del quotidiano fatto oggetto di minacce. Si tratta, infatti, di un giornalista del Giornale . Denunciato dalla digos per procurato allarme, Guzzardi ha spiegato agli agenti di aver scritto quel testo minatorio per far uscire allo scoperto una storia di minacce gravi rivolte nei suoi confronti, da parte di non meglio precisati «malavitosi e nomadi della periferia genovese», a causa di una serie di inchieste giornalistiche sulla Valbisagno. Il testo, un grossolano falso scritto a mano e con una stella a cinque punte, un logo talmente inflazionato che ormai non si nega più a nessuno, era stato messo da Guzzardi davanti alla porta della redazione. All’interno il giornalista proferiva contro se stesso frasi del tipo: «Non abbiamo ancora deciso se spaccare il culo al vostro servo Guzzardi». Senza percepire il benché minimo senso del ridicolo, il capo della redazione genovese del Giornale , Lussana, nel dichiarare il proprio stupore per quanto emerso dall’indagine, ha tuttavia voluto ringraziare, «lettori ed istituzioni per la solidarietà e la vicinanza espresse in questi giorni al Giornale». La vicenda suscita ovvia ilarità. Ma il semplice sghignazzo non basta. Oltre ad osservare che il narcisismo vittimistico è ormai una delle posture più ambite nello spazio pubblico, al punto da rasentare vertigini autopersecutorie, forse vale la pena trarre qualche considerazione in più. Dopo l’arrivo del volantino dei Nat, vi è stata una rincorsa generale ad accreditare l’allarme terrorismo. Una fretta fin troppo sospetta, quasi una voglia malcelata. Intervistato, il magistrato Ferdinando Pomarici parlava di «imitatori delle Br». Gli faceva eco l’ex pm Libero Mancuso, «Non è un delirio, ma un’analisi lucida». Quando il fenomeno armato esisteva e aveva radici, il suo linguaggio veniva definito «delirante», ora che è fantasmatico diventa «lucido».
Il Giornale si è subito lanciato in una campagna parlando di «Milano incubatrice del nuovo terrorismo». Tensioni, sgomberi e arresti e «Nei cortei rischio infiltrazioni Br». Il quotidiano di Feltri si riferiva all’arresto di alcuni militanti di un centro sociale, tra cui il figlio di Mario Ferrandi, detto «coniglio», un importante collaboratore di giustizia passato per Prima linea e altri gruppi armati milanesi degli anni 70. Di «clima avvelenato» e «soffio degli anni violenti», ha scritto anche «l’agente Betulla», al secolo Renato Farina, vice direttore del Giornale, quando si scoprì la sua collaborazione con il Sismi, ed oggi firma di Libero . La sua proposta? «Lavoro repressivo, condito con analisi sulle fucine di questi pensieri». Farina si riferiva a Guzzardi?

Paolo Persichetti

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