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Alfredo Cospito può evitare l’ergastolo. La Corte Costituzionale apre ad uno sconto di pena

La Corte costituzionale apre la via per uno sconto di pena per Alfredo Cospito, facendo cadere la norma che avrebbe vincolato la Corte d’assise d’appello di Torino a condannarlo necessariamente all’ergastolo per l’attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano. Incostituzionale il no automatico alle attenuanti anche se recidivo. L’anarchico rischia comunque 20 anni di carcere per Fossano. Antigone: «Un altro pezzo della Cirielli demolito. Adesso Nordio ci ripensi sul 41bis»

Alla Consulta hanno vinto Alfredo Cospito e il suo avvocato Flavio Rossi Albertini. La Corte costituzionale apre dunque la via per uno sconto di pena all’anarchico, facendo cadere la norma che avrebbe vincolato la Corte d’assise d’appello di Torino a condannarlo necessariamente all’ergastolo per l’attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano del 2006.

La pena “rigida” dell’ergastolo chiesta dalla Cassazione ai giudici di Torino dovrà invece tenere conto delle circostanze attenuanti. Perché, scrive la stessa Corte nel rendere nota la sua decisione appena assunta, “il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti” previsto dall’articolo 69 del codice penale che disciplina la gradazione delle pene.

Piena soddisfazione dunque per il legale Rossi Albertini che di fronte alla Corte d’Assise d’Appello di Torino aveva proposto la questione di costituzionalità della pena rigida dell’ergastolo, non sottoposta ad alcuna attenuante. Tesi ribadita ancora stamattina in udienza davanti al giudici costituzionali.

La Corte, come scrive nel suo comunicato dopo la camera di consiglio, ha preso una decisione “in continuità con i suoi numerosi e conformi precedentie quindi ha bocciato come “costituzionalmente illegittimo” l’articolo del codice “nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”.

Il destino di Cospito era finito nelle mani della Consulta, investita proprio dalla Corte d’assise d’appello di Torino. Per i due ordigni ad alto potenziale alla Scuola allievi carabinieri piazzati dentro cassonetti per i rifiuti, il 2 giugno del 2006, l’anarchico sta già scontando una condanna a 20 anni di reclusione. Ma la Cassazione ha riqualificato il reato come strage politica, punita con l’ergastolo, mettendo i giudici piemontesi nella condizione di dover rideterminare la pena. Questi ultimi però erano ricorsi alla Corte costituzionale.

A Fossano non ci furono né morti né feriti, ma solo danni. Per questo, secondo la Corte d’appello di Torino, si sarebbe potuta riconoscere l’attenuante dei fatti di lieve entità, riducendo la pena di un terzo. Nel caso di Cospito, condannato con la sua compagna Anna Beniamino per quell’attentato, c’era però un ostacolo importante: è stato dichiarato recidivo reiterato e l’articolo 69 del codice penale impedisce che in un caso come il suo si possa applicare lo sconto di pena. Di qui la richiesta alla Consulta di pronunciarsi proprio su quella norma, che secondo i magistrati sarebbe contraria al principio di proporzionalità della pena e alla sua finalità rieducativa.

In precedenti sentenze di questa Corte la pena fissa è stata dichiarata indiziata di incostituzionalità perché non consente di parametrare la sanzione all’offesa concretamente commessa“, avevac ricordato nell’udienza pubblica della Consulta l’avvocato di Cospito, Rossi Albertini, che ha messo in evidenza la “singolarità” della vicenda che riguarda il suo assistito, che si vedrebbe “transitare la sanzione da 15 anni di reclusione alla pena fissa dell’ergastolo” se i giudici costituzionali rispondessero con un rigetto.

Secondo l’associazione Antigone, la decisione della Consulta «stabilisce definitivamente che la pena deve corrispondere alla gravità del reato. Non è possibile trattare allo stesso modo casi in cui ci sono morti e casi in cui, invece, non ci sono stati neanche feriti», ha dichiarato il presidente Patrizio Gonnella. Che aggiunge: «Passo passo la legge ex Cirielli, che era obbrobrio giuridico in evidente conflitto con l’art. 27, è stata demolita. Ci auguriamo che la rideterminazione della pena, a questo punto conseguente, porti anche il ministro della Giustizia Nordio ad una rivalutazione relativa al regime 41-bis in cui Cospito è attualmente detenuto».

Giulio Petrilli, portavoce del comitato per il diritto al risarcimento a tutti gli assolti dopo anni di carcere in una nota stampa afferma che “La Corte Costituzionale ha sancito che verso Alfredo Cospito non si può comminare l’ergastolo. Era stato condannato alla pena massima per un reato dove non c’era stato nessun ferito, nessuno spargimento di sangue, di un attentato di notte che non avrebbe e non ha provocato nessun ferito. Finalmente un po’ di giustizia e di luce. Era stato destinato al 41 bis, in uno delle carceri più duri quello di Bancali di Sassari. La sua ostinazione e la bravura del suo legale hanno riportato la sua vicenda giudiziaria in un terreno normale. Sarà condannato ma con un criterio equo, non con l’ergastolo. Ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e ha ottenuto un risultato giusto. Speriamo che l’Italia si adegui al diritto internazionale per tante vicende, non solo questa. Se non avesse fatto sei mesi di sciopero della fame tutto rimaneva come prima. Ma le battaglie più difficili hanno bisogno di grande ostinazione, non bisogna arrendersi.”

Per arrivare all’udienza Cospito, in sciopero della fame contro il 41 bis dal 20 ottobre, ha deciso di mettere in atto iniziative cautelative per evitare la morte, assumendo ad esempio integratori, pur senza dichiarare lo sciopero della fame. Non si alimenta con pasta, pesce e carne, da 180 giorni. “Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile – aveva detto l’avvocato Rossi Albertini – Ma ha perso la capacità di deambulare, non muove più un piede e ha perso 50 chili di peso”. Sembra, in questo caso, essersi aperta una strada per le sorti giudiziarie di Alfredo. Ora può finalmente riprendere a mangiare a pieno regime, dopo i tanti no ricevuti da più Corti e anche dal ministro Nordio. La decisione della Consulta non inciderà però sul regime penitenziario 41 bis cui Cospito è sottoposto, perché il cosiddetto «carcere duro» può essere applicato anche a reclusi con pene più brevi di quella che rischiano i due detenuti appartenenti alla Federazione anarchica informale.

Il commento a Radio Onda d’Urto dell’avvocato Flavio Rossi Albertini. Ascolta o scarica

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